Lo scorso anno, la 77. Mostra del Cinema di Venezia gli conferiva il Leone d’Oro alla Carriera con il Direttore Alberto Barbera che motivava così la scelta: “non è solo il più grande e influente regista spagnolo dopo Buñuel, ma l’autore che è stato capace di offrire della Spagna post-franchista il ritratto più articolato, controverso e provocatorio. I temi della trasgressione, del desiderio e dell’identità sono il terreno d’elezione dei suoi lavori, intrisi di corrosivo umorismo e ammantati di uno splendore visivo che conferisce inediti bagliori all’estetica camp e della pop-art a cui si rifà esplicitamente“. Una dichiarazione che celebra un regista davvero unico che il 25 settembre 2021 compie 72 anni: Pedro Almodóvar.
Lavorare per fare cinema
Nasce negli anni cinquanta a Calzada de Calatrava, in provincia di Ciudad Real, nel cuore profondo de La Mancia. Ad otto anni emigra con la famiglia in Estremadura, dove frequenta le scuole elementari e le superiori rispettivamente presso i Padri Salesiani e i Francescani. A diciassette anni si rende indipendente dalla famiglia e va a vivere a Madrid, senza soldi e senza lavoro, ma con un progetto molto concreto: studiare e fare cinema. Iscriversi alla Scuola Ufficiale di Cinema risulta però impossibile perché la stessa viene chiusa dal regime Franchista. Nonostante l’asfissia della dittatura, per un adolescente di provincia Madrid rappresenta la cultura, l’indipendenza e la libertà. Svolge molteplici e sporadici lavori, ma non può comprarsi la macchina da presa in Super 8 fino al momento in cui ottiene un lavoro “serio” presso la Compañía Telefónica Nacional de España nell’anno 1971. Per dodici anni lavora presso la C.T.N.E. come aiuto contabile nell’amministrazione, affiancando al lavoro della mattina altre attività che portano alla sua formazione come cineasta e come persona.
I primi film
Le mattine, grazie al lavoro in Telefónica, ha modo di conoscere a fondo la classe media spagnola degli inizi dell’epoca dei consumi, gli anni 70, i suoi drammi e le sue miserie: un intero filone a disposizione di un futuro narratore. Nei pomeriggi e di notte scrive, ama, fa teatro con il mitico gruppo indipendente Los Goliardos, gira film in super 8 (la sua unica scuola come cineasta). Collabora con diverse riviste underground, scrive racconti che vengono pubblicati. E’ membro di un gruppo parodistico punk-rock, Almodóvar e McNamara. La sua esplosione professionale coincide con l’esplosione della Madrid democratica della fine degli anni ’70, inizio ’80. Quella che nel mondo venne chiamata La Movida. Il suo cinema è figlio e testimonianza della neonata democrazia spagnola. Nel 1980 esce Pepi, Luci, Bom e le Altre Ragazze del Gruppo un film a costo quasi zero, realizzato in cooperativa con il resto della troupe, tutti debuttanti, tranne Carmen Maura. Dopo altri titoli – Labirinto di Pssioni (1982, il film d’esordio di Antonio Banderas), L’Indiscreto Fascino Del Peccato (1983), Che Ho Fatto Io Per Meritare Questo? (1984) e Matador (1986) – nel 1986 fonda con suo fratello Agustín la società di produzione El Deseo S.A. Il suo primo progetto è La Legge Del Desiderio (1987, nuovamente con Banderas). Da allora hanno prodotto tutti i film che Pedro ha scritto e diretto, oltre a realizzare i progetti di altri giovani registi.
Il successo e l’Oscar
Il riconoscimento internazionale arriva un anno dopo, 1988, con Donne Sull’Orlo Di Una Crisi di Nervi (candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero e liberamente ispirato da La Voce Umana di Jean Cocteau). Da allora i suoi successivi film – Légami! (1990), Tacchi a Spillo (1991), Kika – Un Corpo in Prestito (1993), Il Fiore Del Mio Segreto (1995), Carne Trémula (1997, tratto dall’omonimo romanzo di Ruth Rendell, si tratta della prima collaborazione con Penélope Cruz) – hanno raggiunto ogni angolo del mondo. Con Tutto Su Mia Madre (1999) ottiene il suo primo Oscar come Migliore Film Straniero, oltre al Golden Globe, la Miglior Regia a Cannes, il César, 3 Premi EFA, il David di Donatello, 2 Bafta, 7 Goya e altri 44 premi. Tre anni dopo Parla Con Lei (2002) ottiene un successo ancora maggiore (Oscar alla Miglior Sceneggiatura e molti altri premi in tutto il mondo tranne in Spagna). Come produttore realizza quattro film molto speciali, apprezzati in tutto il mondo per il loro coraggio e la loro delicatezza: La Mia Vita Senza Me (2003) e La Vita Segreta Delle Parole (2009) di Isabel Coixet; La Niña Santa (2004) e La Mujer Sin Cabeza (2008) di Lucrecia Martel (e nel 2017 le produrrà anche Zama).
Sempre grandi film
Nel 2004 La Mala Educación è stata scelto per inaugurare il Festival di Cannes. Raccoglie critiche straordinarie in tutto il mondo e riceve numerose candidature (Independent Spirit Awards, Bafta, César, EFA) vincendo il prestigioso premio per il Miglior Film Straniero del Circolo dei Critici di New York, nonché il Nastro d’Argento. Nel 2006 riceve il Premio Principe delle Asturie per le Arti. Lo stesso anno è in competizione al Festival di Cannes con Volver e ottiene il Premio per la migliore sceneggiatura e la miglior interpretazione femminile a tutte le attrici del film, capeggiate da Penélope Cruz. Vince anche altri 5 premi EFA, 5 premi Goya, il premio Fipresci, il National Board of Review, tra i tanti (per un totale di 72). Penélope è stata candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista, prima volta che per attrice spagnola, in un film di lingua spagnola. Ad oggi, Volver è, tra i suoi film, quello che ha ottenuto i maggiori incassi. Nel 2009 (anno in cui riceve la laurea Honoris Causa dalla prestigiosa Università di Harvard) arriva sugli schermi Gli Abbracci Spezzati, film con il quale compete di nuovo al Festival di Cannes e di nuovo con la Cruz protagonista. Due anni dopo, nel 2011, torna alla croisette sempre in Concorso con La Pelle Che Abito basato sul romanzo Tarantola di Thierry Jonquet. Per questo film vincerà il Premio alla Migliore Fotografia e il Premio della Gioventù. Del 2013 è invece la commedia Gli Amanti Passeggeri.
Da Cannes a Venezia
Negli ultimi cinque anni, dopo altri film di rilievo nelle vesti di produttore – Storie Pazzesche (2014, di Damián Szifrón), Il Clan (2015, di Pablo Trapero) e L’Angelo Del Crimine (2018, di Luis Ortega Salazar) – ha diretto altre pellicole. Nel 2016 è in Concorso a Cannes con Julieta, un viaggio tutto al femminile con protagonista Emma Suárez che trae spunto dai tre racconti Fatalità, Fra Poco e Silenzio di Alice Munro, inclusi nella raccolta In Fuga (2004). Tre anni dopo, sempre in gara per la Palma d’Oro, presenta l’autobiografico Dolor y Gloria, in cui la sua vita e anima vengono rappresentate da Antonio Banderas. Alle due ultime Mostre Internazionali del Cinema di Venezia ha invece portato i suoi ultimi lavori: il mediometraggio The Human Voice (2020, sempre da Cocteau, con protagonista Tilda Swinton) e Madres Paralelas (2021), pellicola che ha aperto ufficialmente il Concorso della 78esima edizione e che ha visto Penélope Cruz premiata con la Coppa Volpi come Miglior Attrice. Un nuovo fantastico squillo di un grande maestro di cinema e di emozioni.