Ieri sera, al cinema Modernissimo di Cosenza, è stato presentato in anteprima nazionale Il Colore Verde della Vita, il film scritto, diretto e prodotto da Pier Luigi Sposato che ne ha curato anche le scenografie ed i costumi. Da oggi è al cinema.
A seguito della morte di un amico durante una rapina finita male, Elias (Francesco Maccarinelli) decide di fuggire dalla città per non essere catturato dalle forze dell’ordine. Nel suo viaggio il giovane incontra Franco Forgione (Roberto Rizzoni), un uomo saggio e vissuto che, vedendo in Elias i chiari sintomi della tossicodipendenza, decide di aiutarlo accogliendolo in casa.
Una vicenda importante che fa riflettere non solo sul dramma della dipendenza dagli stupefacenti, ma anche sui vari passaggi della vita, sull’evoluzione e sui cambiamenti vissuti dall’uomo con il tempo e l’esperienza.
Il Colore Verde della Vita è, secondo le parole di Pier Luigi Sposato, “un film giovanile, fresco, libero, fatto da giovani professionisti profondamente interessati al mezzo cinematografico”. La storia narra “le vicende di un sud del mondo geografico che può esistere dovunque, in tutto il globo, dove famiglie e persone hanno perduto la strada dell’equilibrio, la via maestra che conduce verso una vita sana e a tratti anche felice. Ho voluto però che per alcune di queste persone, quelle più forti e volenterose, ci fosse una nuova possibilità di riscatto ed Elias, protagonista del racconto, dopo varie vicissitudini non se le fatta sfuggire, ritrovandola sua ragione d’esistere”.
Per il regista, si tratta di una favola moderna “in cui il bene vince solo nella maniera in cui viene perseguito, chi sbaglia paga e pagherà sempre ma chi invece vuole emergere, con sacrificio, potrà sempre raggiungere un piccolo o grande traguardo. Le tematiche della droga e della delinquenza sono state usate come pretesto per raccontare l’incontro tra due personaggi di diversa età che insieme superano i loro limiti, mettendo al servizio dell’uno o dell’altro le proprie esperienze di vita”.
Dal punto di vista tecnico, Sposato ritiene “semplice” la sua regia: “non ho voluto esagerare per motivi pratici ma soprattutto perché la storia era più importante, se avessi cercato spesso soluzioni tecniche complesse, avrei messo a repentaglio la struttura narrativa. Invece l’uso di una Camera a mano sempre vicina ai protagonisti che si muove tra di loro come uno spettatore partecipe, penso abbia dato quel senso di realtà che serviva al film”.