L’11 gennaio del 2013 ci lasciava Mariangela Melato, una donna che ha messo tutta se stessa nell’arte della recitazione. Straordinaria è la descrizione che ne fa Michele Sancisi nella biografia a lei dedicata (Tutto su Mariangela: Biografia di una donna, edita da Bompiani nel 2014):
“Maniacale, solitaria, stakanovista, idealista, mossa da un impulso di trasformazione perenne, nel lavoro come nella vita. Sullo schermo è la signora bene con la erre moscia, la prostituta, la rivoluzionaria, la sottoproletaria stressata. In teatro dà corpo alle visioni di grandi maestri, da Strehler a Ronconi, Visconti e Fo: diventa uomo, bambina, vecchia di trecento anni, centaura. Nella vita è un sex symbol, punk e diva, o una creatura androgina, icona gay. Capelli biondo platino o nero pece, taglio lungo, medio, corto, con sfumature verdi. Quando vuole uscire dai ruoli si rapa a zero. Non è una star, ma un caleidoscopio: Mariangela Melato è tutto questo e molto altro, un’attrice sempre pronta a reinventarsi, “una donna con un progetto”, come l’ha definita Pupi Avati”.
Mariangela Melato nasce a Milano, nel quartiere San Marco, e, fin da giovanissima si mette a studiare pittura all’Accademia di Brera, disegnando manifesti e lavorando come vetrinista alla Rinascente – dove conobbe un giovane Giorgio Armani – che le servì a finanziare i primi corsi di recitazione – per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani. Nel 1960, diciannovenne, riesce ad entrare come trovarobe e suggeritrice nella compagnia di Fantasio Piccoli, esordendo come attrice in Binario Cieco, di Carlo Terron, rappresentato al Teatro Stabile di Bolzano. Inizia a frequentare il bar Jamaica, crocevia degli artisti della città come i fotografi Ugo Mulas e Mario Dondero e, dal 1963 al 1965 lavora con Dario Fo in Settimo: Ruba Un Po’ Meno e La Colpa è Sempre Del Diavolo. Dopo essere stata ingaggiata (nel 1966) dal Politeama Rossetti di Trieste, ecco un altro incontro decisivo per la sua carriera, quello con Luchino Visconti. Con il regista lavora, nel 1967, ne La Monaca di Monza e in seguito ne L’Inserzione. Risale, invece, all’estate del 1969 il ruolo di Olimpia nel celeberrimo allestimento di Orlando Furioso di Luca Ronconi al Festival dei Due Mondi di Spoleto che segna l’inizio di un’intensa collaborazione ultraquarantennale tra l’attrice e il regista. Per Mariangela Melato si tratta della sua affermazione definitiva nella propria attività teatrale.
Nel cinema, dopo l’esordio nei film Thomas e Gli Indemoniati di Pupi Avati e Basta Guardarla di Luciano Salce del 1970, il successo arrivò nel 1971 con il film Per Grazia Ricevuta di Nino Manfredi. Ma la vera consacrazione avviene sempre nello stesso anno con il film dal forte impegno civile e sociale La Classe Operaia Va in Paradiso di Elio Petri, al fianco di Gian Maria Volonté: grazie a questo film, la Melato infatti vince il Nastro d’argento alla miglior attrice.
Nel 1970, il suo primo grande successo teatrale nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluia Brava Gente di cui è interprete al Sistina accanto a Renato Rascel e Gigi Proietti. E sempre a questi anni risale un momento indimenticabile delle sue apparizioni televisive, una Canzonissima presentata da Pippo Baudo in cui la Melato appare in scena uscendo da una valigia. Al cinema il successo continua nel 1972 con La Polizia Ringrazia di Steno, Lo Chiameremo Andrea di Vittorio De Sica e Il Generale Dorme in Piedi di Francesco Massaro, in cui recita al fianco di Ugo Tognazzi.
Ma ai primi anni ‘70 risale soprattutto il forte legame sentimentale di Mariangela con Renzo Arbore, interrotto amichevolmente nei primi anni ’80, ma destinato a restare indelebile e a cementarsi ulteriormente negli ultimi anni di vita dell’attrice. Un altro sodalizio decisivo nella professione e nella vita di Mariangela è quello con Lina Wertmùller che la valorizza come protagonista di tre celebri commedie grottesche girate con Giancarlo Giannini e diventate presto di culto in Italia e all’estero: Mimi Metallurgico Ferito Nell’Onore (1972), Film d’Amore e d’Anarchia (1973) e Travolti da un Insolito Destino Nell’Azzurro Mare d’Agosto (1974).
Con l’interpretazione nel film La Poliziotta (1974, di Steno), Mariangela vince il suo primo David di Donatello come Miglior Attrice. Seguono poi Di Che Segno Sei? (1975, di Sergio Corbucci, un gran successo al botteghino) al fianco di Adriano Celentano e Caro Michele, commedia amara di Mario Monicelli (1976) che le fa conquistare il suo secondo David di Donatello e un Nastro d’Argento. Sempre nel ’76 prende parte ad un altro capolavoro di Elio Petri, Todo Modo, nuovamente insieme a Gian Maria Volonté e Marcello Mastroianni. Nel 1977 ecco il terzo David per la sua prova ne Il Gatto di Luigi Comencini, nuovamente affiancata da Ugo Tognazzi con cui reciterà anche in Casotto (1977, di Sergio Citti). Poi altri successi con: La Presidentessa (1977, di Luciano Salce), Saxofone (1978, di Renato Pozzetto), Oggetti Smarriti (1980, di Giuseppe Bertolucci) e Dimenticare Venezia (1979, di Franco Brusati, vince il suo quarto Nastro d’Argento come protagonista).
Negli anni ottanta è ancora sul grande schermo con: Il Pap’occhio (1980, di Renzo Arbore, con il quale si lega sentimentalmente per un lungo periodo); segue inoltre nello stesso anno il ruolo del generale Kala, uno degli antagonisti del film Flash Gordon di Mike Hodges, e poi Aiutami a Sognare (1981, di Pupi Avati), con il quale vincerà il suo ultimo David e il Nastro d’argento, Il Buon Soldato (1982, ancora di Brusati), Figlio mio, infinitamente caro… (1985, di Valentino Orsini) e Mortacci (1988, di nuovo di Sergio Citti). La sua carriera e la sua indole rimangono comunque indissolubilmente legati al mondo del teatro. Qui affrontò personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986) e Fedra (1987) e nelle commedie Il caso di Alessandro e Maria (1982) di Gaber e Luporini, Vestire gli ignudi di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare (1992).
Negli anni ’90 e 2000 eccola, infaticabile, nuovamente al lavoro in tv – Scandalo (1990), Una Vita In Gioco (1991), Due Volte Vent’anni (1995), L’Avvocato Delle Donne (1997), Rebecca, la Prima Moglie (2008) e Filumena Marturano (2010) – e a teatro – Il Lutto Si Addice ad Elettra (1996), La Dame de Chez Maxim (1998), Fedra (1999), Un Amore Nello Specchio e Madre Coraggio e i Suoi Figli (2002), La Centaura (2004), Chi Ha Paura di Virginia Woolf? (2005), Il Dolore (2010). Al cinema, infine, la vediamo ancora in La Fine è Nota (1993, di Cristina Comencini), Panni Sporchi di Mario Monicelli (1999), Un Uomo Perbene (1999, di Maurizio Zaccaro) e Vieni Via Con Me (2005, di Carlo Ventura). Nel 2009 presta invece la sua voce per recitare alcune poesie di Alda Merini nel documentario dedicato alla grande poetessa milanese Una Donna Sul Palcoscenico (diretto da Cosimo Damiano Damato e presentato alle Giornate degli Autori della 66ª Mostra del Cinema di Venezia. L’11 gennaio del 2013 un male incurabile ce l’ha portata via: è calato il sipario sulla vita di Mariangela Melato, ma la sua immensa arte ci parla ancora. E continuerà ad emozionarci.