Nel vasto programma di celebrazioni che ovunque nel mondo stanno festeggiando il centenario della nascita di Ingrid Bergman, non poteva mancare l’omaggio della Cineteca Nazionale a una delle più grandi – e cosmopolite – dive di sempre, legata a filo doppio alla storia del cinema italiano. Dalla famosa lettera indirizzata dall’attrice a Roberto Rossellini («Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, che si fa quasi capire in francese, e in italiano sa solo dire “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei») sarebbero nati alcuni capolavori del nostro cinema, su tutti Stromboli – Terra di Dio, Europa 51, Viaggio in Italia.
C’è però un capitolo, di quel sodalizio umano e professionale, meno noto se non addirittura dimenticato: un piccolo gioiello (appena venti minuti di durata) che ha per titolo il nome della sua protagonista, Ingrid Bergman, e fa parte di un film a episodi, Siamo Donne, ideato nel 1953 da Cesare Zavattini come “un atto di sincerità e di umiltà” con cui quattro grandi attrici (oltre alla Bergman, Anna Magnani diretta da Luchino Visconti, Isa Miranda da Luigi Zampa e Alida Valli da Gianni Franciolini) intendevano “testimoniare la loro presenza nel mondo di oggi e uscire dal mito nel quale l’immaginazione popolare così spesso le pone, per riacquistare davanti al pubblico la loro vera dimensione umana”.
Girato in due versioni (una per il mercato USA con leggere differenze) nella villa della coppia a Santa Marinella, l’episodio di Rossellini vede la Bergman alle prese con l’invadente pollo di una vicina di casa, deciso a rovinarle l’amato giardino: tra (neo)realismo e finzione, e sfruttando i limiti imposti dalla breve durata, Rossellini disegna un finissimo capolavoro di cine-ritrattistica, mascherando da “home-movie” quello che, con i suoi lampi di ironia anche crudele, è secondo studiosi come Tag Gallagher «il film più geniale» dell’autore di Roma città aperta.
Accolto con indifferenza – quando non con diffidenza – dalla stampa dell’epoca, disorientata di fronte all’apparenza quasi ludica di uno “scherzo” (auto)biografico e troppo distratta per cogliere la dimensione teorica del “gioco”, il film fu pressoché ignorato in Italia (e piuttosto vilipeso all’estero): il restauro della versione italiana promosso da CSC – Cineteca Nazionale, Ripley’s Film e Viggo, in collaborazione con Marzi Srl, che sarà presentato oggi in anteprima alla 10. Festa del Cinema di Roma (alla presenza di Isabella Rossellini), è quindi l’occasione per una riscoperta che metta finalmente nella giusta luce un frammento finora ingiustamente troppo in ombra.