Da martedì 23 febbraio su Netflix arriva Pelè: Il Re del Calcio, il documentario diretto da David Tryhorn e Ben Nicholas che ripercorre la vita e la carriera di O Rei, colui che ancora oggi tantissimi considerano “il più forte calciatore di tutti i tempi“. Il film si va ad aggiungere ai recenti documentari calcistici, dal Maradona di Asif Kapadia a Mi Chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli, da Gascoigne di Jane Preston a El Numero Nueve: Gabriel Batistuta di Pablo Benedetti.
Il documentario
Pelè: Il Re del Calcio ripercorre i passi di Edson Arantes do Nascimento, da tutti meglio conosciuto come Pelè, iconica leggenda del calcio alla costante ricerca della perfezione. Oltre alle interviste inedite al protagonista, il documentario include immagini di repertorio e contributi di leggendari ex compagni di squadra (tra cui Zagallo, Jairzinho e Rivelino), familiari, giornalisti e figure politiche di un tempo ormai lontano. Attraverso moltissimi materiali d’archivio (dal bianco e nero al colore), il film si concentra sugli straordinari 12 anni dal 1958 al 1970 in cui il calciatore, l’unico ad aver vinto tre Coppe del Mondo, passa da giovane superstar a eroe nazionale in un’epoca turbolenta e di grandi cambiamenti nella storia del Brasile.
Nessuno come lui
Dopo averla già rivissuta al cinema in Pelè (il film diretto nel 2016 da Jeff e Michael Zimbalist), la storia del leggendario fuoriclasse brasiliano viene ripercorsa da un documentario che ci racconta non solo l’atleta ma anche l’uomo. Nessuno come lui in tutta la Grande Storia del Calcio ha vinto tre Coppe del Mondo (all’epoca denominata Coppa Rimet): nel 1958 in Svezia (con una bellissima doppietta in finale, lui aveva solo 17 anni), nel 1962 in Cile (anche se, per un infortunio, saltò gran parte della competizione) e nel 1970 in Messico (lui aprì le danze di testa nel poker che Brasile rifilò all’Italia in finale). Ma sbalorditivi sono anche i numeri che lo riguardano: 1293 goal in 1387 gare disputate.
Un pezzo di Storia del Brasile
Atleta formidabile, Pelè con le sue gesta sportive ha segnato intere generazioni, restando sempre un eroe in patria. Oltre ad aver scritto la storia del Santos (la sua squadra di club dove giocò dal 1957 al 1974, prima di terminare la carriera nei New York Cosmos), Pelè ha rappresentato soprattutto Il Brasile, non solo la Nazionale, ma un intero Paese:
«Non credo che avrei potuto fare qualcosa di diverso. Non ero un superuomo, non facevo miracoli. Ero una persona normale a cui Dio ha concesso il dono, il privilegio, di essere un calciatore. Ma sono certo di aver fatto molto di più per il mio paese con il calcio di quanto abbiano fatto molti politici pagati per fare il bene del popolo».
Pelè