Basta solo il suo nome, Elvis, per rievocare tutto quello che è riuscito a fare nella sua – pur breve – esistenza. Ma anche il cognome, Presley, produce lo stesso effetto. L’8 gennaio del 1935, esattamente ottant’anni fa, a Tupelo nasceva un bambino che solo pochi anni dopo avrebbe cambiato per sempre la storia della Musica e della Comunicazione. Elvis Presley sarebbe diventato The King of Rock and Roll, o più semplicemente The King, Un Re. Un fenomeno capace di vendere, in soli 24 anni di carriera, oltre un miliardo di dischi in tutto il mondo.
Amatissimo dalle ragazze, grazie ad un fascino irresistibile, ad un look unico e soprattutto ad un talento che fece ascoltare al pubblico nuove forme di libertà, canzoni capaci di scuotere ed elettrizzare gli animi. Una voce ed un modo di cantare innovativo, accompagnato ad un tocco di chitarra ed un sound capace di smuovere chiunque: Elvis ti trascinava, ti invogliava a ballare, ti faceva sentire vivo.
E poi, ovviamente, quel suo movimento col bacino che faceva scatenare tutti i fans (tra le ragazzine c’erano veri e propri fenomeni di isteria collettiva…), un modo di fare e di eseguire le performance ai tempi ritenuto quasi oltraggioso o spudorato. È da lì che nacque l’appellativo – da lui mai gradito – di Elvis The Pelvis. Su di lui si è detto e scritto tutto, soprattutto sulla sua prematura scomparsa, da molti ritenuta ancora oggi misteriosa. La sola certezza è che Elvis è considerato, e lo sarà per sempre, una Leggenda della Musica.
Noi però oggi lo vogliamo ricordare anche come attore e quindi come “Leggenda nel Cinema”. Fin dai suoi esordi come cantante negli anni ’50, si era capito che Elvis aveva un portamento ed una faccia ‘da cinema’. Per questo il suo manager, il Colonnello Tom Parker, convinto delle sue potenzialità di attore, si attivò sfruttando tutte le sue conoscenze per cercare di inserire il suo assistito nei principali circuiti cinematografici. Riuscì così a fargli fare diversi provini che vennero effettuati presso gli studi della Paramount Pictures che diedero un esito complessivamente soddisfacente. Così il famoso produttore Hal B. Wallis, resosi conto delle sue capacità, firmò con il cantante un contratto di esclusiva per poterlo avere fra i protagonisti dei suoi film. Elvis firmò un accordo con la Paramount Pictures della durata di sette anni.
Tra il 1956 e il 1958 Presley prese parte a quattro film, diretto da registi quali Robert Wise e Michael Curtiz. Fu costretto ad interrompere la sua carriera cinematografica solo per lo svolgimento del servizio militare. Al suo attivo girò, nell’ordine: Love Me Tender (Fratelli Rivali, 1956), Loving You (Amami Teneramente, 1957), Jailhouse Rock (Il Delinquente del Rock And Roll, film amatissimo dai suoi fan, 1957) e King Creole (La Via del Male, 1958).
Come attore non era considerato dalla critica del tempo all’altezza dei ‘grandi’. Solo pochi critici cinematografici all’epoca plaudirono alle sue doti recitative. Le pellicole che lo vedevano protagonista furono sempre accolte freddamente e le sue interpretazioni venivano spesso stroncate senza pietà. Tanto per farvi un esempio, ecco cosa scriveva il Reporter sul suo esordio in Love Me Tender: “Costui è un ragazzino osceno, ed è solo capace di ondeggiare vacillando tra un grido e un gemito“. Tuttavia è però sempre il pubblico che decide chi premiare. Elvis era amatissimo, e di conseguenza anche i suoi film fecero grandissimi incassi diventando vere e proprie testimonianze del suo “periodo aureo” (per i suoi fan i primi film sono veri e propri oggetti di culto). La sua fama diventò sempre più importante e riconosciuta in tutto il mondo.
Se il suo essere fotogenico e la sua presenza scenica non erano in discussione, per meglio conciliare il pallido colorito della sua carnagione ed i suoi capelli rossastri con le esigenze del “technicolor”, i visagisti holliwoodiani rivoluzionarono il suo look. Pertanto, a partire dalla lavorazione della seconda pellicola, Elvis iniziò a tingersi i capelli di nero corvino, iniziando nel contempo a sfoggiare occhi bistrati e un colorito terreo, dovuto ai pesanti make-up ai quali si sottoponeva, e mantenne tali consuetudini per il resto dei suoi giorni.
Proprio quando stava girando il suo quarto film, King Creole, fu chiamato al servizio militare. Se il suo lato estetico fu cambiato dai truccatori, quello umano fu segnato dalla perdita della sua amata madre Gladys nell’agosto 1958, mentre lui si trovava al servizio di leva in Germania. Al suo rientro, nel 1960, Elvis era cambiato, sempre più diffidente verso gli altri. Dopo solo un paio di esibizioni per beneficienza a Memphis, il cantante troncò nettamente ogni rapporto diretto con il suo pubblico decidendo di sfruttare al massimo il remunerativo filone cinematografico.
Nel corso del decennio successivo egli interpretò ventinove pellicole, alcune delle quali tuttora inedite in Italia. La sua musica e i suoi dischi diventarono così quasi esclusivamente la colonna sonora dei suoi film, considerati alla stregue di B-Movie: la quantità non corrispondeva con la qualità. Solo alcuni dei suoi lavori furono considerati artisticamente valida. Le trame della maggior parte dei titoli erano banalotte e spesso ripetitive: Elvis rivestiva sempre il ruolo dell’eroe canterino della situazione, il tutto condito dalla presenza della graziosa fidanzatina di turno, da un numero imprecisato di procaci fanciulle, da magnifici scenari esotici, da qualche scazzottata, dalla quale egli usciva immancabilmente vincente, e da un certo variabile quantitativo di canzoncine melense e quasi insignificanti.
Se nella prima metà degli anni Sessanta questi film guadagnavano comunque bene ai botteghini (le resse all’ingresso dei cinema era immancabile), il filone di quelli che venivano definiti “Presley movies” iniziò a manifestare segni di stanchezza, e verso la fine del decennio la situazione iniziò a precipitare. Il pubblico, stufo del solito copione, cominciò a disertare le sale facendo crollare gli incassi e facendo sbiadire la stella del Presley Attore. Lui stesso arrivò a dire: “L’unica cosa peggiore che dover guardare un brutto film è averci recitato…”.
Uniche eccezioni si possono considerare due pellicole girate nel 1968 – Stay Away, Joe e Live a Little, Love a Little (entrambe inedite in Italia) – così come altre tre realizzate nel 1969, intitolate rispettivamente Charro! (Un uomo chiamato Charro), The Trouble With Girls (Guai con le ragazze) e Change of Habit (inedito in Italia). In questi film ad Elvis furono affidati ruoli meno banali e anche le trame erano cambiate. Ma nonostante questo non riuscirono a risollevare del tutto la sua carriera cinematografica. I ritorni economici non mentirono. I critici concordavano sul fatto che Presley fosse stato sfruttato male dal cinema, perché la sua propensione alla recitazione erano universalmente innegabile. E quando fu finalmente scelto per film di spessore come E’ Nata una Stella (Barbra Streisand), La Gatta sul Tetto che Scotta (con Paul Newman) e Un Uomo da Marciapiede (Jon Voight), ci pensò il suo agente Tom Parker a mandare tutto all’aria avanzando richieste economiche inavvicinabili per poter scritturarlo.
Con l’arrivo degli anni Settanta arrivò, graduale e con innaturale anticipo, il fatale declino di un uomo che si rivelò sempre più debole. Abusò di farmaci e morì, come sua madre: prematuramente, in un giorno d’agosto. Una fine che commosse il mondo e che lo fece entrare nel Mito: una Leggenda lo era già diventato.
«Si sa che i cantanti vanno e vengono, ma se sei un bravo attore, allora puoi durare a lungo…»
Elvis Presley
G.A.