Dal 30 gennaio al 4 febbraio al Teatro India la scrittrice sarda, premio Nobel, Grazia Deledda torna a vivere in scena con lo spettacolo di Marcello Fois, Quasi Grazia, un vero e proprio romanzo in forma di teatro interpretato da un’altra scrittrice, Michela Murgia, per la regia di Veronica Cruciani.
Una narrazione agita direttamente dai personaggi, in cui ogni capitolo corrisponde a un atto della pièce. Il primo è ambientato a Nuoro, la mattina del febbraio del 1900 in cui la scrittrice si trasferisce col marito da Nuoro a Roma; col secondo ci si sposta a Stoccolma, nel dicembre del 1926, il pomeriggio che precede la cerimonia ufficiale di consegna del Nobel; il terzo si svolge a Roma nel 1935, nello studio radiologico in cui le verrà diagnosticato il tumore che la ucciderà nel 1936. «La mia idea – dichiara Marcello Fois – era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente».
Con queste parole lo scrittore nuorese evoca Quasi Grazia, il suo “romanzo in forma di teatro”, in cui viene immortalata la figura di Grazia Deledda in momenti cruciali della sua biografia: dalla ventinovenne indocile, alle prese con la sua Nuoro di inizio Novecento, passando per il distacco – tra correnti emotive alternate – dalla Sardegna, fino a quando, autrice controversa e di grande successo, ottiene il premio Nobel per la letteratura, il primo conferito a una donna italiana.
Michela Murgia interpreta il personaggio di Grazia Deledda e nella rappresentazione orchestrata dalla regia di Veronica Cruciani, questa sovrapposizione viene portata ai massimi termini, «la presenza di Michela Murgia, per la prima volta in scena, non è casuale – racconta la regista – sarda, scrittrice e attivista per i diritti delle donne, era ideale per generare un effetto doppelganger, in cui la sua figura di donna contemporanea e quella della ragazza sarda del ‘900 si richiamassero continuamente come in un controcanto». La forza del testo viene inoltre espressa e vivificata sulla scena dalla presenza di Lia Careddu – anima storica del Teatro di Sardegna – nel ruolo della madre di Grazia, nonché Super Io severo; Marco Brinzi nei panni del devoto marito Palmiro Madesani e Valentino Mannias – Premio Hystrio alla vocazione 2015 – che snoda la sua interpretazione sui ruoli del fratello Andrea, di Ragnar, giornalista svedese e Stanislao, tecnico di radiologia.
La regista opera una scrittura scenica che indaga i diversi piani di rapporto tra realtà e atto creativo, restituendo una drammaturgia per quadri a partire dalla traccia del testo di Fois, su cui opera delle sezioni visionarie e immaginifiche, scaturite dall’incrocio con le novelle di Deledda, «tirando in campo tutto il suo immaginario onirico e portando una ventata di magia e di letteratura viva sulla scena».
Lo spettacolo raccoglie una pluralità di talenti e assolve al compito politico di conferire voce a una scrittrice libera, controversa, emancipata – come rileva Michela Murgia: «È infatti evidente che Deledda per realizzare sé stessa abbia pagato, oltre ai sacrifici personali, anche un altissimo prezzo sociale: enorme su di lei la diffidenza radicale del mondo letterario italiano[…] La sua storia di determinazione personale è un paradigma non solo per le donne di tutti i tempi, ma per chiunque voglia realizzare un sogno partendo da una condizione di minorizzazione». Constatata la necessità politica di fornire una genealogia femminile, composta dalle vite delle donne che hanno deviato dai percorsi imposti dall’egemonia maschile, Quasi Grazia raccoglie l’eredità della scrittrice sarda in una rappresentazione densa e originale.