Nel 1994 il siciliano Sergio Misuraca partiva dal suo paese di Terrasini per viaggiare verso Los Angeles con il sogno di poter incontrare il suo mito: Robert De Niro. Oggi, dopo oltre vent’anni e dopo essere stato il suo cuoco negli USA, Misuraca ha realizzato il suo primo lungometraggio Fuori dal Coro, dal 4 giugno nei cinema.
Sicilia. Dario (Dario Raimondi) e Nicola (Alessio Barone), giovani siciliani e disoccupati doc, trascorrono le loro giornate tra spinelli, giri in motorino e arte d’arrangiarsi. Il neo laureato Dario però, in cambio di una promessa di ‘segnalazione’ per un posto di lavoro, decide di svolgere un lavoretto per un personaggio influente del suo paese, il ‘Professore’. Si tratta di consegnare a Roma una busta contenente dei documenti. Dario parte in auto dopo aver chiesto all’amico Nicola, abile tappezziere, di nascondere la busta dentro al sedile della sua auto.
Ma le cose a Roma non vanno lisce come Dario aveva immaginato, né come il Professore gli aveva garantito. Infatti, la persona che deve fare da tramite per la consegna, altro non è che suo zio Tony (Alessandro Schiavo). I due, che non si vedono da molti anni, sono costretti ad appianare le loro divergenze per portare a termine il lavoro e consegnare la busta a Pancev (Ivan Franek), uno slavo poco raccomandabile. Ma al momento della consegna, la busta sembra essere sparita. Zio e nipote sono costretti a scappare in Sicilia con una rocambolesca fuga, nel tentativo di venirne a capo, recuperare la busta e salvare la pelle.
“Realizzare Fuori dal Coro è stato un piccolo miracolo, a livello produttivo, creativo e personale” spiega Sergio Misuraca. Il regista siciliano ha realizzato un’opera corale nella scelta degli interpreti e delle tante location utilizzate. Una sfida vinta, viste tutte le difficoltà: l’assenza di finanziamenti pubblici; la particolarità del genere (una commedia nera) rispetto al mercato italiano; e perché realizzare un’opera prima porta sempre con sé, allo stesso tempo, elementi di soddisfazione e frustrazione.
Il film ha dichiaratamente una doppia anima: commedia e pulp. Sin dall’inizio questa doppia natura ha preso subito il sopravvento, esplodendo sulla carta senza alcun controllo, per poi confluire nella realizzazione concreta del film. I punti di riferimento costanti per Misuraca vanno “dalla commedia all’italiana a Quentin Tarantino, Guy Ritchie e Martin Scorsese, senza dimenticare il primo Alessandro Piva de La Capagira”.
A nostro avviso il film, composto da tre atti, si affaccia ad ogni atto mutando di genere e dando la possibilità alla luce, nell’arco della narrazione, di essere una delle componenti fondamentali che sottolinea il passaggio da un genere all’altro. Se la prima parte ha le caratteristiche di una commedia, nella parte centrale del film il racconto inizia a fondere la commedia con il noir. Infine, nella terza parte, la commedia diventa “nera” assumendo sfumature “pulp”.
Questo continuo cambio di registro è supportato anche a livello di fotografia e di montaggio. Il protagonista porta con sé le conseguenze delle sue azioni e le atmosfere che lo hanno accompagnato nella sua trasformazione. In questo intreccio tragicomico, le attese dello spettatore vengono spiazzate costantemente, tanto da fargli rivivere gli stessi eventi imprevedibili in cui si ritrovano i personaggi del film.
Fuori dal Coro è il film che Misuraca aveva in mente di realizzare negli Stati Uniti, con protagonista Robert De Niro. Dopo il suo ritorno forzato in Italia, scoperto in possesso di documenti falsi, il regista siciliano ha fatto successo con un ristorante messicano. Con i soldi messi da parte, ha adattato il copione per la Sicilia e ha così realizzato questo suo primo film.
“Appena Fuori dal Coro uscirà in Italia, voglio prenderne una copia, andare a Los Angeles e portarlo a De Niro, dicendogli che era il film che avrei voluto fare con lui. Dopo vent’anni, è arrivato finalmente il momento giusto”
Sergio Misuraca