Presentato in Concorso nella sezione Orizzonti dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, è da oggi al cinema Il Più Grande Sogno, il film diretto da Michele Vannucci che si ispira alla vera la storia di Mirko Frezza, nei panni di se stesso.
A 39 anni Mirko è appena uscito dal carcere: fuori, nella periferia di Roma, lo aspetta un futuro da inventare. Quando viene eletto Presidente del comitato di quartiere, decide di sognare un’esistenza diversa. Non solo per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutta la borgata in cui vive.
Questo film racconta di un “bandito” che, aiutato dal suo migliore amico Boccione, vuol trasformare l’indifferenza del quartiere in solidarietà, l’asfalto in un rigoglioso campo di pomodori, inventandosi custode di una felicità che neanche lui sa bene come raggiungere. È la storia di un sogno fragile e irrazionale, capace di regalare un futuro a chi non credeva di meritarsi neanche un presente.
Il regista Michele Vannucci racconta così la genesi del film: “nell’agosto 2012 ho incontrato Mirko durante i provini del mio cortometraggio di diploma al Centro Sperimentale. Aveva quarant’anni e una vita di strada che cercava di lasciarsi alle spalle. Mi ha raccontato che era stato eletto presidente di quartiere, che aveva aperto un’associazione, che stava per nascere il suo terzo figlio. Davanti ai miei occhi si stava scrivendo una storia che riguardava anche me; ciò che cercava lui era ciò che cercavo anch’io: un’altra identità”.
Vannucci l’ha frequentato per tre anni, mettendosi ad ascoltare i suoi racconti e dando vita alla storia de Il Più Grande Sogno. Il regista lo definisce così: “è un film di finzione che nasce dalla realtà e che, grazie alla generosità di un gruppo di persone disposte a mettersi in gioco, torna alla realtà attraverso una messa in scena che si muove libera tra commedia, melò e crime”.
Il protagonista Mirko Frezza aggiunge: “Mirkone” e “Mirko” non sono la stessa persona: “Mirkone” ha una storia criminale, una specie di reputazione alimentata anche da “leggende” del quartiere. Era un “personaggio” che doveva esistere. Mirko, invece, è quello che sono davvero e il film che ha girato Michele, per quanto sia solamente ispirato alla mia vita, racconta la mia storia, quella del mio quartiere, nel modo più “puro” e con il tono che, veramente, mi appartiene di più: ridi per tutto il film per quello che vedi, ma poi ci pensi e ti dici “non c’è proprio un cazzo da ride’”.
“Questo film è dedicato a chi ogni giorno lotta per la vita che sogna”.
Michele Vannucci