Basato sull’omonimo gioco della Hasbro, è dal 27 ottobre al cinema Ouija – Le Origini del Male, il film horror scritto e diretto da Mike Flanagan con protagonisti Elizabeth Reaser, Annalise Basso, Lulu Wilson, Parker Mack e Henry Thomas.
Nel 1967 a Los Angeles, una madre vedova di nome Alice Zander (Elizabeth Reaser) escogita uno stratagemma per migliorare il suo disonesto business di sedute spiritiche, inconsapevolmente, però, invita il male a entrare nella sua casa. Quando lo spirito malvagio s’impossessa della figlia più giovane, Doris (Lulu Wilson), la famiglia è costretta a confrontarsi con orrori inimmaginabili per salvarla, e per rimandare dall’altra parte lo spirito che si è impossessato di lei.
Un anno e mezzo dopo che il marito è stato ucciso, Alice è a corto di soldi e si ritrova a crescere da sola le figlie, la quindicenne Paulina (Annalise Basso) e Doris, che ha nove anni. Per fortuna per la sua attività in crisi, però, l’occulto scorre nelle sue vene. Sua madre era una sensitiva e le ha insegnato i trucchi del mestiere, che permettono ad Alice di ideare un inquietante numero per i suoi clienti desiderosi di parlare con i loro cari estinti. L’aspirante sensitiva non ritiene di essere una truffatrice. Anzi, è convinta di vendere ai suoi clienti la possibilità di avvicinarsi ai loro cari scomparsi – cosa che lei stessa desidererebbe fare.
Nonostante tutte le bollette da pagare, Alice acquista una tavola Ouija per aumentare la suspense e tenere incollati i clienti alle sedie durante le sue sedute. Ma nel momento esatto in cui la tavola entra nella casa, iniziano ad accadere degli strani episodi: rumori inspiegabili, incubi; ma la cosa più inquietante di tutte è che Doris inizia davvero a comunicare con i defunti, tra cui suo padre. Inizialmente, queste manifestazioni appaiono come doni dal cielo. L’attività di Alice va a gonfie vele e i clienti trovano conforto nel fatto di poter comunicare con i loro cari che non ci sono più. Tutto fila liscio, almeno fino al momento in cui la vera storia della casa non viene rivelata.
Proprio lì, alcuni decenni prima, un chirurgo con disturbi psicologici aveva effettuato degli esperimenti grotteschi su dei pazienti mentalmente disturbati. Adesso, per far sentire tutto il suo dolore, uno dei pazienti torturati si è impossessato di Doris. Padre Tom (Henry Thomas), preside della scuola delle ragazze, è preoccupato per Alice e per la sua famiglia, e così decide di indagare sul caso. Ma quando i quattro si ritroveranno a fronteggiare un’entità sovrannaturale (Doug Jones), per la quale neanche il sacerdozio avrebbe potuto preparare Tom, capiranno che gli spiriti che hanno aperto il portale non hanno alcuna intenzione di richiuderlo senza prima ingaggiare un combattimento all’ultimo sangue.
La storia della tavola Ouija è tanto misteriosa quanto il gioco stesso. A partire dalla metà del 1800, diversi congegni furono utilizzati allo scopo di comunicare con i defunti. Cavalcando l’onda del momento, l’imprenditore Charles Kennard e l’avvocato Elijah Bond fondarono la Kennard Novelty Company allo scopo di produrre e vendere queste “tavole parlanti”. Secondo la leggenda, i fondatori della società chiesero alla tavola come avrebbero dovuto chiamarla, e questa rispose indicando le lettere “O-U-I-J-A.” Quando le chiesero cosa significasse, la tavola indicò le lettere “B-U-O-N-A F-O-R-T-U-N-A”.
Kennard e Bond lasciarono la società all’inizio del 1900, e William Fuld, uno dei primi impiegati della società e azionista, assunse il commando e continuò a produrre le tavole Ouija. Dopo la morte di Fuld, nel 1927, i figli assunsero il comando della produzione del gioco, fino al 1966 quando la società Fuld vendette la proprietà della tavola Ouija alla Parker Brothers, che iniziò a produrre il gioco come lo conosciamo oggi. Nel 1991, la Hasbro acquistò la Parker Brothers e, ancora oggi, continua a produrre il gioco per le nuove generazioni di appassionati della tavola Ouija, sempre più desiderosi di vivere il mistero di questa ‘tavola parlante’.
Il regista visionario Mike Flanagan riteneva che sarebbe stato affascinante esplorare le superstizioni attorno alla tavola di Ouija, che risalgono agli anni ‘60, oltre che rivelare quali segreti sono sepolti sotto alla casa della famiglia, che vengono rivelati dalla tavola stessa. E così, il maestro dell’horror e il suo co-sceneggiatore, Jeff Howard, hanno immaginato la storia di Doris e Lina Zander, di come lentamente ma inesorabilmente scoprono i segreti che si celano nella casa, dove vivono assieme alla madre, Alice.
Per riuscire a creare un thriller che avesse al suo centro dei personaggi, Flanagan e Howard, inizialmente, hanno affrontato la sceneggiatura come se fosse un dramma in costume su una madre single e le sue due figlie. “Per i primi 45 minuti, anche L’Esorcista è un film drammatico, e non contiene alcunché di sovrannaturale – spiega Flanagan – il film introduce i personaggi e ti permette di identificarti con la loro realtà, così quando arriva l’horror ti afferra letteralmente alla gola”.
Per rispettare le attese dei fan più affezionati del genere horror, la coppia di sceneggiatori ha evitato d’incorrere nei ritmi tipici di questo genere, che tendono ad essere prevedibili: “se gli spettatori sentono tre secondi di silenzio dopo una battuta, sanno già che, di lì a poco, salteranno dalla poltrona per la paura – conclude Mike Flanagan – conoscono perfettamente i tempi, perciò è assolutamente indispensabile riuscire a fare qualcosa d’inaspettato”.
“La paura in questo film è molto più spontanea, proprio come la musica jazz”.
Mike Flanagan