Susanne Bier, premio Oscar per In un Mondo Migliore, firma Second Chance, un film a tinte thriller di grande intensità emotiva, che indaga i confini tra il bene e il male e che è destinata a far discutere. Nel cast spiccano Nikolaj Coster-Waldau e Ulrich Thomsen. Dopo le anteprime ai Festival di Toronto e Torino, l’arrivo in sala è per giovedì 2 aprile.
Andreas (Nikolaj Coster-Waldau) è un poliziotto e sembra avere una vita perfetta: ama il suo lavoro, è felicemente sposato con Anna (Maria Bonnevie) e ha avuto da poco un bambino. Durante una perquisizione incontra Tristan (Nikolaj Lie Kaas), amico di un tempo e ora criminale allo sbando, incapace di prendersi cura della compagna e del figlio, anche lui di pochi mesi. Quando una tragica fatalità investe la vita di Andreas, i destini delle due famiglie si troveranno uniti in una sconvolgente catena di eventi.
Second Chance racconta quello che accade quando delle persone vulnerabili sono costrette ad affrontare delle circostanze al di là del loro controllo.
A spiegare l’obiettivo del film è la stessa Susanne Bier: “molte domande del film vanno al di là della dimensione personale: abbiamo cercato di esplorare le fondamenta morali della nostra società, per spingere il pubblico a riflettere sui propri valori etici. Con un film puoi fare luce su argomenti di natura etica attraverso le emozioni. I film non sono parole. Sono immagini. E per me vuol dire immagini di esseri umani e di situazioni umane”.
Per la regista, il pubblico deve provare empatia per qualcosa, come il comportamento del protagonista: “anche se è chiaramente sbagliato, allo stesso tempo è anche giusto, secondo una logica pratica. Amo questo genere di situazioni perché credo che la vita funzioni in questo modo, un modo molto complicato. Questo non vuol dire che non esistano il bene e il male, in senso morale, ma una situazione simile amplifica la nostra comprensione del perché gli esseri umani si comportino in modi non sempre apparentemente comprensibili”.
La Bier, insieme allo sceneggiatore, Anders Thomas Jensen, ha voluto rappresentare qualcosa che si scontrasse “con la nostra convinzione che alcune persone sono migliori di altre, più “giuste” di altre. Chi siamo noi per pensare di essere migliori?” si domanda la regista. “Volevo capire cosa ci spinge oltre certi limiti e ci fa confrontare con realtà più brutali di quelle a cui siamo abituati. Il mio obiettivo non è scioccare il pubblico, ma provocarlo e farlo pensare. È quello che succede con alcune fiabe o con i racconti morali e non è un caso che siano spesso violenti. Ogni processo creativo nasce da una combinazione di un sentimento di sicurezza e di uno di terrore. Devi provocare te stesso e questo tipo di inquietudine è fondamentale per la creatività” ha poi concluso la Bier.
“Il mio film racconta che non siamo immuni al caos come crediamo e che coloro che ci sono più vicini nascondono segreti inconfessabili”
Susanne Bier