In occasione della Festa della Donna e dell’anniversario dei 70 anni del primo voto delle donne in Italia (il 10 marzo 1946), arriva domani al cinema Suffragette, il film scritto da Abi Morgan e diretto da Sarah Gavron. La pellicola – che vede protagonista Carey Mulligan affiancata da Helena Bonham Carter, Anne-Marie Duff e da Meryl Streep – ripercorre la storia delle militanti del primissimo movimento femminista.
Maud (Carey Mulligan) è una giovane donna dell’East End londinese che lavora da quando aveva sette anni in una lavanderia umida, insana e pericolosa, dove ogni giorno rischia di ferirsi e ammalarsi. Sottomessa dal capo, Maud trova più sicurezza una volta sposata con il collega Sonny (Ben Whishaw), con il quale ha avuto il piccolo George (Adam Michael Dodd). Un giorno, mentre si sta recando a fare una consegna, Maud si ritrova nel bel mezzo di una manifestazione violenta nel centro di Londra.
Le Suffragette stanno spaccando le vetrine dei grandi magazzini nel corso della loro prima protesta militante, esasperate dal costante diniego della loro decennale rivendicazione del diritto di voto alle donne da parte di tutti i governi che si sono via via succeduti. Scossa, ma anche sommessamente stimolata dalla protesta, Maud scorge nella folla delle militanti Violet (Anne-Marie Duff), un collega della lavanderia. Quest’ultima, percependo il suo interesse, cerca di persuadere un’inizialmente reticente Maud ad unirsi alla lotta e a diventare un’attivista del movimento delle Suffragette.
Benché spaventata dai rischi che questo comporta, Maud inizia pian piano a rendersi conto che senza il voto le speranze per un futuro migliore sono molto scarse. Si sente ulteriormente attratta dalla battaglia in corso quando le viene presentata la motivatissima Edith (Helena Bonham Carter), una farmacista locale che insieme al marito gestisce una base segreta delle Suffragette nel retrobottega del loro negozio. Ma è solo quando l’attivista dell’alta borghesia Alice (Romola Garai) invita le donne della lavanderia in Parlamento a rendere testimonianza delle loro condizioni di lavoro che Maud comincia ad abbracciare la causa delle Suffragette.
Una volta dentro, Maud metterà a rischio tutta la sua vita: il matrimonio, il lavoro, il figlio. Spinte dalla leader carismatica Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), le Suffragette spingono per un’azione militante: è l’unico modo per farsi sentire. Una condotta necessaria, che farà trovare a Maud la propria voce.
La regista Sarah Gavron accarezzava da molto tempo il sogno di realizzare un film sul movimento delle Suffragette. Il termine “suffragetta” è stato coniato in senso derisorio dalla stampa britannica per indicare le attiviste del movimento a favore del suffragio elettorale alle donne. A quel punto fu il movimento stesso ad appropriarsi del termine. Le Suffragette interrompevano le comunicazioni tagliando i fili del telegrafo, facendo saltare in aria le cassette della posto e attaccando in varie forme diverse proprietà, finivano in prigione e ingaggiavano scioperi della fame per attirare l’attenzione sulla loro lotta per l’eguaglianza contro uno stato sempre più brutale.
In Gran Bretagna il loro movimento non ebbe l’immagine perbenistica che ebbe negli Stati Uniti, dove fu stretto alleato del Temperance Movement, il movimento che diede origine al Proibizionismo. Nel Regno Unito fu un’organizzazione molto più energica e grintosa, simile a un movimento di guerriglia.
Nel 1912, dopo decenni di proteste pacifiche durante i quali la loro battaglia era stata considerata ridicola e con sufficienza dal Parlamento, dalla stampa e dalla società, le Suffragette erano diventate più combattive, arrivando ad attaccare proprietà pubbliche e private: “penso che la militanza sia scaturita da una necessità primaria, da un’ira profonda”, commenta la sceneggiatrice Abi Morgan.
Il movimento aveva trovato una leader in Emmeline Pankhurst, una donna istruita e colta, che sapeva esporre con chiarezza le proprie idee, aveva delle buone conoscenza e possedeva una grande arte oratoria. Era una persona in grado di sostenere l’iconografia e il carattere tipico del movimento: “era una leader carismatica e aveva intuito che l’unico modo per vedere riconosciuti i loro diritti era che le donne adottassero le tattiche belliche e maschili – continua la Morgan – tutto il film sfida gli spettatori a riflettere sugli estremi a cui dovettero ricorrere per difendere i propri diritti”.
La percezione che si tratti di un capitolo della storia di cui sono state raccontate pochissime storie, men che meno sul grande schermo, e del quale sappiamo poco niente, ha galvanizzato Sarah Gavron: “ero incantata dallo spirito pionieristico di queste donne rispetto alla loro epoca – afferma – infrangevano ogni tabù e convenzione della società di quel tempo”.
La regista si è resta conto che l’opinione pubblica è ben poco consapevole di quanto hanno fatto: “per qualche motivo è stato sepolto, a me non l’hanno insegnato a scuola e non sembra esserci una grande coscienza degli estremi a cui si spinsero le Suffragette: le bombe e gli attacchi alle proprietà immobiliari o la brutalità della reazione della polizia verso le donne, sotto forma di pestaggi o di alimentazione forzata”.
Maud, la protagonista interpretata da Carey Mulligan, all’inizio è restia a convertirsi alla causa delle Suffragette. Ha paura di mettere a repentaglio il suo lavoro e la pace famigliare nell’assumere un ruolo di primo piano. Ma lentamente e con indicibili sofferenze viene mossa a partecipare alla pericolosa e ardita lotta per il diritto di voto delle donne e la loro eguaglianza con gli uomini. “Questo non è un nostalgico dramma in costume che celebra i progressi fatti dalle donne – spiega la Mulligan – ma uno scioccante richiamo ai sacrifici compiuti e al percorso che le donne devono ancora intraprendere nella loro lotta per ottenere la parità”.
Per l’attrice, quelle donne “hanno combattuto una guerra per conto nostro e di cui oggi godiamo i frutti, ma per lo più senza saperlo”. Carey Mulligan non era infatti a conoscenza di tutta la storia: “prima di documentarmi, conoscevo solo la versione edulcorata imparata a scuola, immagini di donne con cappelli e fusciacche che marciano per le strade cantando allegre e bevendo il tè. Non avevo la minima idea della realtà di quello che hanno passato”.
I colori del movimento delle Suffragette – viola, bianco e verde – sono presenti lungo tutto il film. Le attiviste si resero conto molto in fretta del potere della loro nascente arte nel farsi pubblicità e stabilirono il loro ‘marchio’ per farne un prezioso strumento di propaganda. Una lotta per ottenere pari diritti degli uomini: “penso che per molto tempo il termine femminismo sia diventato una parolaccia e un fenomeno per niente cool e questo non sarebbe dovuto succedere – conclude Abi Morgan – sento che questo film è davvero un invito ad abbracciare il nostro femminismo interiore, la nostra suffragetta interiore e a spingerla in prima linea”.
“Questo film è sulle donne. Che vogliono avere una voce, che lottano per avere una voce, che si conquistano una voce”.
Faye Ward, Produttrice