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SPECIALE Magazzino 18 – Intervista a Simone Cristicchi: “La memoria è sempre attuale: un’avventura che allarga gli orizzonti”

È stato senza dubbio Magazzino 18 di Simone Cristicchi lo spettacolo teatrale dell’anno. Ha fatto parlare, commuovere, discutere, ma soprattutto riflettere. Sulle nostre radici, sulla nostra Storia, su quello che siamo, tra ricordi di ieri e sogni per il domani. Uno spettacolo che ancora oggi sta continuando ad avere un enorme seguito: i teatri – ed è così da tutto l’anno – sono sempre pieni (in questi giorni è al Teatro Carcano di Milano, qui le date). E non solo per la grande qualità umana ed artistica del protagonista ed interprete: al centro c’è la storia di Magazzino 18, raccontata con straordinaria intensità.

Simone Cristicchi

Simone Cristicchi

Ho avuto l’enorme piacere di poter chiacchierare con Simone Cristicchi prima di un suo spettacolo. Mi ha accolto nel suo camerino con estrema gentilezza. Ci siamo seduti ed abbiamo iniziato a parlare.

Prima di tutto volevo chiederti: quando e come è iniziato il tuo percorso di ricerca?

Il mio percorso nel mondo della memoria è iniziato nel 2006, quando cominciai ad interessarmi di quell’istituzione, ormai inesistente, del manicomio. Girando l’Italia con una piccola troupe produssi a mie spese il documentario Dall’Altra Parte del Cancello. In quel percorso, durato circa 5 mesi, per la prima volta in vita mi sono messo davanti ad una persona per ascoltarla. L’ultima volta che l’avevo fatto era stato con mio nonno.  Lì ho imparato l’arte dell’ascolto e, se vogliamo, della “fotografia”. Serve pazienza per trovare il momento giusto e arrivare a scattare quella fotografia, quel ricordo, per poi trasformarla in un racconto da portare in teatro.

È da qui che sono nati i tuoi spettacoli, Mio Nonno è Morto in Guerra e Magazzino 18

Da quel percorso sul manicomio sono poi approdato alla musica popolare italiana e ho realizzato un altro spettacolo sempre legato alla memoria del lavoro nelle miniere. Sono poi arrivato ad una memoria personale che riguarda mio nonno Rinaldo che partecipò alla Guerra di Russia. A differenza di tanti altri nonni, il mio non aveva tanta voglia di raccontare ed è per questo che è nata la voglia in me di riempire questo suo silenzio andando a cercare in giro per l’Italia tutti i reduci ancora viventi della Seconda Guerra Mondiale. Da lì è nato il libro Mio Nonno è Morto in Guerra e tutte le storie che ho raccolto sono state messe in scena con lo spettacolo. Tra queste ecco Magazzino 18, ambientato nel primo dopoguerra, nel 1947, e che infatti va a chiudere il libro.

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Cosa significa per te quel Magazzino 18?

Una volta entrato nel Magazzino 18 ho percepito la grandezza di questa storia, la sua importanza e il grande dolore che si porta dietro. Per quello ho deciso di dedicarle un intero spettacolo. Ha ancora oggi una forte attualità. C’è un chiaro riferimento agli esodi che stiamo affrontando in questo momento, non ultimi gli sbarchi a Lampedusa. Ripensare al passato per vivere il presente ci porta ad avere una nuova consapevolezza.

Quelli che porti in scena è un vero e proprio nuovo linguaggio, giusto?

Posso dire, senza falsa modestia, di aver creato insieme al maestro Antonio Calenda, questa sperimentazione: il Musical Civile, ovvero un musical per un solo attore. Una sola persona che recita tutti i personaggi, in mezzo a musiche orchestrali, ai cori dei bambini, proiezioni, fotografie. Tutto quello che mancava al teatro di narrazione classico in cui c’era solo una sedia e un uomo che racconta.

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Il riscontro che continui ad avere è ottimo…

È un linguaggio che sta avendo successo perché si può raccontare una storia che apparentemente può sembrare pesante ma che con gli ingredienti del musical riesce ad arrivare a tutti, anche ai ragazzi più giovani, e ne vengono sempre tanti. È uno spettacolo multimediale che parla di una storia relativamente antica.

Oggi il presente, tutto quello che accade, è già vecchio. Soprattutto le tragedie, che vengono subito rimosse in nome del The Show Must Go On. Eppure quanto è importante secondo te la memoria?

La memoria è fondamentale, prima di tutto ci aiuta a comprendere il presente. Anche se non è facile, perché spesso è labile, soprattutto quando ascolti il discorso di un anziano: la memoria si manifesta quando viene raccontata, e si può essere influenzati da diversi fattori nella ricostruzione dei ricordi. Le situazioni esterne cambiano l’esercizio della memoria. Per me la memoria rimane un’avventura, un viaggio in altre epoche, mi ha fatto scoprire altri punti da cui guardare il mondo, mi ha mostrato diverse situazioni sociali e politiche. Tutto questo ha allargato i miei orizzonti, anche sul mondo presente che viviamo.

Intervista di Giacomo Aricò

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