Ricardo Darín è il volto de Il Presidente, il film scritto e diretto da Santiago Mitre che, dopo essere stato presentato al Festival di Cannes (sezione Un Certain Regard), arriva nei nostri cinema mercoledì 31 ottobre.
Il film
Invitato a partecipare al summit dei leader politici latino americani in Cile, finalizzato a definire le strategie e le alleanze geopolitiche del Sud America, Hernán Blanco (Ricardo Darín), il presidente argentino, vive un dramma politico e familiare che lo obbligherà a confrontarsi con i demoni che lo tormentano. Dovrà affrontare decisioni che potrebbero cambiare il corso della propria vita pubblica e privata: da un lato, un rapporto complesso, a livello emotivo, con la figlia e, all’altro, la decisione politica più importante della sua carriera.
Lasciamo spazio a due estratti delle interviste rilasciate dal regista Santiago Mitre e dal protagonista Ricardo Darín.
Santiago Mitre
Hernán Blanco è un uomo onesto che, mano a mano, rivela il proprio lato oscuro…
È consapevole della propria normalità e la rivendica a tal punto da usarla come strumento di marketing per commercializzare la propria immagine durante la campagna elettorale. In realtà, è un tratto comune a molti politici, ai quali piace vantarsi di essere “uomini comuni” per sembrare più vicini al popolo. Tuttavia, attribuire troppa importanza alla normalità può portare a sconfinare nell’anormalità. Un uomo che raggiunge tali livelli di responsabilità deve obbligatoriamente porsi dei limiti, dal momento che la sua vita privata e anche la sua famiglia possono essere usate contro di lui. Quando la figlia si presenta al summit, il presidente sa di doverla aiutare, in quanto padre, tuttavia, non ignora il pericolo che la sua instabilità rappresenta per l’uomo politico che è ormai diventato. La facciata di normalità, eretta a caro prezzo da lui e dal suo team, inizia a sgretolarsi. Non può più continuare a fingere che vada tutto bene.
Il cognome stesso del protagonista, Blanco, riassume in sé quel paradosso uomo/presidente…
Non è stato scelto per farne una metafora o un simbolo, tuttavia, è vero che, nel corso del film, il cognome finisce per
assumere una valenza speciale, per sottolineare l’ambiguità di un personaggio che, di primo acchito, sembra essere impenetrabile, perfino misterioso. Blanco non dice mai veramente ciò che pensa, ma le sue azioni ne tradiscono il pensiero. È stato anche divertente immaginare come sarebbero potuti essere la campagna elettorale e gli slogan di un uomo politico, che si ritrova un cognome come Blanco, per quanto vi siano solo brevi riferimenti ad essi nel film. Quel cognome serviva per calibrare e sviluppare meglio il personaggio.
Perché ha scelto come protagonista un presidente di fresca nomina, in luogo di un politico affermato?
All’inizio del film il presidente è in carica da sei mesi. È il primo summit internazionale al quale partecipa ed è proprio
questo che ci interessava. Hernán Blanco arriva a Santiago del Cile con la sua aria da persona “comune”, i suoi avversari e la stampa lo vedono come una persona influenzabile, ma man mano che proseguono i negoziati, acquisterà forza e sicurezza di sé. La sua evoluzione nel corso del summit è, in un certo qual modo, un racconto di formazione, la storia del suo apprendistato come presidente. Si troverà a dover prendere alcune decisioni che avranno una ricaduta enorme su di lui e sul suo Paese.
Ricardo Darín
Come definirebbe lei Hernán Blanco?
Hernán Blanco potrebbe tranquillamente sembrare uno dei tanti rappresentanti di Paesi sviluppati o in via di sviluppo, che intendono mantenere uno sguardo aperto e progressista. Si preoccupano delle ripercussioni che le loro azioni potrebbero avere sui mezzi di informazione e sulla popolazione, ma si lasciano anche tentare da nuove situazioni che non sempre sanno come gestire, nonostante in precedenza avessero già preso posizione in materia. Mano a mano che la storia si sviluppa, il personaggio di Blanco si trova soggetto a fortissime pressioni ed è interessante vedere quali decisioni prenda di volta in volta.
Hernán Blanco vuole essere un uomo comune. Crede che un presidente possa veramente permettersi la normalità?
Credo di sì, credo sia possibile. Il fatto che Hernán Blanco voglia essere un uomo comune o che abbia basato parte delle sue campagne politiche su tale assunto, non significa necessariamente che lui in quel momento lo sia. A partire dal momento in cui un leader politico inizia a dover assumere maggiori responsabilità e le sue azioni influenzano milioni di persone, immagino diventi difficile vivere una vita da persona comune. Anche volesse, il protocollo non lo consente. Nella fattispecie, Hernán Blanco ha dato prova di essere un uomo comune, tuttavia, nel film dovremo scoprire quale direzione prenderà in futuro.
Nel corso del film, Hernán Blanco inizia a mostrare la propria ambiguità. Lei come spiega il suo lato oscuro?
Specie nelle persone ambigue per loro natura, tale caratteristica inizia a manifestarsi con maggiore chiarezza quando sono sotto pressione. Quando una persona è sottoposta a un mucchio di tensioni, è quello il momento in cui si scopre ciò che veramente accade nel suo intimo. Invece, quando ha tutto sotto controllo, può raccontarci ciò che crede.