Stephen Frears dirige una sempre superba Meryl Streep e Hugh Grant in Florence, il film tratto dall’omonimo libro di Nicholas Martin e Jasper Rees. Al cinema da giovedì 22 dicembre, si tratta di una commedia intensa e commovente, che parla di amore, di musica e della realizzazione dei nostri sogni.
Nel 1944 l’ereditiera Florence Foster Jenkins (Meryl Streep) è tra le protagoniste dei salotti dell’alta società newyorchese. Mecenate generosa, appassionata di musica classica, Florence, con l’aiuto del marito e manager, l’inglese St. Clair Bayfield (Hugh Grant), intrattiene l’élite cittadina con incredibili performance canore, di cui lei è ovviamente la star.
Quando canta, quella che sente nella sua testa come una voce meravigliosa, è per chiunque l’ascolti orribilmente ridicola. Protetta dal marito, Florence non saprà mai questa verità. Solo quando Florence deciderà di esibirsi in pubblico in un concerto alla Carnegie Hall, senza invitati controllati, St. Clair capirà di trovarsi di fronte alla più grande sfida della sua vita.
È stato proprio lo straordinario abisso esistente tra la percezione che Florence Foster Jenkins aveva delle proprie capacità vocali e i suoi spaventosi fallimenti come cantante ad attirare l’attenzione dello sceneggiatore Nicholas Martin: “sono rimasto colpito dalla sincerità che c’era nella sua voce e mi è sembrato tutto molto commovente, buffo e triste allo stesso tempo. Sono tornato più volte ad ascoltarla e mi è venuta voglia di sapere qualcosa della sua vita. Così mi sono reso conto che la storia del suo percorso per arrivare ad esibirsi alla Carnegie Hall avrebbe potuto trasformarsi in un fantastico musical”.
Facendo ricerche sulla vita della Jenkins, Martin è rimasto colpito dalla straordinaria personalità di Florence: “era come un sole posto al centro di una serie di pianeti che le orbitavano attorno”, afferma. Ma Martin è rimasto colpito anche dal rapporto con suo “marito”, St. Clair Bayfield, i cui diari sono la testimonianza del suo amore profondo per Florence, nonostante convivesse con un’altra donna. Assieme al pianista Cosme McMoon, il trio diventò per un certo periodo il centro della vita artistica di New York, prima grazie ad eccentrici tableaux vivants–dei quali Florence era sempre la principale musa artistica –e più tardi per i tristemente famosi recital musicali di lei.
Il regista Stephen Frears pensa che Florence sia un personaggio meraviglioso ed entusiasmante: “Florence era una donna ricca, dell’alta società, e ha fatto molto per la musica durante la guerra; ha aiutato il celebre direttore d’orchestra Toscanini ed è stata una filantropa. Mi ha sempre fatto venire in mente Margaret Dumont, l’attrice e spalla comica che Groucho Marx inseguiva sempre nei suoi film, grottesca e commovente allo stesso tempo. C’erano gruppi di persone a New York che avevano fame di cultura durante gli anni terribili della guerra e lei ha contribuito a tenere alto il morale, organizzando le sue serate da dilettante”.
Per parte sua, Meryl Streep conosceva già Florence Foster Jenkins. Lasciando da parte la questione della voce orribile, la storia per la Streep aveva un sottofondo di grande tenerezza: “parla di una relazione lunga e felice tra due persone i cui interessi personali beneficiano di quel rapporto così come di un affetto reciproco reale. Da questo punto di vista la storia è piena di sentimento”. La vera Florence Foster Jenkins è stata l’animatrice dei club per eccellenza: “quelli erano tempi in cui le professioni non erano accessibili alle donne, così le donne facoltose che volevano tenersi occupate si impegnavano molto nelle attività benefiche. Florence è stata una grande mecenate a New York ed è così che ha salito un po’ alla volta i gradini dell’alta società. Ha mantenuto viva la scena musicale della città –ha finanziato concerti alla Carnegie Hall, spendendo i soldi ereditati dal marito e dal padre”.
Ma la Jenkins è stata molto più di una semplice filantropa, è stata anche una donna decisa a perseguire la sua vera passione. “Florence è stata in grado di non abbandonare qualcosa che tutti noi abbiamo da bambini: la capacità di immaginare di poter fare qualcosa in cui in realtà non siamo particolarmente bravi, e di trarne piacere – continua la Streep – è il significato più puro della parola ‘dilettante’. Cantava solo per i suoi amici e per un pubblico selezionato – con la sola eccezione della performance alla Carnegie Hall – perché non sapeva cantare davvero, ma le piaceva moltissimo, e le piaceva la musica, e dalla sceneggiatura emerge tutta la sua passione”.
Ad interpretare il “marito” e manager della cantante è stato Hugh Grant: “mi è piaciuto vestire i suoi panni, nella vita reale e nel film, Bayfield è il nipote illegittimo di un conte, una specie di fallimento. Ha vagato per il mondo cercando di fare l’attore, ma senza successo, e si è ritrovato a New York praticamente senza un soldo. Poi ha incontrato Florence, un’ereditiera impegnata a promuovere la vita musicale a New York, e si sono trovati in sintonia”.
Hugh Grant crede che Bayfield “enfatizzasse le sue origini aristocratiche, così come il suo lato bohémien di attore più di quanto non dovesse e che lei ne fosse attratta; ma anche lui era affascinato da lei, così diventarono una coppia e, anche se non erano formalmente sposati, restarono insieme per 30-40 anni. Si tratta di un uomo che si dà delle arie con falsa autostima, grazie alla posizione, alla ricchezza e alla fama di Florence –un uomo di paglia –e mi è sembrato divertente. Ma è evidente chi dei due porti i pantaloni; Florence ha bisogno di lui quando si esibisce, ma alla fine è lei quella che tiene i cordoni della borsa”.
È lui che la incoraggia e la protegge quando si esibisce nei suoi concerti che, per Hugh Grant, “non sono semplicemente brutti, sono ridicolmente brutti. Così la strada che trova è quella di selezionare il pubblico in modo da invitare solo le persone che le vogliono bene e che approvano le sue scelte, gente che appartiene al suo circolo musicale, lasciando fuori il pubblico fatto di sconosciuti. Così lei non scoprirà mai quanto sia incapace”.
Per Meryl Streep è la forza del desiderio della Jenkins a commuovere: “Quello che è davvero toccante – e molto divertente – è l’aspirazione. Puoi sentirla prendere fiato quel tanto in ritardo da farle prendere in ritardo anche la nota, ma puoi sentire anche l’aspirazione, il desiderio, l’amore per la musica e come a lei manchi poco per farcela. Questo aspetto è fantastico”.
“La musica è tra i doni più misteriosi di cui sono dotati gli esseri umani”.
Charles Darwin