Mercoledì 25 novembre, in Concorso al 38° Torino Film Festival verrà presentato Regina, il film diretto da Alessandro Grande che vede protagonisti Francesco Montanari, Ginevra Francesconi, Barbara Giordano e Max Mazzotta. Regina racconta un conflitto generazionale giocato sul terreno della colpa e delle responsabilità, una storia che oscilla tra film di genere e romanzo di formazione in una Calabria insolita e personale. Il film sarà visibile in streaming su MyMovies.
Il film
Regina (Ginevra Francesconi) ha 15 anni e sogna di fare la cantante. A supportarla c’è suo padre Luigi (Francesco Montanari) che è tutta la sua famiglia dato che Regina ha perso la madre anni prima; Luigi, proprio per starle accanto, ha rinunciato alla sua carriera musicale. Il loro è un legame fortissimo, indissolubile, almeno fino a quando, un giorno, un evento imprevedibile cambierà le loro vite.
Alessandro Grande racconta…
“L’idea del film nasce dalla voglia di raccontare un conflitto generazionale giocato sul terreno della colpa e delle responsabilità di un padre incapace di prendersele e di una figlia che per questo si sente smarrita, priva di punti di riferimento. All’improvviso la protagonista vede qualcosa che non va in quell’uomo che le sembrava perfetto. Sono partito dal saggio di Massimo Recalcati, Il Complesso di Telemaco, nel quale l’autore affronta l’assenza e la scomparsa della figura del padre. Telemaco infatti lo attende per poter ristabilire in casa quella che Recalcati chiama “la legge della parola”, la capacità di svolgere una funzione educativa verso i propri figli. L’arrivo di un padre maturo e pronto all’ascolto è un bisogno fondamentale per le generazioni dei figli di ogni tempo. Sin dai primi momenti nella fase di scrittura ho sentito l’opportunità di fare un film sincero e universale che potesse arrivare al cuore dello spettatore, raccontando una storia che oscillasse tra film di genere e romanzo di formazione, in una Calabria insolita e personale“.
“Il conflitto e la relazione tra Luigi e Regina, uniti da un rapporto simbiotico prima dell’evento tragico, è l’aspetto che mi preme raccontare. Giorno dopo giorno, Regina si troverà a compiere un viaggio negli inferi del proprio io, per intravedere soltanto alla fine una piccola luce da seguire. Una luce dalla quale poter ripartire. Mai come oggi sento il bisogno di raccontare una figura come quella di Regina, capace di essere un simbolo forte ma al contempo fragile, positivo e giusto, con la voglia di salvare suo padre e salvarsi. Salvarsi dai mostri che popolano il proprio io, perché non c’è peggior nemico di noi stessi. E non è un caso che un insegnamento così saggio arrivi proprio da una giovane. Staccarsi dal padre, ma senza lasciarlo dietro, aiutandolo ad essere un uomo. Un uomo migliore“.