Dopo avervi parlato di Tutta la Vita Davanti, adesso ci spostiamo dallo sfondo di Roma a quello di Milano. Ecco che la Generazione 1000 Euro di Massimo Venier è diventata addirittura utopia nel trionfo odierno dei disoccupati o degli sfruttati. Il film è del 2009, ma i temi rappresentati hanno subìto un’accelerazione negativa incredibile. Persone da tagliare, uffici claustrofobici dove lo stress regna sovrano e il computer ti si stampa nel cervello. Anche in questo caso contratti a progetto, precariato, mancanza di sicurezze, lotta intestina tra dipendenti.
Alessandro Tiberi si è calato perfettamente nel ruolo, capace di esprimere il disagio e la sofferenza di non riuscire a intravedere il proprio futuro sempre però con il tocco ironico di chi non si prende troppo sul serio. Insieme a lui Francesco Mandelli, con cui divide l’appartamento. Il Non Giovane, che ai tempi non era ancora al centro dell’attenzione per I Soliti Idioti, deve fare gli straordinari notturni in un cinema per pagare gli affitti. Tra i due ecco che poi irrompe anche Valentina Lodovini, Dottoressa in Lettere che ama insegnare e che fatica a trovare anche una piccola cattedra come supplente. I tre si troveranno a risalire la china vendendo dei vecchi oggetti e giochi su Ebay: d’altra parte quando non si riesce a guardare avanti, i nostalgici aumentano.
Un desiderio, quello di istruire l’altro, che sembra essere ostacolato e comunque denigrato, viste le misere paghe e le relative umiliazioni morali rifilate a chi riveste il ruolo di insegnante. Chi invece giganteggia è Paolo Villaggio. Lui sì che in questo film fa il Professore universitario di Matematica. Giunto alla pensione, i suoi studenti – passati e presenti – gli dedicano una festa alla sua ultima lezione. Tutti grati per i suoi insegnamenti e ancor di più per la lezione di vita che hanno imparato da lui, come uomo.
Ma torniamo al protagonista verso il quale, ad un certo punto, le cose sembrano girare bene. Il successo gli fa gola e questo comporta un patto col diavolo (Carolina Crescentini). In lite con i propri valori, la sua dignità viene una volta di più, calpestata. Il film ha tempestivamente fotografato questo suo degrado morale, in cui sembra che dobbiamo vendere una parte di noi stessi per sentirci realizzati. La storia si ribella al sistema, con l’orgoglio e i veri valori che mettono da parte la sete di potere e del mero guadagno. Ripensando ad entrambi i film, se Virzì e Venier hanno raccontato il problema con un tocco ironico-agrodolce, oggi queste pellicole sono, per tutti coloro che non lavorano, particolarmente vere e quindi amare.
“Tutta la vita davanti” non la si ha più effettivamente, ed ogni secondo passato in attesa di un’occasione ci è nemico. La “Generazione 1000 euro” rappresenta invece qualcosa che oggi la gioventù rincorre. Uno stipendio da 1000 euro è diventato merce rara, un ruolo da precario un lusso. Qui il sorriso si spezza e la riflessione si fa drammatica. Perché questi ragazzi possono perdere i propri passi ma non devono assolutamente perdere di vista il proprio orizzonte.
Giacomo Aricò