Presentato con successo in anteprima alla 63° edizione del Taormina FilmFest, oggi esce al cinema Macbeth Neo Film Opera, l’interessante film scritto e diretto da Daniele Campea e distribuito da Distribuzione Indipendente. Si tratta di una nuova visione del capolavoro di William Shakespeare, in perfetta simbiosi tra cinema, teatro e opera. Protagonisti sono Susanna Costaglione (nel ruolo di Macbeth), Franco Mannella (Macduff), Irida Gjergji Mero (Lady Macbeth) e Claudio Di Scanno (Banquo).
In Macbeth Neo Film Opera scenari post industriali dal gusto steampunk incorniciati da un bianco e nero “espressionista” delineano chiaroscuri, ombre e ambientazioni allucinate. Susanna Costiglione diventa la prima donna ad interpretare Macbeth, plasmando un personaggio androgino che, una volta ascoltata la profezia delle tre streghe che gli annunciano l’imminente conquista del trono di Scozia, precipita in una spirale senza ritorno di violenza, solitudine e follia.
La struttura portante del film si basa infatti sull’utilizzo del montaggio e dei suoni: la musica non si limita a fare da colonna sonora alle immagini, ma le immagini stesse creano una “colonna visiva” per le musiche, la recitazione si basa su precise scansioni ritmiche e ogni elemento sonoro si amalgama completamente con la sua controparte visiva. Uno dei maggiori riferimenti per questa nuova interpretazione è l’antica tragedia greca, nella quale parola, musica e danza raggiungono la massima simbiosi. Questa l’essenza del ‘neo film opera’.
Per capire meglio questa esperienza visiva e sonora, abbiamo intervistato il regista Daniele Campea, da sempre interessato (essendo anche compositore) a studiare il legame indissolubile tra immagine e suono. Un rapporto per lui inscindibile che, con potenza e originalità, diventa protagonista sul grande schermo.
Perché il Macbeth di Shakespeare è sempre attuale?
Macbeth è una parabola dell’ambizione che divora se stessa, una sete di potere inestinguibile e fonte costante di tormento, anche quando questo potere è a portata di mano. Il mondo contemporaneo ha radici profonde in questa malattia, che si parli di personaggi famosi o di gente comune, è il modo in cui soprattutto l’Occidente ha fondato la sua identità. Per questo Macbeth è attuale, perché dietro i costumi, i castelli di Scozia e la potenza demoniaca delle streghe si agita la figura dell’uomo di ogni tempo.
La scelta di renderlo in bianco e nero riflette anche la cupezza del tempo che stiamo vivendo?
La scelta del bianco e nero è dovuta alla volontà di antinaturalismo che pervade tutto il film, un omaggio al cinema espressionista che amo molto, e anche perché credo che in questo caso il bianco e nero si adatti meglio all’uso della musica e del montaggio, due ambiti nei quali ho sperimentato molto nel Macbeth.
Sempre più spesso, artisti musicali girano videoclip come veri e propri cortometraggi. So che studi da anni il rapporto musica/immagine, due forme espressive che si fondono e che regalano emozioni attraverso il montaggio. Che corde vuoi toccare nello spettatore attraverso questo linguaggio?
Il montaggio è il momento che preferisco in assoluto, perché è qui che secondo me la fantasia può scatenarsi davvero, dando al film un cuore pulsante e una potenza espressiva che nelle altre fasi di lavorazione è più difficile da ottenere. Essendo musicista da molti anni, ho trovato nel cinema e nel montaggio la chiave di volta per sfruttare il suono, il ritmo e i silenzi, che insieme alle immagini possono amplificare le emozioni al massimo grado. Mi piacerebbe riuscire a dare allo spettatore delle sensazioni non verbali, slegate dalla logica narrativa a tutti i costi, un’esperienza immersiva simile a quella della musica. Per me il cinema non è solo letteratura, ma un contenitore molto più vasto che racchiude discipline diverse.
Come detto prima, Macbeth Neo Film Opera fonde cinema, teatro e opera. Ritieni che questo tuo lavoro possa essere il risultato finale di ciò che ti appassiona (come detto prima, immagine e musica) o la tua ricerca proseguirà verso nuovi orizzonti?
Considero Macbeth Neo Film Opera un lavoro molto personale e soprattutto libero, che mi ha permesso di studiare alcuni meccanismi di messa in scena che finora non avevo sfruttato appieno. Non lo vedo come un risultato finale, ma come la base di un linguaggio ancora tutto da costruire nei prossimi film, a prescindere dal genere di riferimento. Infatti il nuovo film al quale sto lavorando è un giallo/thriller, tratto dal romanzo Esecuzione di Angela Capobianchi, e non a caso anche qui è la musica a farla da padrona. Cercherò di sviluppare il linguaggio di Macbeth in questo nuovo progetto.
Il tuo è un Macbeth inedito, per la prima volta sullo schermo interpretato da una donna. Com è nata questa scelta?
Ho incontrato Susanna Costaglione nel 2001, quando la vidi interpretare a teatro un testo di Antonin Artaud, Per Farla Finita Col Giudizio di Dio, e ho capito subito che era un’attrice dotata di un trasformismo straordinario, capace di trascendere il genere sessuale. Nel 2015 Susanna ha interpretato Macbeth in un adattamento teatrale di Claudio Di Scanno, e da lì è nata l’idea di scrivere una nuova versione del testo in chiave cinematografica e di costruire il film intorno a lei. Non è stata una scelta dovuta al suo essere donna, o a qualche questione di principio; Susanna era semplicemente l’interprete ideale, ha restituito un Macbeth originale e potente, non potevo chiedere di meglio.
Avete girato in grande parte in una fabbrica abbandonata nel comune di Popoli. Che emozione ti ha regalato questa location? Cosa pensi dell’Italia abbandonata?
La sensazione principale è stata il freddo! Abbiamo girato a gennaio, con temperature sotto lo zero, in questo enorme capannone con qualche bombola di gas a scaldarci appena. Ciononostante la partecipazione di tutto il cast è stata entusiasta, dagli attori principali alle comparse, è stata un’esperienza bellissima. Le architetture industriali hanno dato al film un’atmosfera particolare, a tratti sembrava davvero di trovarsi dentro un castello medievale di acciaio e lamiere, e anche i suoni avevano una pasta unica. Gianni Colangelo Mad si è occupato delle scenografie, usando anche materiali di risulta e dando all’intero set un sapore steam punk che mi ha catturato dal primo momento. Vivo in Abruzzo, una regione che pullula di location sperdute molto affascinanti, paesini abbandonati e ruderi di ogni tipo. Da un punto di vista scenografico si ha l’imbarazzo della scelta e credo che per il cinema, soprattutto indipendente, queste risorse siano dei piccoli tesori.
Il mio sito si chiama Cameralook. Nel tuo film ce ne sono diversi di sguardi in macchina. Perché questa scelta? Come vuoi coinvolgere lo spettatore?
Lo sguardo in macchina ha lo scopo di rendere lo spettatore uno specchio vivente della follia di Macbeth, per creare un legame viscerale tra il personaggio, l’attore che lo interpreta e coloro che lo guardano. Ho insistito molto sui primi piani per dare un senso di incombenza costante e immergere lo spettatore in una sorta di abisso dello sguardo e del suono.
Intervista di Giacomo Aricò