Dopo la presentazione a Roma degli scorsi giorni, girerà ora i principali Festival Internazionali di cinema la versione restaurata de Il Giardino dei Finzi Contini, il capolavoro di Vittorio De Sica che muove dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani pubblicato nel 1962. La pellicola, girata nel 1970, si aggiudicò il Premio Oscar come Miglior Film Straniero nel 1972. Ora torna a rivivere al cinema in questa nuova versione digitale promossa da Antony Morato, brand internazionale della moda, organizzata e promossa da Istituto Luce Cinecittà, insieme alla Fondazione Cinema per Roma ed alla Fondazione Musica per Roma. È stato Ennio Guarnieri, direttore della fotografia dell’originale, ad aver supervisionato le fasi di ripristino del colore e del sonoro.
Nella Ferrara degli anni 1938-1943, Giorgio (Lino Capolicchio) è un amico d’infanzia di Micòl Finzi-Contini (Dominique Sanda). Insieme ad altri amici ebrei, lo vediamo frequentare il giardino della villa Finzi-Contini, dove è allestito un campo di tennis, dopo che le prime leggi razziali hanno escluso gli ebrei dai circoli del tennis. Se la famiglia ebrea dei Finzi-Contini è alto borghese, Giorgio rappresenta un piccolo borghese dal cognome anonimo. Se Giorgio frequenta una scuola pubblica, Micol studia in una ricca scuola privata. Una differenza di classe che, solo apparentemente, non sembra condizionare l’amicizia fra il modesto Giorgio e la ricca Micol.
Giorgio è un assiduo frequentatore della villa, mosso dall’amore che prova per la ragazza. Un sentimento che però inizia a provare troppo tardi e che non verrà ricambiato. Il giovane rimane infatti col rimpianto di non essere stato capace di approfittare di un’occasione in cui si è trovato da solo con lei dentro una carrozza custodita in una rimessa del giardino.
Quando Giorgio le confesserà finalmente il suo amore, lei – ormai già laureata dopo una permanenza di alcuni mesi a Venezia – lo respinge senza svelargli il vero motivo, quello di essere attratta da un giovane italiano comunista, Giampiero Malnate (Fabio Testi), amico comune, col quale segretamente ha stretto una relazione. La crisi di Giorgio, quando si sente tradito in amicizia ed in amore, viene travolta nelle vicende storiche della persecuzione razziale fascista, divenuta pressante con la Seconda Guerra Mondiale.
Tutti i giovani ebrei che frequentano la villa vengono arrestati nel 1943, dopo la morte di Giampiero Malnate, al fronte nella campagna di Russia, e la morte di Alberto Finzi Contini (Helmut Berger), gracile fratello di Micol, sepolto nella cappella monumentale della famiglia ferrarese. L’epilogo drammatico della deportazione di Micol e dell’intera famiglia Finzi-Contini, livella definitivamente il destino e le differenze sociali tra la famiglia alto-borghese ed il resto della comunità ebraica ferrarese, accomunandoli tutti nell’orrore della deportazione e della morte in un campo di concentramento.
“Il Giardino dei Finzi Contini – ha dichiarato Roberto Cicutto, Amministratore Delegato di Istituto Luce Cinecittà – rappresenta per la mia generazione una tappa importante per la coscienza e per il rapporto con il cinema. Nessuno ha potuto sottrarsi al fascino dei suoi personaggi: belli, giovani, immersi nella bellezza di Ferrara. Un approccio straordinario (grazie a Bassani) per condurci poi nel buio più buio che la storia abbia conosciuto. Un film perfetto che fa del cinema una delle arti più potenti: educa seducendo. Il restauro e, speriamo, una nuova diffusione di questo film, è un atto dovuto per tutti coloro che non l’hanno visto quando è uscito”.