Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca sono i protagonisti di Nessuno Si Salva Da Solo il film diretto da Sergio Castellitto tratto dall’omonimo romanzo (edito da Mondadori) di sua moglie Margaret Mazzantini e da oggi al cinema.
Prima di separarsi, Delia e Gaetano sono stati sposati e hanno avuto due figli. Lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi. Si erano conosciuti quando avevano intorno ai venticinque anni. Si erano innamorati. Pazzi, l’uno dell’altra. Lui raccontava a lei dei suoi sogni, la letteratura, il cinema, lei confessava a lui i suoi dolori, l’anoressia, i conflitti con sua madre. Poi era nato Cosmo, che sanciva la nascita di quella famiglia un po’ sbilenca, ma felice. E qualche anno dopo, quando le cose già cominciavano a non andare, era nato Nico.
Sono passati dieci anni, Delia e Gaetano si sono separati. Una sera d’inizio estate si ritrovano a cena, “invecchiati” ma ancora giovani, per discutere di come organizzare le vacanze dei figli, insomma, quel penoso gioco di turni che le coppie separate devono affrontare. Ma presto capiremo che la posta in gioco durante quella cena è più alta. Su quel tavolo c’è il corpo stesso del loro amore, di ciò che resta, di ciò che rimpiangono. Il racconto della cena verrà interrotto e nutrito dai flash back del loro passato, quando si sono conosciuti e amati, il coro dei loro amici, quella generazione cresciuta tra “la caduta del muro di Berlino e l’11 settembre” e per tutta la sera, durante quella micidiale cena, proveranno a capire perché non ce l’hanno fatta a stare insieme, a rispettarsi, a crederci.
Un conflitto drammatico quello fra Gaetano e Delia ma che non esclude la commedia, il paradosso tragicomico delle relazioni amorose spesso in bilico tra rabbia e sberleffo. Chi ha ragione? Chi è la vittima? Chi ha tradito? Il tavolo di quel ristorante diventa un ring dove Delia e Gaetano si raccontano e ci raccontano la loro storia d’amore e di disamore.
Al tavolo accanto, una coppia di signori anziani che amoreggiano (Roberto Vecchioni e Angela Molina), si sorridono e forse sorridono di quei due ragazzi. Si conosceranno, alla fine della cena, e forse riusciranno a suggerire a Delia e Gaetano una possibilità, una soluzione. Sulla strada verso casa, dopo la cena, Delia e Gaetano troveranno di nuovo il desiderio di continuare a parlarsi, cercarsi, magari sfottersi, eppure ancora desiderosi di voltarsi a guardare la nuca dell’altro che se ne va. Perché la passione di quell’amore e la rabbia per la sua fine sono ancora pericolosamente vicine. Perché in fondo “Nessuno si salva da solo”.
Vi proponiamo di seguito due domande e risposte a testa rilasciate dal regista Sergio Castellitto e dai due protagonisti della storia, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca.
Che tipo di approccio ha avuto verso il romanzo?
Sergio Castellitto – “Ho cercato di introdurre un elemento di commedia, piuttosto “arrabbiata”, in un romanzo acido e lucido, il più contemporaneo che Margaret abbia mai scritto, e con questo termine intendo qualcosa di diverso da “moderno”, penso a qualcosa che accade contemporaneamente alla nostra vita ma anche a qualcosa di universale in cui si possono identificare sia le generazioni più adulte – che riconoscono nei conflitti, nell’amore e nel disamore qualcosa che è successo anche nelle loro vite – sia quelle più giovani che se non riconosceranno qualcosa di già accaduto percepiranno però che si tratta di qualcosa che forse li riguarderà in futuro. In questo senso quella formata da Delia e Gaetano è una coppia che incarna un amore che appartiene ed apparterrà a tutti per la capacità che il libro e il film, spero, hanno di raccontare qualcosa di intimo e personale che è anche molto universale”.
Come definirebbe il film?
Sergio Castellitto – “Credo che il film abbia molti livelli… è un racconto sulla creatività e sulla frustrazione della creatività, (lei ha scelto un mestiere creativo come quello della nutrizionista, lui vorrebbe fare lo scrittore… è una riflessione sull’erotismo che tra Gaetano e Delia è fondamentale, ma non ho escluso la commedia, il paradosso tragicomico delle relazioni amorose spesso in bilico tra rabbia e sberleffo, e poi alla fine, molto semplicemente una storia d’amore. Lo considero anche un film politico perché non c’è niente di più politico della nostra intimità, raccontiamo l’amore ai tempi della crisi perché in fondo l‘unica cosa che vivendo in una comunità ci dovrebbe tenere in vita sono le relazioni e i conflitti con gli altri. E’ questa la nostra guerra quotidiana, in questo mondo circondato da guerre atroci. è una storia politica perché mettendo il naso fuori casa, (ma anche in casa…), tutti noi ci incontriamo per interagire, confliggere o armonizzarci, tutti noi abbiamo rapporti con gli altri che interagiscono con il nostro lavoro, la nostra sessualità.
“Nessuno si salva da solo” dice Roberto Vecchioni ai due protagonisti lasciando queste parole un po’ sospese e che forse sul momento Gaetano e Delia neanche capiscono. Sembra l’illustrazione di un principio al quale spesso ci si sottrae: aiutare chi ha bisogno anche a costo di intromettersi. Succede che intromettersi sia un dovere, il titolo vuol dire che dobbiamo fare tutti i conti con la solitudine e che possiamo uscirne solo se riusciamo a confrontarci con gli altri, magari armando un conflitto. Nessuno però può chiudersi dentro un cerchio magico e rifiutare l’aiuto, siamo chiamati tutti a farci gli affari degli altri e speriamo che qualcuno si faccia anche i nostri… perché questo significherà aiutare ed essere aiutati”.
Chi è Gaetano?
Riccardo Scamarcio -“E’ un provinciale di Ostia con buoni propositi di scrittore che non è completamente realizzato, c’è una frustrazione da qualche parte che agisce. Delia ha un’estrazione sociale più borghese e ha delle lacune da qualche parte, delle nevrosi e problematiche che Gaetano non ha, essendo un tipo più pragmatico e portato a semplificare le cose, mentre lei è portata a complicarle facilmente, e da un punto di vista dei difetti di uno e dell’altro questa attitudine può essere vista come inversamente proporzionale. Gaetano potrebbe anche essere “letto” come un tipo superficiale ma in fondo si rivela l’unica persona in grado di alleviare le pene di questa ragazza, con quel suo spirito un po’ minimalista che semplifica tutto in realtà è un tipo che si preoccupa e che a lei tiene molto. Quelle che si incontrano sono due persone diverse ma la loro differenza le unirà profondamente per poi dividerle quando inizierà la loro crisi: nella storia aleggia anche una sorta di nostalgica amarezza, a volte le cose prendono una piega sbagliata e noi siamo portati a lasciare che le cose importanti si perdano”.
Che cosa hai messo di tuo nel personaggio?
Riccardo Scamarcio – “Gaetano mi appartiene abbastanza nella sua leggerezza, in un certo atteggiamento spensierato e scanzonato, io nella vita sono una persona che tende a voler risolvere i problemi e non a crearli. Ci sono poi altri aspetti come una certa debolezza del personaggio nel non riuscire ad essere incisivo, c’è una certa lascività nel non voler per forza arrivare allo scontro e a volte questo atteggiamento può rappresentare una forma di responsabilità rispetto al non prendere una decisione, a cercare di sistemare le cose: si tende a subire e a sopportare un po’ troppo certe situazioni su cui non si è d’accordo ma poi si fa finta di esserlo perché non si vuole arrivare allo scontro”.
“Da un certo punto di vista c’è una mancanza di Gaetano nel non essere un tipo completamente responsabile ma alla fine sia lui che Delia sono due personaggi complessivamente positivi, hanno dei difetti caratteriali ma sono mossi da buoni propositi. Delia è un po’ più dura e certe cose a lui non le perdona, Gaetano invece è più portato a perdonare ma nello stesso tempo è meno esigente con se stesso e forse per questo ha delle responsabilità in più. Si finisce col voler bene ad entrambi nonostante i loro difetti caratteriali che sono ben raccontati, lui è un ragazzo che cerca anche di essere un buon padre e un buon marito riuscendoci a metà ma nei suoi confronti non c’è condanna, c’è semmai una certa indulgenza perché sono entrambi due vittime. “Nessuno si salva da solo” non ha paura dei sentimenti e non è un film cinico, quando qualcuno si trova a vivere una relazione come quella che raccontiamo c’è poco spazio per il cinismo, raccontiamo due giovani italiani, una madre e un padre che comunque cercano di salvare il salvabile ed è questo il punto nevralgico del film che si scioglierà solo alla fine, quando si vedrà se i due riusciranno o meno a salvare il loro rapporto”.
Che cosa ti succede in scena?
Jasmine Trinca – “Delia vive con Gaetano da subito un amore folgorante e una profonda passione reciproca che loro “divorano” forse anche in maniera sprovveduta, come dice Sergio Castellitto, nel senso che bruciare in un modo simile un amore da una parte fa vivere momenti pieni e indimenticabili ma dall’altra rappresenta anche qualcosa di estremo. Nel racconto viene analizzato l’iter di un rapporto sentimentale che passa dalla follia amorosa all’innamoramento, alla condivisione, alla nascita dei figli e poi alla crisi, all’allontanamento, allo “strappo”. Quello che trovo bello è che il percorso dell’amore (passione, deterioramento e consapevolezza della fine di una relazione) potrebbe essere identificato come un “luogo comune” ma questa volta questa parola va intendersi nel senso di accomunare davvero: le persone si riconoscono in un esempio che parla di tutti ed è per questo che il film riesce ad arrivare in profondità a livello emotivo”.
Che cosa ti ha interessato di Delia?
Jasmine Trinca – “Penso che all’interno del suo essere una giovane borghese lei da adulta dia l’immagine di una donna irrigiditasi nel tempo ma nel frattempo gli spazi di follia riescono a raccontare bene i suoi sentimenti di donna appassionata e la passione frustrata per una storia d’amore che si è persa lungo la strada. Durante la cena al ristorante con Gaetano, in quel vero e proprio match che si instaura tra loro, nel suo essere altera e distaccata c’è il tentativo di interpretare un ruolo ma ci sono anche dei momenti in cui lei “esplode” rabbiosamente contro il marito che reagisce dicendole “sei ancora innamorata di me…”. Mi interessava trovare piccoli elementi che svelassero qualcosa di diverso di Delia, mi piaceva molto che si potesse osservare il passaggio del tempo su di lei non solo attraverso la trasformazione fisica ma anche attraverso il suo cambiamento emotivo di persona che passa dalla follia amorosa iniziale, allo slancio, alla positività fino alla frustrazione e alla chiusura successiva”.