Dal 3 marzo è al cinema Regali Da Uno Sconosciuto – The Gift, il thriller psicologico diretto dall’attore, sceneggiatore e produttore Joel Edgerton, qui alla sua prima esperienza da regista. Al centro del film la domanda: che cosa accadrebbe se qualcuno a cui in passato si è fatto del male ricomparisse dopo un incontro casuale?
Simon (Jason Bateman) e Robyn (Rebecca Hall) sono una giovane coppia di sposi la cui vita procede tranquillamente fino a quando un incontro casuale con un conoscente di Simon getta la loro vita in una spirale di esperienze sconvolgenti. All’inizio Simon non riconosce Gordo (Joel Edgerton) ma, dopo una serie di incontri indesiderati e regali misteriosi dai significati inquietanti, un orribile segreto riemerge dal passato dopo oltre vent’anni. Quando scopre l’inquietante verità su ciò che è accaduto tra Simon e Gordo, Robyn comincia a porsi delle domande: quanto conosciamo realmente le persone più vicine a noi e ci si può davvero lasciare il passato alle spalle?
Joel Edgerton con questo film voleva rispondere a diverse domande: che cosa accadrebbe se un bullo dei tempi del liceo incontrasse per caso la sua vittima circa quindici anni dopo? Quali sarebbero o potrebbero essere le conseguenze? In che modo il passato potrebbe influire sul presente? In che modo il passato, con i suoi misteri irrisolti, potrebbe sconvolgere il presente?
Si tende a guardare al passato attraverso la lente delle proprie esperienze personali. Ciò che nel ricordo di una persona può aver rappresentato solo un innocuo scherzo, per un’altra può essere percepito come una offesa profondamente ingiusta. Le persone continuano comunque a fare la propria vita e le ferite del passato rimangono definitivamente sepolte sotto le innumerevoli esperienze e lezioni che la vita ci offre.
Ma se certi traumi non passano e non vengono superati, continuano a tornare, riaffacciandosi con prepotenza. Ci sono persone che non riescono a dimenticare e lasciano che un’offesa torni a galla prepotentemente e raggiunga un livello tale in cui risentimento e rabbia raggiungono il punto di non ritorno. Il film di Edgerton indaga le conseguenze che il passato condiviso da due persone può avere sul presente e i danni collaterali che ne derivano.
Edgerton è rimasto affascinato dal concetto che l’oblio a cui si affidano i torti del passato e la possibilità di un incontro casuale potessero far riemergere vecchie tensioni. Il film, in particolare, ha offerto l’opportunità di scoprire in che modo queste domande diventino protagoniste attraverso la lente di un thriller psicologico. Il film è essenzialmente una storia che racconta le conseguenze, le colpe e le responsabilità delle proprie azioni. Al centro della trama c’è un racconto che ammonisce sulle conseguenze che derivano dalla mancanza di responsabilità.
L’eleganza semplice della crescente spirale di terrore suscitata dalla storia è un omaggio alla sceneggiatura abilmente costruita da Edgerton. Le vibrazioni che accomunano un thriller di questo genere con il pubblico sono date dall’idea che esistano circostanze straordinarie che rientrano interamente nell’ambito del possibile. La paura nasce dal fatto stesso che la situazione è narrabile ed è facile immaginare di conoscere e incontrare nella vita di tutti i giorni persone come Simon, Robyn e Gordo e perfino persone le cui vite non sono poi così tanto diverse dalla propria.
Questa premessa presenta la paura con una sottigliezza più misteriosa e sofisticata rispetto al classico film del terrore. “Una bella coppia apre la porta a un estraneo – spiega Joel Edgerton – che sconvolge in seguito la loro vita”. E’ questa la situazione da cui prende le mosse il film, ma non è assolutamente la direzione finale verso cui converge. Uno degli aspetti più intriganti della storia e un fattore importante del senso di tensione quasi palpabile che permea il film, è l’idea che, mentre viviamo la nostra vita, ci possa essere una forza oscura che si muove con noi e di cui siamo completamente ignari.
La linea che separa la presa in giro dal bullismo può essere sottilissima e può variare moltissimo in base alla parte della barricata in cui ci si trova. Ciò che per qualcuno può essere considerato uno scherzo innocuo, per un altro può essere percepito come un comportamento profondamente offensivo. “Credo che quasi tutti siano stati oggetto di bullismo a scuola – afferma il regista – per quanto si tratti di un comportamento riprovevole, fa parte della natura umana di quei ragazzi che tutti noi siamo stati”. Un tipo di esperienza che plasma il modo in cui ci si comporta da adulti, “tutti segni e cicatrici che vengono impressi e non ti lasceranno mai”.
“Per questo quando ho scritto questa storia – conclude Edgerton – mi interessava sapere che fine hanno fatto le persone che hanno compiuto atti di bullismo nei nostri confronti e viceversa che fine hanno fatti quelle a cui noi abbiamo inflitto atti di bullismo: volevo che questa storia fungesse da specchio per assumersi le responsabilità del proprio passato e delle proprie azioni, ma con un reale senso di mistero e intrigo”.