Dopo essere stato presentato in anteprima al Bif&st – Bari International Film Festival, giovedì 3 settembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection arriverà al cinema Semina Il Vento, il film diretto da Danilo Caputo che ha avuto la sua premiere internazionale all’ultima Berlinale, nella sezione Panorama. Interpreti della vicenda sono gli attori Yile Yara Vianello, Caterina Valente, Espedito Chionna e Feliciana Sibilano.
Il film
Nica (Yile Yara Vianello) è una studentessa di agronomia, poco più che ventenne. Dopo tre anni d’assenza torna a casa, in un paesino vicino Taranto, e lì trova un padre sommerso dai debiti, una terra inquinata, gli ulivi devastati da un parassita. Tutti sembrano essersi arresi davanti alla vastità del disastro ecologico e suo padre aspetta solo di poter abbattere l’uliveto di famiglia per pura speculazione economica. Nica, forte di uno spirito battagliero ereditato dall’amata nonna, lotta con tutte le sue forze per salvare quegli alberi secolari. Ma l’inquinamento ormai è anche e soprattutto nella testa della gente e lei si troverà a dover affrontare ostacoli inaspettati. Una storia di ribellione e rinascita, ambientata tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino. Una giovane donna che lotta per salvare la sua terra dai parassiti, naturali e sociali.
Danilo Caputo racconta…
«A dieci chilometri da casa mia c’è l’Ilva, il più grande polo siderurgico d’Europa, una fabbrica che inquina da 60 anni e della quale però non riusciamo a fare a meno. Perché il vero problema è l’inquinamento mentale questa strana patologia moderna per cui chi è disposto ad avvelenare la propria terra, è disposto ad avvelenare se stesso. L’attaccamento che provo per queste terre è lo stesso attaccamento che sente Nica, la protagonista di Semina il vento. C’è anche la rabbia, la stessa che prova Nica. Ma la rabbia è sterile se non si unisce alla voglia di lottare per cambiare le cose, proprio come fa Nica, che immagina un futuro diverso a partire dal passato. Ma non volevo fare un film per puntare il dito. Non volevo fare un film sull’inquinamento, né sulla xylella, né sulle ecomafie. Volevo fare un film per provare a capire come fenomeni del genere siano possibili. Così ho provato a interpretare i fatti come sintomi di qualcosa di più profondo».