Oggi arriva finalmente anche nelle sale italiane La Bella Gente, la splendida opera seconda di Ivano De Matteo. Il film, uscito nel 2010 in Francia, dove ha ricevuto critiche entusiaste dai maggiori quotidiani, e premiato in tanti prestigiosi festival, da Annecy a Villerupt, da Grenoble a Bastia, non era ancora stato mai visto dal pubblico italiano. Protagonista un grande cast: Elio Germano, Monica Guerritore, Antonio Catania, Iaia Forte, e la rivelazione Victoria Larchenko.
Alfredo (Antonio Catania) è un architetto e un uomo sottomesso alla moglie Susanna (Monica Guerritore), una psicologa che guida un’associazione di assistenza alle donne che subiscono violenze. Gente di cultura, gente di ampie vedute. Cinquantenni dall’aria giovanile, dalla battuta pronta e lo sguardo intelligente.
Vivono a Roma ma trascorrono i fine settimana e parte dell’estate nella loro casa di campagna all’interno di una tenuta privata. Vicini di casa sono i loro ricchi e cinici amici (la coppia interpretata da Giorgio Gobbi e Iaia Forte), gente senza cuore abituata al lusso, all’agiatezza. Gente che sfrutta “il filippino” e che se ne frega dei problemi del mondo.
Un giorno Susanna, andando in paese, resta colpita da Nadia (la splendida Victoria Larchenko), una giovanissima prostituta che viene umiliata e picchiata da un uomo sulla stradina che porta alla statale. In un attimo la vita di Susanna cambia, ha deciso che vuole salvare quella ragazza. Salvarla per salvare i propri ideali. Così costringe il marito ad andare a prenderla, per portarla nella sua magione.
In poco tempo, dopo la paura e diffidenza iniziale, Nadia torna ad essere il fiore che era. Il trucco da lavoro viene sciacquato via da un bagno che sa di rinascita. E senza trucco è ancora più bella. Dolce ed educata, rispettosa e riconoscente. Susanna le compra dei vestiti e la tratta come una figlia, nonostante i vomitevoli commenti dei loro amici-vicini.
Le cose cambiano quando arriverà Giulio (Elio Germano), il figlio di Alfredo e Susanna, accompagnato dalla stupida e insopportabile fidanzata Flaminia (Myriam Catania). Quest’ultima, gelosa di Nadia e insofferente verso tutto, riprende il traghetto per tornare al Giglio, da dove erano venuti per festeggiare il 50° compleanno di Susanna. Giulio, folgorato da Nadia, la lascia andare. La ragazza ucraina non ci mette molto a innamorarsi di lui, che la ricambia e che le promette di portarla via in Inghilterra, dove studia. Ma anche lui, troppo viziato e mammone, la prenderà solo in giro e se tornerà da Flaminia senza nemmeno salutarla.
Alla fine, Susanna, che non accetta questa relazione, arriverà a cacciare di casa Nadia, ributtandola – di fatto – in strada. Lo stesso Alfredo, che aveva sempre cercato di mediare le situazioni tra tutti, ha troppa polvere sugli attributi e l’accompagna al treno. Le lascia qualche soldo e il contatto di una persona che può aiutarla. Nadia si trucca, getta il numero e prende il treno. Dove andrà non si sa.
Scritto e sceneggiato da Valentina Ferlan nel 2009, La Bella Gente è un amaro racconto che, anche rivisto adesso a sei anni di distanza, non ha perso una goccia di attualità e di piacere della visione. Provocatorio, affascinante e spietato. La famigliola borghese diventa il simbolo della distanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere.
Una distanza che diventa più grande di quanto si possa immaginare: una famiglia vissuta sempre nell’agiatezza, con dei solidi riferimenti intellettuali, può rischiare di mettere a repentaglio tutto ciò che ha costruito per rispettare le proprie convinzioni? La risposta è negativa: l’umanità si ha o non si ha. Non è qualcosa che si possiede o meno a seconda delle situazioni.
Susanna è una donna capricciosa e viziata, dotata di un ego smisurato, che ha bisogno di complimenti e regali, del pezzo di carne migliore dal macellaio. E una donna così non può aiutare donne in difficoltà. Finché queste mantengono la distanza dalle cose a lei care tutto può andare. Quando Nadia si innamora – autenticamente – di suo figlio, ecco allori che i suoi valori e ideali (sempre manifestati agli altri in un finto buonismo) spariscono e scoppiano come bolle di sapone. Resta solo il dolore, l’illusione, lacrime amare.
Alfredo, uomo buono ma senza spina dorsale, non potrà far altro che abbassare la testa: nei confronti di Susanna, che accontenta in tutto, nei confronti del figlio Giulio, che difende sempre e che vuole tenere – pagato – a Londra a studiare, e soprattutto nei confronti di Nadia, che lascia volare via, ancor più colpita nell’animo.
Alla fine la violenza che Alfredo, Giulio e Susanna (in ordine crescente di gravità) infliggono a Nadia è peggio di ogni altra forma di prostituzione che la ragazza aveva subito in precedenza. La famigliola ricca alla fine non l’ha salvata ma ha giocato con il suo cuore, i suoi sentimenti, la sua anima, lasciando segni indelebili e incancellabili.
Giacomo Aricò