Michael Fassbender regala un’interpretazione magnetica in Codice Criminale, l’adrenalinico crime-drama diretto da Adam Smith che sarà al cinema dal 28 giugno. Nel cast anche Brendan Gleeson, Lindsey Marshal e Rory Kinnear. La colonna sonora originale è dei The Chemical Brothers.
Chad (Michael Fassbender) è tormentato tra il rispetto che nutre verso suo padre, il capobanda Colby (Brendan Gleeson), e il desiderio di dare una vita migliore a sua moglie Kelly e ai loro bambini. Quando Chad decide di abbandonare la sua vecchia vita e la banda per offrire un futuro diverso ai suoi figli, deve scontrarsi con la rabbia di Colby e con un sistema che non sembra permettere alcuna redenzione. Con la polizia sempre più alle calcagna e la presa di suo padre sempre più serrata, Chad inizia a realizzare che il suo destino potrebbe non essere più nelle sue mani e che salvare la sua famiglia potrebbe comportare un doloroso sacrificio.
La genesi di Codice Criminale risale a quando, diversi anni fa, lo sceneggiatore e produttore Alastair Siddons lesse su un giornale inglese un articolo che parlava di una famiglia che terrorizzava la zona delle Cotswold: “l’articolo parlava di come una famiglia fosse stata accusata del 65% dei crimini della contea – racconta Siddons – la famigerata banda, definita dalla stampa i nomadi o gli zingari, era ben nota alle forze dell’ordine locali che li avevano collegati a una serie di intrusioni e furti in molte case signorili della regione”.
In parte la produzione si è ispirata al film del 1998, Gatto Nero, Gatto Bianco del regista Emir Kusturica, vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia al Festival di Venezia. Il film serbo è incentrato su un gruppo di zingari che vive sulle rive del Danubio. Codice Criminale parla di un nucleo famigliare che vive al di fuori della società contemporanea: “in America ci sono i malviventi, persone che vivono al di là delle regole – continua Siddons – mentre in Gran Bretagna no, perché il paese è piccolo e c’è molta videosorveglianza. Non puoi scappare come in America”.
Ma la famiglia che ha ispirato il film è “quanto di più vicino ci possa essere ad una famiglia di malviventi che si può trovare in questo Paese. Vivono completamente al di fuori della società, senza conti in banca, passaporti o assicurazioni sanitarie. La maggior parte di loro non è mai andata a scuola. Vivono davvero al di fuori della società”. Quello che ha affascinato di più Siddons è stata l’idea di famiglia: “all’interno del clan possono esserci grandi litigi e dissapori, ma è sempre presente e percettibile un forte senso della famiglia. Volevo fare un film sull’amore e uno su padri e figli, un film sul rapporto complesso tra tre generazioni di uomini all’interno di una famiglia”.
Sebbene ispirato a persone reali, la famiglia Cutler è immaginaria. Il film racconta dei Cutler e, in particolare, dell’interazione tra tre generazioni di uomini. A capo di tutti c’è Colby (Brendan Gleeson), il patriarca. Suo figlio Chad (Michael Fassbender) è il personaggio principale che ha a sua volta un figlio, Tyson (Georgie Smith). È stata proprio la tematica della dinamica famigliare a far sì che Fassbender accettasse la parte: “è un argomento davvero interessante: la storia di una famiglia in cui tutti possono identificarsi. Cosa accade quando una famiglia sta andando in frantumi?”
Nel film, Colby è a capo del clan, dispensa consigli e perle di saggezza e decide come i Cutler devono vivere la loro vita. Vuole che Chad rimanga fedele alle regole e alle tradizioni del clan, senza contaminazioni da parte di coloro che non vivono secondo gli ideali dei nomadi. Sebbene Chad abbia seguito fino ad ora il volere del padre, adesso le sue idee stanno cambiando. Lui e sua moglie Kelly (Lyndsey Marshal) hanno due bambini, Tyson e Mini (Kacie Anderson), per i quali desiderano una vita diversa. Sono disposti a rinunciare al loro stile di vita itinerante affinché i loro figli possano essere educati all’interno del sistema sperando, in questo modo, di garantire loro maggiori opportunità.
È proprio il futuro dei figli, in particolare quello di Tyson, che crea un conflitto padre-figlio tra Colby e Chad. Un conflitto che per il regista Adam Smith ha un fascino universale: “c’è un sacco di verità in questo tipo di rapporto, molte persone possono relazionarsi con questo. Siamo stati tutti educati a credere e a seguire alcuni valori e percorsi e, forse, a volte non vogliamo farlo, ma è difficile staccarsene”. Nel film, tuttavia, Chad scopre che recidere il legame con suo padre e le sue imposizioni è una cosa tutt’altro che facile: “la difficoltà incontrata da Chad per liberarsi da tutto questo è l’aspetto tragico della storia”.
Il legame con il padre e la sua influenza sono molto forti per Chad. Inoltre deve affrontare i pregiudizi che il mondo esterno ha nei suoi confronti: “se si è cresciuti in una comunità molto chiusa – prosegue Smith – il mondo esterno è un luogo decisamente estraneo, e cercare di inserirsi è estremamente difficile”. Il pregiudizio è un altro tema chiave di Codice Criminale e, nonostante le loro intenzioni, il desiderio di integrarsi nella società normale di Chad e Kelly viene messo a dura prova ogni volta. Siddons spiega, “penso che lo zingarismo, in mancanza di un termine migliore, sia una delle ultime forme di razzismo accettate in questo Paese”.
In conclusione Adam Smith, vuole che “il pubblico comprenda ciò che queste persone pensano, sentono e fanno. Non è un film sui nomadi. È un film su una famiglia di criminali, di persone che vivono al di fuori della legge. Per diverse ragioni non sono accettati né dalle comunità nomadi, né da quella che loro stessi definiscono normale. Come tali, fuorilegge o criminali, sono al di fuori di ogni comunità”.
“Mi auguro che emerga il concetto che questo gruppo di persone può insegnare qualcosa, che si tratti di rapporti d’amore, famigliari o educativi”.
Adam Smith