Evento Speciale alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, lunedì 7 settembre verrà presentato in anteprima Revenge Room, il cortometraggio diretto da Diego Botta che denuncia una terribile pratica del nostro tempo, il Revenge Porn. Protagonisti del corto (che sarà successivamente disponibile anche in Virtual Reality a 360° e Video Mapping Narrativo) sono: Eleonora Gaggero, Luca Chikovani, Manuela Morabito, Violante Placido e Alessio Boni. La traccia musicale che accompagna la storia è Sogni D’Oro E Di Platino di Baby K.
Il corto
Federica (Eleonora Gaggero) si è rinchiusa nella sua camera da letto e non vuole uscire. Decine di messaggi provocatori e volgari da sconosciuti arrivano sul suo smartphone. Il suo fidanzato, Davide (Luca Chikovani), si risveglia in una stanza con un estraneo, Saul (Alessio Boni), e non capisce cosa sta succedendo. Federica e Davide erano innamorati. In 15 minuti devono affrontare il loro peggiore incubo.
Il Revenge Porn
La storia affronta una tematica di grande attualità, il Revenge Porn (in italiano “vendetta porno”): è la diffusione sul web, con sistemi di messaggistica online di immagini e/o video privati a sfondo sessuale a scopi vendicativi e senza il consenso della persona ritratta. Le immagini sono spesso accompagnate da informazioni sufficienti per identificare il soggetto, i nomi o le posizioni geografiche, e possono anche includere collegamenti a profili social, indirizzi delle abitazioni o del posto di lavoro. Si tratta di un fenomeno che in molti casi ha portato addirittura al suicidio di chi ne è stato vittima.
Le Legge italiana
Il Revenge Porn in Italia costituisce reato a partire dalla legge 19 luglio 2019 n. 69, all’articolo 10. Chi mette in pratica il revenge porn quindi potrà essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione, ma anche di istigazione al suicidio, qualora dalla pubblicazione dei video o delle immagini dovessero derivare atti tragici. Il testo della legge italiana prevede che “chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da 1 a 6 anni e con una multa da 5.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento“.
La pena aumenta nel caso in cui la diffusione di materiale “compromettente” avviene per mano del coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. Inoltre la pena aumenta da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.
Diego Botta racconta…
“La tecnologia è una risorsa. La tecnologia può essere un boomerang. Mai come in questo periodo ci siamo resi conto di quanto stia diventando importante, di come sia uno strumento di lavoro, comunicazione e scienza. Mai come in questo periodo ci stiamo rendendo conto di come sia parte integrante della realtà e delle nostre identità. Le identità superano la persona, diventano digitali, volatili, non ci appartengono più del tutto, prescindono da noi. Revenge Room questo tema lo affronta raccontando il rapporto della tecnologia con la parte più fragile della società: i ragazzi. Sono loro i più grandi utilizzatori dei social. Sono molte le applicazioni che gli permettono di interagire in vari modi e di comunicare online. Una parte di loro e di noi stessi è sulla rete, una parte dell’identità di ognuno di noi è in rete nei sistemi di messaggistica, nelle foto e nei video. Pullulano le chat, i gruppi di scambio di materiali privati non autorizzati. Esiste una curiosità morbosa, che poco ha a che fare con i sentimenti e le emozioni delle vittime, che diventa violenza diretta e indiretta. Oggi con un click si può fare molto male a una persona. E proprio in questo senso Revenge Room mostra allo spettatore due luoghi simbolici dell’anima, le identità dei protagonisti, di fronte a un atto di violenza che può avere conseguenze tragiche“.