All’indomani della canonizzazione di Roncalli e Wojtyla, da stasera al 30 aprile, il nostro Papa Francesco arriva al cinema. Vi stiamo parlando di Francesco da Buenos Aires – La rivoluzione dell’Uguaglianza, il film biografico sulla vita di Jorge Mario Bergoglio girato da Miguel Rodriguez Arias e Fulvio Iannucci.
Un documentario (distribuito da Microcinema in oltre 300 copie) che narra la vita di Jorge Mario Bergoglio, dall’infanzia all’età adulta, da quando era arcivescovo a Buenos Aires fino all’elezione al Soglio Pontificio. Un docufilm che raccoglie diverse rivelazioni inedite, raccontate dalle voci stesse delle persone a lui più vicine, come la sorella Maria Elena e gli amici che gli furono accanto durante gli anni del vescovato in Argentina, compresa la sua attività per salvare diverse vite umane durante la dittatura militare nel 1976.
Per approfondire meglio questo documentario abbiamo intervistato uno dei due registi, Fulvio Iannucci.
Arriva solo per tre giorni al cinema Francesco da Buenos Aires: quando e perché è nata l’idea di realizzare questo docufilm sul nostro Papa?
L’idea di fare il docufilm è nata poche ore dopo l’elezione di Papa Francesco. Abbiamo voluto capire le ragioni per cui i suoi colleghi cardinali siano andati a cercarlo “alla fine del mondo”. Senza dubbio uno dei motivi è stato il percorso di vita ed il prestigio di Jorge Mario Bergoglio come Arcivescovo di Buenos Aires e Primate d’Argentina.
Nel titolo compare “La Rivoluzione dell’Uguaglianza”. Qual è il principale insegnamento che Jorge Mario Bergoglio ci sta dando a partire da quella fumata bianca del 13 marzo 2013?
Da quel marzo del 2013 sta sorprendendo il mondo per la sua semplicità, per i suoi gesti, per la sua vicinanza alla gente e, insieme, per la sua fermezza. Da quando è stato consacrato Papa ha dato segnali inequivocabili della rotta che terrà il suo ministero: progressista nel campo sociale, molto rigoroso con la morale e la disciplina dei suoi collaboratori, molto rispettoso della dottrina tradizionale e convinto che le idee del Concilio Vaticano II siano da radicare maggiormente nella Chiesa.
Quanto è importante usare il mezzo cinematografico per raccontare la vita di Papa Francesco? Il cinema può essere uno strumento per diffondere il suo messaggio?
Il nostro docufilm ha raccolto numerosi punti di vista e diverse prospettive e interpretazioni del religioso e del sacro e ha mostrato come Papa Francesco abbia ben chiara la cultura del dialogo e della pace tra le religioni, nel riconoscimento delle differenze. Ovviamente la sfida di Papa Bergoglio è ancora più grande: per riformare la Chiesa dovrà abbracciare la più grande varietà di realtà, culture e scenari politici e sociali possibili.
Da regista, cosa ne pensa della religione al cinema?
Credo possa essere fondamentale per la comprensione della cultura contemporanea e contribuire al rafforzamento di un filone di indagine, ancora parzialmente inedito nel nostro paese, che sappia guardare con attenzione al singolare rapporto attuale tra la dimensione religiosa e i mezzi di comunicazione di massa.
Intervista di Giacomo Aricò