In programma oggi a Venezia ci saranno due proiezioni molto interessanti. La prima – nella sezione Venezia Classici Documentari – è Fulci For Fake, il documentario realizzato da Simone Scafidi; la seconda è invece Tony Driver, il film diretto da Ascanio Petrini che sarà presentato in Concorso alla Settimana Internazionale della Critica.
Fulci For Fake di Simone Scafidi
Si tratta del primo biopic su Lucio Fulci. Un film che indaga l’uomo e i suoi film attraverso materiali inediti. Lucio Fulci è un enigma. Il suo cinema, nonostante abbia conosciuto grandi momenti di successo (da Zanna Bianca a Zombi 2, vera hit al momento della sua uscita nelle sale statunitensi), ha iniziato a emergere in tutta la sua potenza solo dopo la morte del regista. I suoi film, paradossalmente, paiono diventare via via più sorprendenti nel tempo. Il mistero di Fulci è legato anche alla sua vita personale. Il regista ha parlato raramente di sé nelle interviste. Ma ha raccontato la sua esistenza nei suoi film, che sono un mosaico di tutto ciò che di travolgente e di tragico ha affrontato nel suo percorso umano. La cornice del film vede Nicola (Nicola Nocella), un attore di successo, accettare di interpretare Lucio Fulci in un biopic dedicato al regista. L’attore inizia un viaggio alla scoperta di Fulci. Nicola si interrogherà a fondo sulla vera natura di un uomo che, già in vita, aveva riscritto la propria biografia. Una biografia in cui il mito, la creazione, la leggenda hanno ridefinito una vita esaltante quanto drammatica.
Simone Scafidi racconta: “nel girare questo film ho capito subito che dovevo inseguire l’uomo, sapendo che il mito avrebbe trionfato sulla realtà. Perché Fulci stesso ha abbellito la sua biografia attraverso l’invenzione. La sua vita è stata segnata dalla coesistenza di anime diverse, di film inconciliabili, di genio e di lotta per la sopravvivenza. Tutti elementi che li hanno resi capaci di resistere al tempo. Facendoli diventare più belli e, soprattutto, più inafferrabili“.
Tony Driver di Ascanio Petrini
Pasquale un giorno decide di cambiare nome e farsi chiamare Tony. Perché sebbene nato a Bari, a 9 anni, a metà degli anni Sessanta, vola oltreoceano con la famiglia e cresce da vero americano. Tassista di professione a Yuma, viene arrestato a causa del suo “secondo lavoro”: trasportare migranti illegali negli Stati Uniti attraverso la frontiera messicana. È così costretto a scegliere: la galera in Arizona o la deportazione in Italia. Rientrato in Puglia, si ritrova a vivere solo in una grotta a Polignano a Mare e guarda l’Italia come un piccolo Paese immobile, senza opportunità e senza sogni. Ma Tony non è disposto ad arrendersi. Tony Driver è l’epopea al contrario di un antitaliano che potrebbe essere una sceneggiatura dimenticata in un cassetto da Age e Scarpelli, un film mai fatto da Dino Risi o Ettore Scola. Una commedia all’italiana decostruita, amara e impossibile, un film assolutamente fuori norma, impossibile da classificare. Un film sull’assurda inutilità delle frontiere.