ZARATHUSTRA

Matteo Tarasco porta in scena Così Parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche

Uno spettacolo per tutti e per nessuno”. È così che recita la locandina di Così Parlò Zarathustra, lo spettacolo scritto e diretto da Matteo Tarasco che lo presenterà domenica 7 giugno a Mestre (Forte Gazzera – Venezia). È la prima volta che questo testo di Friedrich Nietzsche viene rappresentato dalla sua pubblicazione 1885. Dopo Mestre, lo spettacolo andrà in scena il 4 luglio a Lecce ( Festival Chiari di Luna) e il 25-26-27 settembre a Pisticci Matera.

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Vi riportiamo integralmente la nota rilasciata da Matteo Tarasco.
Il teatro oggi può essere il tramite di una nuova spiritualità attraverso il rito sacro della narrazione. Il teatro può riavvicinare l’uomo a valori alti e ad una condivisione che non è e non può essere soltanto laica. Così Parlò Zarathustra veniva considerata dal suo stesso autore la Bibbia del Futuro. La domanda alla base del nostro progetto è: abbiamo davvero bisogno di nuovi testi sacri? Quale nuovo rapporto tra divinità ed uomo si può instaurare in una società basata sulla dittatura del valore commerciale?”.

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Il nostro spettacolo vuole essere un primo movimento verso un mondo nuovo. Mettere in scena Così Parlò Zarathustra, per la prima volta dalla sua pubblicazione nel 1885, vuole essere un tentativo di raccontare l’odierno spaesamento quotidiano di una generazione incompresa, un tentativo per riacquistare, attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica, che crediamo oggi debba imporsi su altri linguaggi che spiegano, ma non insegnano il senso”.

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Mettere in scena Così parlò Zarathustra significa essere appassionati, e per mettere Così parlò Zarathustra dentro la scena del teatro siamo costretti ad essere fisici, nemmeno corporei o corporali, ma fisici e primitivi, “naturali”, per essere lo specchio distorto di una nuova barbarie che avanza. Ma dobbiamo anche ricordare che le parole bruciano, che le parole si fanno carne mentre noi parliamo e quindi anche parlare, anche raccontare una storia è un gesto fisico”.

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Oggi sembra che la lingua abbia perduto la sua Physis, la lingua oggi non è più del cuore, come diceva Paracelso, ma della mente, di Nuos. La parola soccombe nelle paralizzanti spire dell’ossessione, comunicativa, stritolata da un’angoscia semantica. La stessa angoscia che pervade il testo sacro di Nietzsche

Matteo Tarasco –

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