Sono già numerose le critiche favorevoli che hanno accolto It Follows, l’agghiacciante horror diretto da David Robert Mitchell che sarà al cinema da domani, mercoledì 6 luglio. Protagonista un giovane cast: Maika Monroe, Keir Gilchrist, Daniel Zovatto, Jake Weary, Olivia Luccardi e Lili Sepe.
Per la diciannovenne Jay (Maika Monroe), l’autunno dovrebbe essere sinonimo di scuola, ragazzi e fine settimana al lago. Ma dopo un incontro sessuale apparentemente innocente, Jay comincia a essere tormentata da strane visioni e dall’inevitabile sensazione che qualcuno, o qualcosa, la stia seguendo. Proprio a causa di questa sensazione, Jay e i suoi amici saranno costretti a trovare un modo per sfuggire agli orrori che si celano dietro l’angolo.
Lasciamo ora spazio ad un estratto dell’intervista rilasciata da David Robert Mitchell.
La premessa del film è piuttosto audace. Da dove nasce?
Il film prende spunto da un incubo infantile, uno di quegli incubi ricorrenti quando avevo dieci anni (e che credo molti abbiano) in cui si è inseguiti da qualcosa di lento ma sempre presente. Sognavo di trovarmi nel cortile della scuola e vedere un altro ragazzino che camminava verso di me. E in qualche modo nel sogno, sapevo che si trattava di un mostro. Scappavo, percorrendo un intero isolato e poi mi fermavo ad aspettarlo. Dopo un momento, da lontano, il ragazzo girava l’angolo e continuava a seguirmi. Questa presenza mostruosa poteva avere le fattezze di chiunque, assumendo diverse forme ogni volta che lo vedevo. Molti anni più tardi, quando l’incubo era scomparso, ho pensato che sarebbe stato interessante trasformare quei sogni in un film. Sarebbe interessante poter conoscere qualche altro piccolo dettaglio sul resto di questa avventura, da quando ha iniziato a scrivere il film fino alla fase attuale.
L’aspetto visivo del film è davvero uno degli elementi che colpisce maggiormente. Potrebbe raccontarci quali sono stati i modelli che l’hanno ispirata?
Sono davvero troppi per poter essere nominati tutti. I film di Carpenter, moltissimi film horror, ma anche molti altri. Ho visto e rivisto innumerevoli volte Paris, Texas. Ho visto in maniera maniacale L’infernale Quinlan, Rosemary’s Baby – Nastro Rosso a New York, Shining e L’Invasione degli Ultracorpi (sia nelle versioni degli anni Cinquanta che Settanta naturalmente). Alcuni film di Cronenberg, Velluto Blu e Il Mostro della Laguna Nera. Ci sono anche alcuni fotografi, tra cui Todd Hido e Gregory Crewdson. Influenze assolutamente straordinarie e di grande ispirazione.
Dal punto di vista dello stile e dell’atmosfera, cosa le interessava ricercare con la cinepresa?
C’è qualcosa di onirico e al tempo stesso reale in quello che realizza: i long take trasmettono la sensazione che ciò che sta accadendo è reale, mentre le panoramiche e gli zoom contribuiscono a una sorta di atmosfera fantastica. Volevamo che questo film avesse una visione oggettiva e che la cinepresa non indicasse sempre allo spettatore dove rivolgere la sua attenzione. Per questo l’abbiamo tenuta un po’ più distante, per metterlo a disagio. Per quanto riguarda l’aspetto surreale, è difficile dare una risposta; naturalmente, alcuni di questi aspetti sono dovuti forse alla genesi del film, ma altri fanno parte di una mia estetica personale, mi piace creare un mondo che non sia del tutto reale. Allo stesso modo, non è un film legato a un determinato periodo storico, ma speriamo che non risulti nemmeno troppo moderno. Volevamo che fosse leggermente fuori dal tempo, pur mantenendo numerosi rimandi a dettagli familiari e contemporanei.
Ovviamente esistono diversi modi in cui interpretare la fonte della paura del film…potrebbe descriverci in che modo la sensualità svolge un ruolo all’interno del film?
Temo che quanto più si tenti di spiegarlo, tanto più la magia svanisca. Ma credo che il momento in cui una persona scopre la propria sessualità possa essere spaventoso. Attorno a quel momento ruota tutta una serie di ansie e paure e mi è sembrato interessante indagare questa esperienza su un altro livello.