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Solitudine e cinismo ne La Buona Uscita di Enrico Iannaccone

È da oggi al cinema La Buona Uscita, il lungometraggio di esordio di Enrico Iannaccone, vincitore del David di Donatello 2013 per il cortometraggio L’esecuzione. Il film, che vede protagonisti Marco Cavalli e Gea Martire, è la storia grottesca e “feroce” della giovane borghesia napoletana, ricca e strafottente, cinica e asociale.


Un mondo solitario e narciso che consuma cibo e piaceri senza alcuna relazione umana reale con il resto delle persone. Anzi usa le persone. L’unica che sembra accorgersi dell’aridità che la circonda è Lucrezia Sembiante (Gea Martire), una professoressa di sessant’anni, che – terrorizzata dalla vecchiaia e dalla solitudine – decide di reprimere le sue pulsioni sessuali dopo l’ultimo incontro con lo storico “amico di letto” Marco Macaluso (Marco Cavalli), un felice e spregiudicato imprenditore. Una scelta che la costringerà ad affrontare con maggior violenza la natura delle sue paure.

La Buona Uscita, commedia amara dai toni grotteschi, intende affrontare con un linguaggio tanto delicato quanto talvolta divertito gli annosi e correlati temi della solitudine e dell’equilibrio interiore. L’impostazione teatrale della recitazione – talvolta ai limiti dello stucchevole – rende i personaggi simili a marionette attive nel teatrino delle relazioni e degli affetti, la cui moralità non può che compromettere la stabilità dei singoli e generare sentimenti di dolore e isolamento.

Marco Cavalli

Marco Cavalli

Di seguito le note del regista e dei due attori protagonisti.

Enrico Iannaccone – “Tramite la vicenda sentimentale che vede coinvolti i due protagonisti Marco e Lucrezia, assistiamo a un percorso di fortificazione emotiva, che nasce dal dissidio interiore di quest’ultimo personaggio. Analizzandolo singolarmente, Marco Macaluso ci appare come un ricco imprenditore dotato di una (forse) congenita disillusione nei riguardi del mondo e degli affetti, che fa di lui un uomo tanto solo quanto equilibrato e gaudente. Il suo atteggiamento verso il prossimo non sembra poi così dissimile da quello della professoressa Lucrezia Sembiante, donna dalla magmatica attività ormonale e dal conseguente numero olimpionico di partner. Tuttavia, al cospetto di un’età significativa come quella rappresentata dai sessant’anni, la Professoressa si trova, senza alcun preavviso, a combattere con un nuovo timore: quello della solitudine”.

Marco Cavalli – “Marco Macaluso si potrebbe definire un epicureo, se volessimo attribuirgli una sorta di saggezza. Ma più esattamente può dirsi un egolatra, appassionato unicamente al proprio io, oltre lo snobismo che la collocazione sociale gli consente. Nessuna fede: il piacere per il piacere. Una declinazione iper contemporanea e paradossale di un nichilismo di maniera, assolutamente attuale, transgenerazionale e socialmente molto ben visibile. Un personaggio così sfacciatamente libero e rilassato da sovrastrutture etiche, da suggerire a un tempo simpatia e odio, stizza ed empatia. È una maschera di contemporaneità“.

Gea Martire

Gea Martire

Gea Martire – “Lucrezia Sembiante vive liberamente, travolta, fino ai sessant’anni, poi si ferma e si guarda. La vecchiaia la spaventa. Cerca un riparo, sbaglia ripetutamente, per fortuna si ravvede. Rigira lo specchio e va avanti per la sua strada. Ride dell’ignoto e con lui si diverte“.

“La vita ti rincorre libera, furiosa, disordinata. Precipita e sommerge come una valanga. Fino alla fine. Mai tentare di bloccarla contando gli anni, le rughe, i fallimenti: si immiserisce, perde la sua epicità. Frena, rallenta e disegna l’unico, irreparabile fallimento: la paura del futuro che, da una certa età in poi, può essere solo prossimo e non più remoto”.

Gea Martire

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