Martedì 1 settembre, come pre-apertura della 77esima Mostra Del Cinema di Venezia, verrà presentato Molecole, il nuovo film documentario di Andrea Segre che racconta l’arrivo del lockdown a Venezia. Tra archivi in super8 e immagini uniche e irripetibili della cittá vuota, la città lagunare vive nel documentario diventando un simbolo forte e fragile di rinascita. Il film uscirà nelle sale il 3 settembre 2020 distribuito da ZaLab in collaborazione con Lucky Red.
Il film
Ci sono cose che è molto difficile per un padre condividere con suo figlio e che un figlio può iniziare a capire solo diventando padre. Tra febbraio e aprile di quest’anno Andrea Segre, che da anni vive a Roma, è rimasto bloccato dal lockdown a Venezia, la città di suo padre e solo in parte anche sua. Lì stava lavorando a due progetti di teatro e cinema sulle grandi ferite della città: il turismo e l’acqua alta. Mentre girava il virus ha congelato e svuotato la città davanti ai suoi occhi, riconsegnandola alla sua natura e alla sua storia, e in qualche modo anche a lui. Ha raccolto appunti visivi e storie e ha trascorso quei giorni nella casa di famiglia, dove ha avuto modo di scavare nei ricordi di ragazzo e di figlio, che lo hanno trascinato più a fondo di quanto pensasse.
Archivi personali in super8 di Ulderico, il padre del regista e vero protagonista del film, si alternano a incontri con cittadini veneziani, che raccontano il rapporto tra la città e le acque e nello stesso tempo vivono l’arrivo inatteso del grande vuoto che ha invaso Venezia e gran parte del mondo. A tenere assieme le immagini sono la voce fuoricampo del regista, le musiche di Teho Teardo e un’atmosfera di attesa e stupore, che pervade tutto il materiale visivo ed esistenziale di questo strano viaggio, irreale (nel senso di fantastico) e irrealizzabile (nel senso di non programmabile, non organizzabile), ma nel cuore di un evento molto reale e storico, che ha segnato e segnerà il mondo per sempre.
Andrea Segre racconta…
“Per fare un film bisogna pensarlo, scriverlo, organizzarlo, girarlo. Per Molecole non c’è stato nulla di tutto ciò. Non mi sono nemmeno accorto di girarlo. L’ho vissuto ed è uscito da solo, in un tempo e una dimensione che non potevo prevedere e che non ho saputo contenere. Molecole è sgorgato, come l’acqua. In un vortice di vuoti e scomparse, di silenzi e paure, ma anche di epifanie e sorrisi. Parole, volti, foto, incontri e memorie: non ho potuto controllare nulla di tutto ciò, ho solo avuto la sensazione che non potevo andarmene e lì sono rimasto. In un tempo che si è annullato, in uno spazio che si è sospeso. Come un miracolo contemporaneamente reale e surreale. Un incontro con ciò che non potevo non incontrare, ma che non sapevo di star incontrando. Come le molecole, la materia di cui tutti siamo fatti, ma che non possiamo vedere. Io non sono veneziano. Mio padre era veneziano, ed era un fisico-chimico. Studiava i movimenti delle molecole, i piccoli elementi della materia che non vediamo ma che determinano l’evoluzione delle nostre vite. Spesso in modo imprevedibile. Come il virus che ha bloccato il mondo nell’inverno 2020 e che d’improvviso, mentre stavo girando per un altro progetto, mi ha consegnato ad una Venezia solitaria e magica, dove senza accorgermene ho potuto ricontrare mio padre e capire cosa questa sua città fragile e potente può insegnare“.