Nicolas Bedos fa il suo esordio alla regia con Un Amore Sopra le Righe (Monsieur et Madame Adelman) il film – da oggi nelle sale – che ha anche interpretato e sceneggiato insieme alla sua compagna, Doria Tillier, al suo esordio come attrice.
Quando Sarah (Doria Tillier) incontra Victor (Nicolas Bedos) nel 1971, non immagina che diventerà uno dei più importanti scrittori francesi e che passeranno insieme 45 anni pieni di passioni, tradimenti, delusioni e successi. Ma chi è veramente la donna che vive all’ombra del celebre marito? Il film narra le vicende amorose e i segreti inconfessabili di una coppia molto fuori dal comune, sullo sfondo della storia dell’ultimo mezzo secolo.
Lasciamo ora spazio ad un estratto dell’intervista rilascita dall’attore e regista Nicolas Bedos.
Da dove viene l’idea del film?
Tutto ha avuto inizio da alcune improvvisazioni su cui scherzavamo spesso io e Doria per esorcizzare le nostre paure e le nostre ansie – il futuro, la famiglia, diventare adulti, i tradimenti. A un certo punto ci siamo resi conto di aver creato una vera e propria galleria di personaggi terrificanti. Alcune di queste scenette potevano durare per ore intere. A volte usavamo alcuni di questi avatar immaginari per sottrarci a un litigio, per appianare una discussione, per risollevare l’umore dopo un fine settimana disastroso. In Doria in particolare, la cui timidezza spesso ne inibisce la parlantina, la trasformazione era spettacolare. Non appena entrava nei panni di uno di questi personaggi – una donna libidinosa per esempio, tutto in lei cambiava radicalmente: il suo viso, la sua voce, il suo modo di muoversi. Questi nostri momenti di delirio e farneticamenti ci permettevano di affrontare numerosi temi, anche seri, con umorismo. Una sera Doria mi ha detto di avere riportato per iscritto alcune delle nostre improvvisazioni, e che avremmo potuto utilizzarle come base per la sceneggiatura di un film. Abbiamo cominciato così. Successivamente ci siamo concentrati su una sorta di studio sociologico della coppia, anche prendendo spunto dai nostri amici e dalle nostre famiglie. Come spesso accede in questi casi, il film disegna una linea tra vissuto personale e fantasia. Stranamente, sebbene il film ripercorra 45 anni di vita di coppia, la costruzione della struttura del film è emersa in modo abbastanza naturale e in breve tempo.
Il protagonista, Victor Adelman, è uno scrittore. Perché questa decisione?
Il protagonista del film non è tanto il marito scrittore, ma la moglie. Per definire il personaggio di Sarah ci siamo ispirate a numerose donne che vivono nell’ombra, operando dietro le quinte e mantenendo una relazione ambivalente con il partner esposto alla notorietà. Pensavo ad esempio alla vita delle donne che hanno fatto parte della vita di Paul Morand, Saint-Exupéry, Céline, Picasso. Devi sapere che io sono cresciuto venerando la figura di Simone de Beauvoir. Inoltre, volevamo che la nostra coppia di finzione fosse una coppia con uno spiccato lato creativo.
Si tratta del primo film che hai scritto con la tua compagna, come è stato lavorare insieme?
Volevo che Doria fosse stupita e sorpresa. Tutto è partito da questo presupposto. Abbiamo creato la struttura narrativa a quattro mani. Doria seduta al computer dava vita a ciò che io improvvisavo ad alta voce a pochi passi da lei. Mi fido moltissimo dell’istinto di Doria, e ogni volta che la vedevo con un’espressione corrucciata o fare una smorfia sapevo che dovevo aggiustare il tiro e modificare la scena e le battute. La verità è che ci becchiamo e discutiamo su tutto, ma mai su cose che riguardano il lavoro! Lavorando insieme ci siamo accorti di provare grande ispirazione l’uno per il personaggio dell’altra. Doria ha sviluppato molto bene il personaggio di Victor, io invece ho sviluppato il personaggio di Sarah. Essere così vicini durante la lavorazione è stata una fonte di ricchezza di idee per entrambi. Io in particolare ero ossessionato da Sarah, tanto che a un certo punto Doria ha dovuto ricordarmi di non tralasciare Victor e di non abbandonarlo. Doria mi ha incoraggiato a esplorare, attraverso Victor, i miei lati più nascosti e oscuri – la gelosia, il rancore, le perversioni – e l’ho trovato liberatorio poter metterli in scena. Questo film appartiene molto a Doria, soprattutto in relazione all’equilibrio necessario alle relazioni. Lavorare insieme è stato molto bello e scorrevole. Ciò nonostante, avevo bisogno di ritirarmi in solitudine per poter riscrivere e rivedere i dialoghi. Per farlo dovevo stare da solo.
Quanto è autobiografico il film? Ti sei mai chiesto fino a che punto potevi spingerti?
Il fatto che il film sia basato su personaggi venuti fuori dalle nostre improvvisazioni ci allontana da subito da un racconto autobiografico. L’elemento maggiormente biografico resta comunque la tendenza che hanno Sarah e Victor di teatralizzare le loro vite. Anche noi siamo affetti dalla stessa nevrosi. Dalla teatralizzazione spesso il passo è breve e si arriva alla provocazione o alla trasgressione. Mi chiedo se farà ridere o se potrebbe essere considerato come veritiero, non mi faccio altre domande. Non posso prevedere se questo sconvolgerà o meno il pubblico, anche perché ci sono molti tipi di pubblico. Il mio lavoro consiste nell’essere sincero e audace. Questa è l’unica regola che seguo quando scrivo un libro, uno spettacolo o un articolo. Di una cosa sono sicuro, né io né Doria desideriamo cadere nella tentazione di mettere in scena una tradizionale commedia romantica. Non si tratta di un rifiuto verso la poesia, la tenerezza o il melodramma – al contrario, il mio film parla di una grande storia d’amore. Ma nella vita reale non è inusuale che un “ti amo” sia seguito da un ringhio.
Nel film il tuo personaggio non è il vero eroe del racconto: è una scelta voluta?
Il film vuole essere un omaggio alle donne, in particolare a quelle innamorate. Sono cresciuto circondato dalle donne, con una madre e tre sorelle. Sono state loro a insegnarmi tutto e loro mi capiscono davvero. Mi interessano le donne come loro, è a loro che mi sono ispirato per il personaggio del mio primo film, Sarah. È lei a dare supporto a Victor fin dall’inizio della storia fino alla fine. Dal primo giorno in cui Sarah ha incontrato Victor, si è trovata a fantasticare su di lui e ha continuato a credere che fosse come lo aveva sempre sognato. Purtroppo la realtà è molto meno lusinghiera. Più Sarah sbocciava – sia a livello intellettivo che fisico – più Victor restava indietro, non teneva il passo, perdeva perfino i capelli. I sentimenti che provano l’uno verso l’altra sono instabili, continuano a oscillare e a cambiare di intensità, incrociandosi di continuo ma senza mai andare in sincrono. Volevo affrontare questa disparità che genera alti e bassi e inquina le relazioni. Nello stesso tempo Victor non può fare a meno di continuare a testare i sentimenti che la moglie prova per lui, probabilmente a causa della mancanza di fiducia in se stesso e per altre ragioni che lo spettatore scoprirà solo alla fine del film. E’ questo il fulcro del film. Senza gli eccessi e gli sbagli di Victor il film non esisterebbe, perché è la storia di un uomo fragile che, senza l’intelligenza e l’incoraggiamento da parte della compagna, non sarebbe andato da nessuna parte.
È un film che parla d’amore o di creatività artistica? Possiamo definire Un Amore Sopra le Righe un film romantico?
Sono due aspetti profondamente collegati tra loro. L’aspetto più romantico consiste nel fatto che Sarah decide, per ragioni quasi metafisiche, di legare il suo destino a quest’uomo. Credo sia bello vedere nel film tutta la creatività e l’inventiva che i due protagonisti impiegano per superare le prove più difficili e uscirne vittoriosi. È come se la loro storia si trasformasse in un oggetto estetico. Va oltre i sentimentalismi. Nel film si alternano in continuazione aspetti positivi e negativi, dall’inizio fino alla fine della pellicola.