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Rabbia giovanile e incomunicabilità con gli adulti nel Class Enemy di Rok Biček

Presentato lo scorso anno a Venezia all’interno della Settimana Internazionale della Critica e vincitore del Premio Fedora come Miglior Film, arriverà giovedì 9 ottobre al cinema Class Enemy, la drammatica pellicola slovena diretta da Rok Biček e distribuita in Italia dalla Tucker Film. Nel cast ci sono Igor Samobor, Nataša Barbara Gračner, Tjaša Ţeleznik.

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Slovenia, oggi. Un liceo come tanti. Una classe come tante. Una quotidianità come tante. Ma in realtà di normale e tranquillo non c’è assolutamente nulla. Basta l’arrivo del nuovo professore, il durissimo Robert, per innescare un violento corto circuito didattico e umano, poco dopo la tragica morte di una studentessa che devasta gravemente gli equilibri. Il dolore dei ragazzi si traduce immediatamente in rabbia e la rabbia, alimentata da interrogativi esistenziali troppo difficili da affrontare, si traduce in caccia: caccia al colpevole, caccia al nemico. Una scorciatoia emotiva che impatta, fatalmente, contro il nuovo professore: il colpevole perfetto, il nemico perfetto.

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Esplorando i torti e le ragioni, i buoni e i cattivi Class Enemy smonta le certezze più categoriche e invita a riflettere, tanto gli adolescenti quanto gli adulti, sulle sfumature. Rok Biček ha affermato l’importanza di parlare, attraverso l’arte cinematografica, “di temi che riflettano sia la società nazionale che quella mondiale”. Il suo film si indaga il microcosmo dei ragazzi delle medie superiori: “una generazione estremamente vulnerabile e, in quanto tale, propensa ad assorbire quel che le succede intorno, sia a livello conscio che inconscio”.

Grandi contro adulti: “la rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è l’immagine riflessa dello scontento sociale globale, che sfrutta ogni (in)giusto motivo per ribellarsi contro le norme vigenti. Nel racconto, queste situazioni estreme descrivono il baratro tra due generazioni molto diverse tra di loro: baratro che la tragedia avvenuta ha maggiormente ampliato. Si tratta di un difetto, di un’interferenza nella comunicazione”.

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Riproponiamo ora di seguito un estratto dell’intervista rilasciata da Rok Biček a Gianmatteo Pellizzari, Ufficio Stampa della Tucker Film.

Class Enemy deriva da un tuo ricordo scolastico. Buio e spigoloso. Perché hai deciso di attingere a un’esperienza tanto personale?

Perché il mio modo di concepire il cinema si basa sulla necessità di costruire un racconto partendo sempre da qualcosa che conosco bene. Davvero bene. Se vuoi che la narrazione mantenga una forte compattezza emotiva, una forte credibilità, devi poterne padroneggiare anche i dettagli più piccoli.

La storia si muove, con implacabile freddezza, all’interno di una “zona grigia” dove nessuno è totalmente buono o totalmente cattivo. Non hai paura che il pubblico, il pubblico di oggi, cerchi l’empatia invece del realismo?

No, nessuna paura. Tutta la nostra vita è una “zona grigia”: se non sei capace di affrontarla al cinema, come puoi pensare di affrontarla nella quotidianità?

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Possiamo dire che il tema di fondo è l’incomunicabilità, il paradosso di non riuscire a comunicare in un mondo ipercomunicativo?

L’incomunicabilità è sicuramente il nucleo, il detonatore di Class Enemy. L’eruzione vulcanica che poi mette a nudo le paure e le frustrazioni nascoste sotto la pelle della società europea.

Sfogliando le recensioni, pare impossibile trovarne una che non contenga il paragone Michael Haneke/Rok Bicek. È una simmetria dentro cui ti riconosci?

Amo la sua spietata dissezione dell’animo umano, e cerco di rappresentarla anche nei miei film, ma questa simmetria può stare in piedi soltanto nell’ottica maestro/apprendista.

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E di quali altri maestri ti senti l’apprendista?

Il mio viaggio è iniziato con il cinema e il teatro contemporaneo, quand’ero adolescente, poi mi sono imbattuto in 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni di Mungiu: un film che ha avuto un impatto enorme sulla mia formazione registica, assieme al Ritorno di Zvyagintsev e, ovviamente, Niente da nascondere di Haneke.

Come presenteresti Class Enemy a chi sta per sedersi in sala?

Preparatevi a tornare sui banchi di scuola!

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