Stasera – in oltre 400 sale – arriva Magic in the Moonlight, il nuovo film scritto e diretto da Woody Allen che non perde un colpo nella sua costante produzione cinematografica (ci sta abituando ad un film all’anno praticamente da Io e Annie del 1977). Ambientato nella Riviera del sud della Francia negli anni ‘20, questo ultimo lavoro del Genio è una commedia romantica che narra di un grande prestigiatore, Colin Firth, che prova a smascherare una sedicente medium, Emma Stone. Completano il cast: Eileen Atkins, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon Mcburney e Jacki Weaver.
L’illusionista cinese Wei Ling Soo è il più celebrato mago della sua epoca, ma pochi sanno che il suo costume cela l’identità di Stanley Crawford (Colin Firth), uno scorbutico ed arrogante inglese con un’altissima opinione di se stesso ed un’avversione per i finti medium che dichiarano di essere in grado di realizzare magie. Convinto dal suo vecchio amico, Howard Burkan (Simon McBurney), Stanley si reca in missione nella residenza della famiglia Catledge, in Costa Azzurra: Grace la madre (Jacki Weaver), Brice il figlio (Hamish Linklater) e Caroline la figlia (Erica Leerhsen).
Si presenta come un uomo d’affari di nome Stanley Taplinger per smascherare la giovane ed affascinante chiaroveggente Sophie Baker (Emma Stone) che risiede lì insieme a sua madre (Marcia Gay Harden). Sophie arriva a villa Catledge su invito di Grace, la quale è convinta che Sophie la possa aiutare ad entrare in contatto con il suo ultimo marito e, una volta giunta lì, attira l’attenzione di Brice, che si innamora di lei perdutamente.
Già dal suo primo incontro con Sophie, Stanley la taccia di essere una mistificatrice facile da smascherare. Ma, con sua grande sorpresa e disagio, Sophie si esibisce in diversi esercizi di lettura della mente che sfuggono a qualunque comprensione razionale e che lasciano Stanley sbigottito. Dopo qualche tempo, Stanley confessa alla sua adorata zia Vanessa (Eileen Atkins) di aver iniziato a chiedersi se i poteri di Sophie siano reali davvero.
Se così fosse, Stanley si renderebbe conto, che tutto sarebbe possibile e le sue convinzioni verrebbero a crollare. Quello che segue è una serie di eventi magici nel vero senso della parola e che sconvolgeranno le vite dei personaggi. Alla fine, il migliore trucco messo in mostra nel film è quello che inganna tutti quanti noi.
I medium spirituali erano di gran moda negli anni ‘20, periodo in cui è ambientato Magic in the Moonlight: “A quel tempo erano molto seguiti”, spiega Woody Allen. “Gente molto famosa, come ad esempio Arthur Conan Doyle (creatore di Sherlock Holmes) li prendevano molto seriamente. Succedevano ogni tipo di incidenti, come fotografie spiritiche che lasciavano la gente sbigottita e le sedute spiritiche erano molto comuni”.
Il più grande mago dell’epoca, Harry Houdini, partecipava a molte di esse, smascherando ogni chiaroveggente che incontrava. Interessante era il fatto che Houdini non fosse motivato dal desiderio di sbugiardare gli artisti della truffa, quanto dalla sua sincera voglia di scoprire che la comunicazione con le persone morte fosse possibile. Il fatto che ci fossero così tanti ciarlatani in giro, era per lui una delusione, nel momento della sua morte nutriva ancora una forte speranza che ci fosse una vita nell’aldilà.
In superficie, Stanley Crawford è l’opposto di Houdini: “è una persona razionale, intelligente e con una mente scientifica, quindi è gratificato da ciò che lui considera stupidità delle persone ingenue ed il loro sfruttamento”, afferma Allen. Colin Firth, che interpreta Stanley, dice: “Lui è altezzoso, critico, cinico ed arrogante ed ha una smisurata opinione riguardo il suo intelletto. Come specialista nell’arte dell’illusionismo, è scettico riguardo qualunque cosa di spirituale, mistico od occulto. È orgoglioso di sé stesso nel contraddire le persone che dichiarano che durante le sedute spiritiche accada qualcosa di veramente magico”.
Riguardo alla magia ed al suo fascino Firth aggiunge: “credo che dipenda da cosa sentiamo riguardo il mistero, da come ci si sente verso le cose che non possiamo spiegare, né scientificamente né logicamente. Credo anche che le persone abbiano pareri ampiamente divergenti riguardo cose del genere. Alcuni ricercano il mistero e vogliono svelarlo in maniera scientifica, altri invece sono ciecamente ostili. Altri ancora sono felici di lasciare che il mistero rimanga tale”.
A tal proposito invece Emma Stone spiega: “ogni volta che ho visto un mago da vicino, ho pensato che fosse vero pur sapendo che non poteva esserlo. Credo che dipenda da quanto vogliamo smettere di essere scettici ed essere veramente meravigliati da qualcuno. Quello che vogliamo sono le storie, le favole, i miti”.
Ma il più grande mistero di tutti è l’amore, qualcosa che è tanto vero quanto impossibile da spiegare. “Desiderare cose un po’ più magiche fa parte della naturale condizione umana”, dice la Stone. “E la magia del film è l’amore. Magari non ha neanche un senso logico ma è ciò che c’è di bello e di magico”.
A questo aspetto prova a dare una risposta lo stesso Woody: “Vedere qualcuno ed esserne istantaneamente attratti è una cosa inspiegabile. Si può provare a cercarne i motivi: può piacerci il loro stile personale, il sense of humor, le loro idee, il loro aspetto – ma alla fine, non si capisce bene perché non siamo attratti da persone con lo stesso stile, sense of humor e quanto altro. È molto complicato ma c’è di sicuro un motivo intangibile. Sono certo che fra un milione di anni e con l’aiuto dei computer, si riuscirà a spiegare con un grafico matematico quello che succede, ma per adesso e per il futuro prossimo non abbiamo prove che ci sarà alcun cambiamento”.
“C’è una certa emozione magica nell’incontrare qualcuno e trarne una sensazione romantica positiva”
Woody Allen