Basato sulla serie di videogiochi campione di incassi, il 4 gennaio arriva sul grande schermo Assassin’s Creed, il film diretto da Justin Kurzel che vede come protagonista Michael Fassbender affiancato da Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson e Charlotte Rampling.
Segnato da una tragedia in tenera età, Cal Lynch (Michael Fassbender) è un galeotto in attesa dell’esecuzione, quando gli capita un’inattesa seconda possibilità grazie ai misteriosi uffici delle Abstergo Industries. Attraverso una tecnologia rivoluzionaria possono sbloccare le memorie genetiche contenute nel suo DNA; così Cal viene inviato indietro nel tempo, nella Spagna del XV secolo.
Lì rivivrà le esperienze del suo antenato, Aguilar de Nerha, un membro di una società segreta nota come gli Assassini, che combattono per proteggere il libero arbitrio dalla sete di potere dell’Ordine dei Templari. Trasformato dal suo stesso passato, Cal comincia ad acquisire le conoscenze e le abilità fisiche necessarie per rovesciare l’opprimente organizzazione dei Templari ai giorni nostri.
Uscito nel 2007, Assassin’s Creed ha proiettato i giocatori nel cuore delle Crociate, immaginando un mondo in cui la lunga e sanguinosa guerra secolare tra Assassini e Templari ha definito gran parte della storia umana. Il gioco è stato un immediato successo, dando vita ad almeno otto sequel e una sfilza di popolari spin-off che hanno venduto più di 100 milioni di copie in tutto il mondo.
La serie ha trasportato i giocatori nel Rinascimento italiano, alla fondazione degli Stati Uniti d’America, nell’età d’oro della pirateria nei Caraibi e nella Francia rivoluzionaria. A far da cornice a ciascuno degli scenari è l’odierno conflitto tra Assassini e Templari, in cui l’Abstergo Industries, società di biotecnologia decisamente poco trasparente, funge da facciata per i Templari, imprigionando gli Assassini e utilizzando un dispositivo chiamato “Animus” per estrarre i loro ricordi genetici e scoprire i segreti dei loro antenati.
Nell’adattare Assassin’s Creed per il grande schermo, viene introdotto nella continuity un nuovo personaggio: Cal Lynch, interpretato da Michael Fassbender. Diretto discendente di diverse linee di importanti Assassini, Cal è un criminale reiterato che viene salvato dalla pena capitale dalle Abstergo Industries, la moderna incarnazione dei Templari. È quindi costretto a partecipare al Progetto Animus e a rivivere i ricordi del suo antenato, Aguilar de Nerha, un Assassino vissuto durante l’Inquisizione spagnola. Man mano che Lynch continua a rivivere i ricordi di Aguilar, comincia anche ad acquisire la comprensione del suo traumatico passato e del suo ruolo nel conflitto secolare tra le due fazioni.
Michael Fassbender, il principale protagonista del film, è stato in grado di intuire le possibilità narrative offerte da questa trasposizione del videogioco di fantascienza in cui ci si sposta nel tempo: “quando mi hanno spiegato l’idea della memoria del DNA – osserva l’attore – sono rimasto colpito da come potesse essere una teoria scientifica molto credibile”. I personaggi da lui interpretati, Cal e Aguilar, sono stati creati appositamente per il film. L’attore stesso ci dice di Cal: “non ha una stirpe a cui sente di appartenere; è una sorta di anima perduta, che entra ed esce continuamente dal carcere”. Al contrario Aguilar è “qualcuno che appartiene al Credo, ha una causa a cui è devoto e la persegue”.
A dirigere Michael Fassbender e Marion Cotillard è stato nuovamente Justin Kurzel, che li aveva già affiancati in Macbeth esattamente un anno fa. Per il regista, il viaggio di Cal era la parte più interessante del progetto. Attraverso la scoperta della verità sui suoi antenati, Cal acquisisce prospettiva sul suo travagliato passato e comincia a muoversi in una direzione che lo porta a capire e abbracciare il suo ruolo nel mondo.
Esplorare questioni fondamentali, ad esempio su come la storia possa plasmare l’identità, era di primaria importanza per il regista, ed è stato affascinato dal concetto di memoria genetica, su come le nostre azioni e le scelte che facciamo possano risuonare attraverso le generazioni. “Si tratta di un uomo che impara chi è attraverso le esperienze e le vite di coloro che sono venuti prima di lui – racconta Kurzel – questo mi ha sempre intrigato. Se siete all’oscuro sui vostri antenati, come fate a dare un senso a certe emozioni che potreste provare e che sono effettivamente motivate dal vostro DNA? Questa è una parte integrante e il motore del concetto di Assassin’s Creed, che lo eleva dall’essere un semplice videogioco”.
Uno dei più grandi successi del franchise è stato l’astuto matrimonio tra la storia vera e propria e l’aspetto fantasy che la arricchisce. Assassini e Templari sono entrambi due gruppi esistiti realmente, le cui reali filosofie erano diametralmente opposte, e, la cui struttura fondata sulla segretezza ha portato a molte speculazioni circa le loro motivazioni. Gli Assassini sono ispirati agli islamici Hashashins di Nizari, un ordine segreto che seguiva una figura conosciuta come il Vecchio della Montagna. Nel corso di 300 anni gli Assassini hanno ucciso centinaia di obiettivi importanti, ed in effetti la stessa parola “assassino” deriva proprio da questa setta. I Crociati, che sono stati la spina dorsale del primo Assassin’s Creed, hanno trovato il clan particolarmente temibile; inoltre la loro leggenda fu arricchita dalle storie delle Crociate raccontate da Marco Polo.
I Cavalieri Templari, al contrario, erano un ordine cristiano fondato durante il Medioevo e durato quasi due secoli. Ufficialmente sanzionato dalla Chiesa Cattolica Romana, l’ordine templare annoverava tra le sue fila alcuni tra le più importanti e temute figure dell’epoca; il gruppo aveva enorme potere e influenza fino al suo scioglimento nel 1312. Il suo improvviso scioglimento al culmine del suo potere ha portato alla credenza che l’organizzazione avesse semplicemente deciso di nascondersi, per continuare a esercitare la sua influenza.
È stato sia attraverso le ricerche sulla Spagna del XV secolo, che sul gioco stesso, che Justin Kurzel ha trovato il mondo del film: “non sapevo molto del gioco – racconta – ma ero abbastanza stupito dal livello di dettaglio, sforzo e passione che c’era nel videogioco. Ha un’integrità storica non è solo intrattenimento dozzinale; si percepisce una trama sotto, una visione, una voce e una cultura, ti fa aprire gli occhi”.
“Agiamo nel buio per servire la luce. Noi siamo gli assassini”.