Dopo aver vinto il Golden Globe, Julianne Moore ha – come da previsione – vinto anche l’Oscar come Miglior Attrice Protagonista per Still Alice, il film scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland e tratto dall’omonimo libro di Lisa Genova.
A cinquant’anni, Alice Howland (Julianne Moore) ha tutto: una cattedra in linguistica presso la Columbia University, un marito amorevole, e tre figli stupendi. La sua vita si divide tra la famiglia e il lavoro, e lei ne è felicissima. Ma quando Alice si reca a Los Angeles per tenere una lezione presso l’Università UCLA, le accade qualcosa di inaspettato: a metà di una frase dimentica un termine importante e resta ad aspettare imbarazzata di trovare un sinonimo, una cosa piuttosto insolita per un professore del suo calibro.
Dopo aver trascorso del tempo assieme alla figlia Lydia (Kirsten Stewart), che nonostante la riluttanza della madre, aspira a diventare un’attrice, Alice fa ritorno a New York. Lì, le capita un secondo episodio inquietante mentre fa il suo solito jogging. Spaventata, decide di tenere la cosa nascosta alla famiglia, e inizia a vedere un neurologo che le prescrive una serie di test che la porteranno ad una drammatica scoperta: Alzheimer precoce.
A questo punto, Alice si arrende e si confida col marito, John (Alec Baldwin). La reazione iniziale di John è di scetticismo. Quando accompagna Alice alla sua successiva visita dal dottore, suggerisce l’idea di fare un test genetico, e il dottore concorda. Sfortunatamente, i testi di Alice risultano positivi al gene presenilin-1, indicatore dell’Alzheimer precoce ereditario — una rara forma della malattia, che ha il 50% delle possibilità di essere trasmesso anche nei suoi figli. Durante una riunione famigliare, Alice da la notizia. I figli rimangono sconvolti e fanno fatica a elaborare la cosa.
Nel corso delle settimane successive, Alice deve affrontare le conseguenze che la sua malattia ha sul suo matrimonio, sulla sua famiglia e il suo lavoro. Fingendo di essere stata mandata da un parente, Alice va a visitare una vicina casa di cura per malati di Alzheimer. Posta di fronte a un destino che non riesce ad accettare, prende una drastica decisione che influenzerà radicalmente il suo futuro, nel momento in cui raggiungerà l’incapacità totale. Ma l’estate trascorsa al mare porta un senso di rinnovamento, ed Alice combatte contro il suo destino per cercare di proteggere la sua vita, i suoi affetti, e se stessa.
La storia di Still Alice muove dall’omonimo libro (pubblicato in Italia col titolo Perdersi) scritto dall’autrice esordiente Lisa Genova e pubblicato da Simon e Schuster nel 2009. Un esordio riuscito, con quasi 2 milioni di copie stampate, 41 edizioni (tradotto in 25 lingue). Una vicenda che ha molto colpito uno dei due registi, Richard Glatzer che nel 2011 ha scoperto di essere malato di SLA. “Richard e io fummo letteralmente risucchiati dal libro – spiega l’altro regista Wash Westmoreland – è una storia molto appassionate, resa emozionalmente accessibile dallo stile onesto e diretto di Lisa Genova. Continuando a leggere, capimmo che il film tratto da quel libro avrebbe dovuto mantenere lo stesso tono diretto e franco”.
Nel romanzo viene descritto l’impatto che la perdita della memoria ha sulla vita professionale di Alice, sul suo quotidiano, sulla sua vita sociale e sulle dinamiche famigliari. Sotto quest’ultimo aspetto, ad ispirare i due registi è stato il film Tokyo Story di Ozu (1953): “un film che offre un’analisi del comportamento delle famiglie poste di fronte alla malattia o alla vecchiaia” racconta Westmoreland.
A coinvolgere i due autori, è stato il personaggio di Alice: “Ci innamorammo della protagonista. C’è qualcosa che ci ha ispirato moltissimo: la sua tenacia, la sua forza di volontà, il modo in cui non si arrende. Qualsiasi conseguenza della malattia, l’avrebbe affrontata nella maniera più pratica. Non so esattamente in quale capitolo accade, ma la Alice del libro inizia ad abbandonare i suoi capelli neri ricci che via via si trasformano in un rosso fiammante”.
Fu soprattutto Glatzer a proporre Julianne Moore per interpretare la protagonista. Una proposta accolta da Westmoreland: “più ci riflettevamo, più era perfetta. Julianne non solo era in grado di conferire l’intelligenza scintillante di questa professoressa di linguistica, ma possedeva anche la vulnerabilità e la semplicità che caratterizzano il personaggio successivamente nella storia. Sarebbe stata capace di esprimere il lento deterioramento del personaggio. Lei è semplicemente una delle migliori attrici del mondo”.
Nel film tutto ruota attorno alla soggettività dell’esperienza di Alice. Per permettere al pubblico di comprendere il suo punto di vista ancor meglio rispetto agli altri personaggi, il montaggio e l’uso della macchina da presa hanno seguito molto da vicino il suo stato d’animo. Sul set, nonostante le sempre più invalidanti condizioni fisiche, anche Richard Glatzer: “questa cosa ha avuto una grande influenza sul set, perché era proprio di questo che il film parlava” ha concluso il suo collega Westmoreland.
“Non sto soffrendo. Sto lottando: tutto quello che posso fare è vivere il momento”
Alice – Julianne Moore
L’Alzheimer – Fatti e Numeri
Negli Stati Uniti:
-Oltre 5 milioni di persone in America sono affette dall’Alzheimer.
-L’Alzheimer è la 6a causa di morte negli Stati Uniti.
-Ci sono oltre 15 milioni di assistenti che si occupano di malati di Alzheimer.
– Le donne sono l’epicentro di questa malattia. Le donne oltre i 60 anni corrono un rischio maggiore di sviluppare l’Alzheimer rispetto al tumore al seno.
-La Alzheimer’s Association è la maggiore organizzazione non-profit per la cura dell’Alzheimer (www.alz.org).
Nel Mondo:
-Oltre 36 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da Alzheimer.
-Oltre 60 milioni di persone si occupano di aiutare le persone affette da Alzheimer.
-L’ADI – Alzheimer’s disease International è l’organizzazione internazionale che si occupa di sostenere le vittime della malattia e le loro famiglie (www.alz.co.uk).