Dopo la presentazione – in anteprima nazionale – al 33° Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions, il 12 aprile esce al cinema The Happy Prince, il film che segna l’esordio alla regia di Rupert Everett. L’attore è anche l’interprete del protagonista del film, Oscar Wilde. La pellicola, che segue il suo esilio, è un inedito ritratto del lato più intimo di un genio che visse e morì per amore. Tra i protagonisti ci sono anche: Colin Firth, Edwin Thomas, Colin Morgan, Emily Watson, Tom Wilkinson, Miranda Richardson, Beatrice Dalle, John Standing.
Nella stanza di una modesta pensione di Parigi, Oscar Wilde (Rupert Everett) trascorre gli ultimi giorni della sua vita e come in un vivido sogno i ricordi del suo passato riaffiorano, trasportandolo in altre epoche e in altri luoghi. Non era lui un tempo l’uomo più famoso di Londra? L’artista idolatrato da quella società che l’ha poi crocifisso? Oggi Wilde ripensa con malinconia alle passioni che l’hanno travolto e con tenerezza al suo incessante bisogno di amare incondizionatamente.
Rivive la sua fatale relazione con Lord Alfred Douglas (Colin Morgan) e le sue fughe attraverso l’Europa, ma anche il grande rimorso nei confronti della moglie Constance (Emily Watson) per aver gettato lei e i loro figli nello scandalo dopo l’estrema condanna per la sua omosessualità. Ad accompagnarlo in questo ultimo viaggio solo l’amore e la dedizione di Robbie Ross (Edwin Thomas), che gli resta accanto fino alla fine nel vano tentativo di salvarlo da se stesso e l’ affetto del suo più caro amico Reggie Turner (Colin Firth).
Nel 2009, il produttore Jörg Schulze lesse un’intervista concessa da Rupert Everett nella quale rivelava di stare scrivendo la sceneggiatura sulla vita di Oscar Wilde. Grazie a una conoscenza comune di Berlino, Schulze si convinse che quello era un progetto serio: Everett aveva già finito di scrivere la sceneggiatura e stava cercando di organizzare la produzione del film. Londra sarebbe stata il logico punto di partenza per un film del periodo come quello, ma trovare i finanziatori soltanto nel Regno Unito sembrava irrealizzabile, così Schulze si fece avanti solleticato da quello che secondo lui era “una delle migliori sceneggiature mai lette prima”. Dopo alcune riflessioni con Rupert, fu chiaro che avrebbe dovuto esserne il regista, sebbene sarebbe stato difficile averlo anche nel ruolo del protagonista. Dopo quasi dieci anni, questo film vede finalmente la luce.