É finalmente arrivato il giorno di quello che forse è il film più atteso, il Pasolini diretto da Abel Ferrara con un eccezionale (e molto somigliante all’originale) Willem Dafoe. Nel cast ci sono grandi nomi del nostro cinema: oltre ad Adriana Asti (che interpreta la mamma di Pasolini e che ci aveva già anticipato qualcosa nella nostra intervista), anche Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli, Salvatore Ruocco, Maria de Medeiros. Co prodotto tra Francia, Belgio e Italia, il film è stato scritto da Ferrara con Maurizio Braucci ed è stato montato da Fabio Nunziata. Arriverà nelle sale dal 18 settembre.
La pellicola si concentra sull’ultima tragica giornata di Pier Paolo Pasolini che fu ucciso a 53 anni nella notte fra l’1 e il 2 novembre 1975. Al centro ci sono i fatti, tra realtà e rilettura, che indagano la fine di quell’uomo che simboleggiava un’arte che combatte contro il potere. Ciò che scriveva PPP scandalizzava, e i suoi film erano perseguitati dai censori; in molti lo amavano e in molti lo odiavano. Il giorno della sua morte, Pasolini ha passato le sue ultime ore con l’adorata madre e più tardi con i suoi amici più cari, fino a quando non esce nella notte in cerca di avventure con la sua Alfa Romeo. All’alba viene trovato morto su una spiaggia di Ostia, nella periferia della città.
Il regista ha voluto raccontare Pasolini ”anche nello spazio intellettuale che ha occupato nella societa’ italiana nei film che avrebbe fatto in futuro” (intervistato a Stracult da Marco Giusti). E infatti Ferrara ha anche girato diverse scene tratte da sue opere incompiute, come Petrolio e la sceneggiatura di Porno-Teo Kolossal, la fiaba scritta per Toto’, che poi avrebbe dovuto recitare per lui Eduardo De Filippo (interpretato da Ninetto Davoli). Abel Ferrara ha conosciuto i lavori di Pasolini quando era giovane, attraverso i suoi film al cinema: ”per noi ragazzini italoamericani gli eroi erano Belmondo, Delon, ma anche Ninetto Davoli e Franco Citti, i suoi attori, allora non c’erano ancora Pacino o De Niro in cui identificarci”.
Tutto cominciò con la visione de Il Decameron, che Ferrara considera “una grande dichiarazione di libertà ed un capolavoro, l’ho rivisto quattro mesi fa e tutte le volte mi colpisce alla stessa maniera“. Girare questo film su Pasolini (ne girò uno anche Marco Tullio Giordana), significa ricordare una grande mente della nostra storia ed uno degli artefici della settima arte italiana. Per Ferrara infatti ”il grande cinema italiano nato dopo la II Guerra Mondiale e’ finito con la morte di Pasolini. Quella e’ stata un’epoca straordinaria, con maestri come Fellini Rossellini, De Sica“.
“Cercando la morte dell’ultimo poeta
solo per trovare l’assassino dentro me
affilando gli strumenti dell’ignoranza sui
ricordi di atti mai dimenticati di
gentilezza in parole e fatti,
idee impossibili da comprendere.
In una scuola a Casarsa seduto ai piedi del mio maestro
desiderando e poi ascoltando la musica delle onde
che lavano i piedi del
Messia sulla spiaggia dell’Idroscalo,
coloro che fanno avverare la magia sono per sempre legati al corpo agile
di Giotto in costante ricerca della creazione del gol vincente
per sempre in fuorigioco al seguito del fedele di cui io sono uno”Abel Ferrara