Uno sguardo languido che nel giro di pochi minuti, si trasforma in un volto segnato da lacrime e occhi allucinati, per sfociare in un urlo acuto, un mix di terrore e sofferenza. Uno stereotipo che si accompagna a diversi film horror, protagoniste o co-protagoniste di storie che il più delle volte si concludono con un finale tragico. Il cinema le chiama Scream Queens – le regine dell’urlo.
Vittime di mostri o killer che le sorprendono, torturano, violentano o uccidono. Vengono presentate, solitamente, all’inizio del film horror, con una personalità fragile o instabile. Sarà poi il plot a far uscire tutta la loro forza ed energia, diventando – in alcuni casi – eroine della pellicola. Urla aspre e primordiali che spaventano o terrorizzano lo stesso spettatore. Per le Scream Queens è una reazione a ciò che vedono e subiscono, spinte dallo spirito di sopravvivenza. La prima “regina” è Lil Dagover ne Il Gabinetto del Dr Caligari (1920), seguita da Helen Chandler in Dracula (1931) o Fay Wray in King Kong (1933).
Si potrebbe aprire un capitolo a parte per le scream queens di Alfred Hitchcock: sappiamo bene che preferiva attrici bionde, eleganti e (apparentemente) fragili. Lo stesso François Truffaut, in un’intervista del 1984, raccontò che “Amava la donna inglese apparentemente timorata, capace di scatenarsi di punto in bianco”. Le “bionde”, per il Maestro del brivido, erano le vittime ideali: alla loro estetica fragile e delicata, si contrapponeva infatti una grande forza interiore pronta a scatenarsi. Tra gli esempi, possiamo citare Joan Fontaine in Rebecca ( 1940), Grace Kelly in Il Delitto Perfetto (1954), Tippi Hedren in Gli Uccelli (1963) e l’indimenticabile Janet Leigh in Psycho (1960), sotto l’attacco di Anthony Perkins (Norman Bates).
Passando agli anni ’70 e al cinema italiano, non possiamo tralasciare le protagoniste dei lavori di Dario Argento: Daria Nicolodi in Profondo Rosso (1975) o Jessica Harper in Suspiria (1977).
Indimenticabile anche Barbara Steele nel corto La Maschera del Demonio (1960) firmato Mario Bava: la giovane attrice, grazie alla perfomance, si procurò poi ruoli in film horror come Lo Spettro (1963), Danza Macabra (1964) e Piranha (1978). Anche Marilyn Burns è nella lista delle scream queen: Non Aprite Quella Porta (1974) e Quel Motel Vicino alla Palude (1976), entrambe di Tobe Hooper, e per la serie televisiva Bel Air – La Notte del Massacro (1976).
Negli anni ’80 possiamo sicuramente citare Shelley Duvall in Shining (1980, foto copertina) e Heather Langenkamp nella serie di Nightmare (1984). Più recenti le urla di Neve Campbell nella saga Scream di Wes Craven: l’attrice ha condiviso il set con le colleghe Drew Barrymore (Scream 1996) e Sarah Michelle Gellar (Scream 2, 1997).
Ma la tensione dei film horror non è solo e strettamente legata alle scream queens: anzi, un elevato tasso di suspense è stato regalato da figure grintose come Sigourney Weaver di Alien (1986), Jodie Foster in Il Silenzio degli Innocenti (1988) e Emily Blunt in Un Posto Tranquillo (2018). In quest’ultimo film, l’urlo, sarebbe stato mortale.
Selene Oliva