Dai film d’azione e avventura a quelli drammatici, dai ruoli romantici a quelli tragici, Mel Gibson, che oggi compie 60 anni, ha dimostrato di eccellere in tutti i ruoli con naturalezza, la stessa con cui è passato dietro la macchina da presa vincendo un Oscar come regista.
Nato nel 1956 nei dintorni di New York, ben presto trasferitosi in Australia, intraprende la carriera d’attore a Sydney e debutta sul grande schermo riscuotendo subito grande successo con Interceptor di George Miller (1979), un film d’azione e avventura ambientato in un futuro post-apocalittico che diventerà un cult movie mondiale. Il mitico personaggio di Max Rockatansky e le sue spericolate peripezie daranno vita a ben tre sequel, portando Gibson all’attenzione di Hollywood.
Nei primi anni ottanta interpreta ruoli che mettono in luce non solo la sua prestanza fisica ma anche le sue doti di interprete. Tra questi spicca in Un Anno Vissuto Pericolosamente di Peter Weir (1982), in cui interpreta un giornalista australiano che nel 1965 arriva a Giakarta nei giorni del colpo di Stato anticomunista e ha una storia d’amore con un’impiegata dell’ambasciata britannica. In questo personaggio Gibson trova qualcosa di se stesso e dichiarerà più volte che “gli è rimasto nel cuore”. Nel 1987 ecco un’altra saga di successo: Arma Letale, il film diretto da Richard Donner e interpretato insieme a Danny Glover che alla fine degli anni ottanta lo afferma come l’attore di film d’azione più appetito dagli studios.
Ma Mel non si accontenta del successo commerciale dei suoi film, interpreta anche personaggi tragici come Amleto nell’omonimo film di Zeffirelli e si impegna in ruoli ambigui di antieroi come in Tequila Connection (di Robert Towne, 1988), dove recita nei panni di uno spacciatore di droga ed è braccato da un amico a capo della squadra narcotici. All’inizio degli anni novanta decide di passare dietro la macchina da presa. Fonda una sua casa di produzione la Icon Productions e con Braveheart, suo secondo film, porta a casa 5 Oscar tra cui quelli di miglior film e miglior regia.
Senza abbandonare film divertenti e popolari come Maverick – con cui torna a lavorare con Donner vestendo i panni di un simpatico imbroglione alle prese con una gara di poker – Gibson si impegna come regista anche in opere controverse come La Passione di Cristo, resoconto crudo e realistico del martirio di Gesù. Il film ha un enorme successo, ma suscita anche grandi polemiche. Gibson viene accusato di integralismo cattolico.
Alcuni episodi della sua vita privata offuscano la sua immagine. Viene arrestato per guida in stato di ebbrezza e accusato di dichiarazioni antisemite. All’inizio degli anni duemila vede la sua fama compromessa dalle sue intemperanze ma, dopo il buon successo dell’ultimo film da regista, Apocalypto, sebbene non più popolare come una volta, torna a interpretare film d’azione, forse per ritrovare il carisma dei tanti eroi avventurosi che hanno costellato la sua luminosa carriera.