Tratto da l’omonimo romanzo di Milena Agus, è da oggi nelle nostre sale Mal di Pietre, l’intensa pellicola diretta da Nicole Garcia che ha come protagonista una straordinaria Marion Cotillard, affiancata da Louis Garrel e Alex Brendemühl.
Gabrielle (Marion Cotillard) viene da un paesino del sud della Francia, in un’epoca in cui il suo desiderio di trovare il vero amore è considerato scandaloso, se non perfino folle. Contro il suo volere, i genitori di Gabrielle la obbligano a sposare José (Alex Brendemühl), un onesto e amorevole contadino spagnolo che, secondo loro, la renderà una donna rispettabile.
Un giorno, Garbrielle si reca sulle Alpi per curare i suoi calcoli renali, e lì incontra André (Louis Garrel), un affascinante reduce rimasto ferito durante la guerra d’Indocina, che risveglia in lei una passione sopita. Gabrielle desidera disperatamente fuggire con André e liberarsi da un matrimonio che le sembra una prigione. E questa volta è determinata a seguire i suoi sogni.
Con Mal di Pietre, la regista Nicole Garcia ha raccontato una storia che esplora il destino di una donna. Tratta dal romanzo di Milena Angus, la vicenda “aveva bisogno di essere interpretata e reinventata, ma non tradita – sostiene la Garcia – il destino di Gabrielle rappresenta metaforicamente l’immaginazione, la forza creativa di cui tutti siamo capaci quando i nostri desideri e i nostri sentimenti ci spingono ad andare oltre i nostri stessi limiti”.
In Gabrielle, poiché è molto giovane, vive quel desiderio potente che lei chiama “la cosa principale”, quella dolce evasione di desiderio e di amore: un ardore animale. Questa passione, che abbraccia tutto il suo essere, finisce per scontrarsi brutalmente con l’uomo che vuole reprimerla (l’insegnante del villaggio); e poiché ci troviamo negli anni ’50, viene largamente condannata dalla sua famiglia e da tutta la società.
Eppure perdura una forza dentro di lei, anche se è sposata. Nel corso dei 17 anni della sua vita, che vengono raccontati nel film, Gabrielle non perde mai quella forza pulsante che fa apparire tutto il mondo attorno a lei così mediocre. Grazie alla sua pazzia (come la chiamano gli altri) non rinuncerà mai ai suoi sogni. Quando si ribella e qualcuno cerca di reprimerla, sembra sottomettersi, mentre in realtà non arretra mai di un centimetro. E quando finalmente trova il vero amore – quel momento di estasi che potrebbe dare un senso alla sua vita, ma che ancora una volta il fato minaccia di rubarle – dimostra puntualmente di cosa sia capace la sua grande passione.
Gabrielle vive al crocevia tra un mondo all’antica e un periodo di grandi speranze e libertà: “m’interessano i personaggi femminili che possiedono questa dimensione poetica così entusiasmante e vibrante – continua la Garcia – c’è qualcosa nella pazzia delle donne che mi affascina, soprattutto quando vi è in loro una sorta di fragilità, oltre che il potenziale affinché essa possa sgorgare fuori, sebbene a volte si rischi la catastrofe“.
La Garcia ha inoltre ritratto due personaggi maschili, José, il marito, e Sauvage, l’amante: “mi piacciono per la loro modestia, il loro coraggio, e i loro silenzi – spiega – la storia va avanti solo grazie a loro, li seguiamo in quello che potrebbero fare, in ciò che sembra autentico nel loro comportamento, e poi anche oltre quell’autenticità, fin nelle loro immaginazioni, e nella loro imprevedibilità. È quella libertà che ci permette di cogliere un qualche senso della realtà”.
Per quanto riguarda la protagonista, Nicole Garcia ha pensato subito a Marion Cotillard: “nel film mostra una grandissima sensualità, che credo sia davvero rara nel cinema. Ha colto perfettamente il lato profondamente animale di Gabrielle, oltre che la sua pazzia creativa”.
La storia di Gabrielle è in qualche modo anche la storia della Garcia: “rappresenta il modo in cui io vedo l’immaginazione, la sua forza e il potere che ha di guarire – conclude la regista – io stessa ho provato quello che Gabrielle prova nel film, così come tutti noi lo abbiamo provato. È una forza che risiede in tutti, è universale, e rende la vita straordinaria, spingendoci verso tutto ciò che è meraviglioso, verso l’ignoto”.