Dal 14 al 17 aprile arriva al cinema Quello Che I Social Non Dicono – The Cleaners, il documentario diretto da Hans Block e Moritz Riesewieck che ha sconvolto il Sundance Film Festival. Il film è un’indagine esclusiva su tutto ciò che avviene nel dietro le quinte delle procedure di rimozione dei contenuti di colossi come Facebook e Google. Costruito come un noir, tra interviste esclusive agli addetti ai lavori e vicende umanissime legate al tema della censura online, Quello Che I Social Non Dicono – The Cleaners getta uno sguardo nuovo e denso di spunti di riflessione su un tema fondamentale e quanto mai attuale.
Condivisione e propaganda terroristica
Inizialmente i network di social media come Facebook, YouTube e Twitter reclamavano la creazione di una comunità globale che superasse i confini geografici ed economici. L’idea era che dietro ai più importanti mezzi di comunicazione potessero nascere le conoscenze più significative. Recentemente, però, questi network hanno dovuto affrontare una sfida minacciosa per quell’ideale universale di comunicazione. L’onnipresenza di questi siti è aggravata dal facile accesso per tutti coloro che desiderano diffondere semplicemente degli scorci delle loro vacanze o immagini carine dei loro animali domestici. La propaganda terroristica e le opinioni radicali sono talmente diffuse sui social media da alimentare scambi politici e atti sporadici di genocidi attorno al mondo. La maggior parte delle comunità online ha reagito con paura e disgusto a questa prospettiva.
I Content Moderators
La tematica ha trovato un collocamento anche in politica, tanto che sono state create leggi e linee guida per censurare i contenuti controversi. Eppure la Silicon Valley sembra avere un segreto tutto suo: una serie di regole, criteri e processi attraverso cui le sue compagnie possono gestire il materiale condiviso sui loro siti: i content moderators. Mentre nella Silicon Valley vengono promulgate le leggi per i contenuti consentiti, la capitale mondiale di content moderation è la città di Manila, nelle Filippine. Decine di migliaia di giovani, qui, vengono assunti come spazzini digitali e durante le dieci ore di turno lavorativo selezionano centinaia di migliaia di immagini e video preoccupanti. The Cleaners scava nelle vite di cinque di questi moderatori di contenuti, svelando le complessità e le sfumature delle loro vite lavorative spesso traumatiche. Ci si domanda su che basi vengano definiti i termini di “idoneità” e “contenuto appropriato” all’interno di quei palazzi filippini luccicanti circondati dalle discariche digitali dove i cleaners fanno il loro lavoro. La risposta è sorprendente. Allo stesso tempo si esamina in che modo le decisioni prese “sul campo” possano influenzare la vita e il sistema politico nel mondo.
Le testimonianze
La storia del film si concentra sulla relazione tra gli spazzini digitali e i loro presidenti della Silicon Valley. Esplora i valori fondamentali della più famosa compagnia di social media, Facebook, attraverso gli occhi dell’ex manager Antonio Garcia Martìnez; nel frattempo ottiene una visuale unica delle sfide poste dalla censura attraverso una lunga intervista con Nicole Wong, ex Direttore Legale dei Prodotti in Twitter e ex Vice Presidente in Google. L’ex design ethicist di Google Tristan Harris sottolinea, inoltre, i meccanismi interni delle piattaforme che diffondono sdegno e odio attraverso il design. Yaman Akdeniz – professore turco e “attivista dei diritti cibernetici”, descrive il ruolo cruciale dei social media in un Paese con limitata libertà d’espressione.
Accordi segreti e algoritmi
Proprio grazie ad Akdeniz, veniamo a conoscenza della sua lotta contro gli accordi segreti tra i social network turchi e l’amministrazione Erdogan. I post anti-governo vengono cancellati regolarmente e un messaggio frainteso sui social media può mandare in prigione chiunque in qualunque momento; persino le stesse compagnie di social media affrontano quotidianamente minacce di censura. Inoltre, algoritmi o codici generati da computer hanno l’obiettivo di tenere a bada il dibattito che si alimenta sui siti dei diversi social anche se non sono sviluppati in maniera tale da eseguire il lavoro efficientemente. Tutto ciò è dimostrato brutalmente da Airwars, una società che documenta i crimini in Siria. La compagnia ha scoperto che più di un centinaio di video clips che documentavano l’attività militare in quel Paese venivano automaticamente rimosse da Youtube eliminando, così, le prove stesse dei crimini di guerra.
Censura e libertà di espressione
Il dibattito tra censura e libertà di espressione è complesso e lo si può osservare in due casi: quelli dell’artista americano Illma Gore e di SABO, artista di strada di Los Angeles. La rimozione da Facebook del suo dipinto contro il governo Trump ha sollevato preoccupazioni attorno alla censura artistica e politica così come il problema attorno al controllo del contenuto online. Il film raggiunge il momento di climax con la storia (sconosciuta alle masse) sul ruolo che Facebook ha giocato nella crisi dei Rohingya in Myanmar. I Rohingya sono considerati la minoranza più perseguitata nel mondo ed è stato rivelato come esista una profonda connessione tra falsa notizia e diffusione dell’odio attraverso Facebook e massacri, oltre che il dislocamento di centinaia di migliaia di persone. Quindi, come può il mondo trovare un equilibrio attraverso questo nuovo mezzo di comunicazione? È possibile, per i social media, ritornare ad un ideale utopico di società? La condotta su internet può essere legiferata ad un livello tale da evitare di creare una comunità online interamente governata da censura esterna?
Quello Che I Social Non Dicono – The Cleaners risponde a queste domande ostiche grazie a esperti sul tema della libertà di parola online: David Kaye, Corrispondente UN per la Libertà d’Espressione e Sarah T. Roberts, Professoressa UCLA ed esperta nella moderazione del contenuto commerciale. Il documentario si batte per dare una soluzione a questo paradigma sconcertante. Evolvendosi da una visione sociale condivisa di villaggio globale a una ragnatela di notizie false e radicalismi, il film fa una classifica dei momenti di ascesa e di crollo dell’ideologia utopica dei social media.
Hans Block e Moritz Riesewieck raccontano…
“The Cleaners svela il doppio fondo dell’Internet sicuro di cui miliardi di utenti fanno esperienza ogni giorno. Sembrerebbe una cosa scontata ma ha un prezzo molto alto: lo sfruttamento nascosto di centinaia di giovani lavoratori nel mondo dello sviluppo e il silenziamento del pensiero critico nel mondo digitale. il nostro documentario mostra come la cancellazione di post sui social e il blocco di accounts possa avere gravi conseguenze in quanto la maggior parte delle volte sono voci critiche ad essere silenziate dalle decisioni non trasparenti di cancellare certi contenuti. Allo stesso tempo populisti e terroristi usano queste piattaforme per reclutare nuovi membri o fomentare l’odio contro le minoranze“.
“La pressione sui social media per frenare la diffusione dell’odio e la propaganda sulle loro piattaforme si sta sviluppando sempre di più. Allo stesso tempo anche la pressione sulle spalle dei content moderator, le persone che devono decidere se il contenuto possa rimanere online o debba essere eliminato, è diventata enorme. Con il nostro film abbiamo cercato di dare loro, per la prima volta, una voce. E abbiamo cercato di capire le correlazioni ideologiche tra la politica di “pulizia” che è diventata nuovamente accettata e l’incarico dei moderatori di mantenere le piattaforme “sane”. Quali sono le zone d’ombra, quanto spazio è lasciato alle diversità e alle minoranze quando molti content moderators svolgono il loro lavoro con l’obiettivo missionario di combattere tutto ciò che ha peccato in questo mondo?“.
“I social networks si sono dimostrati degli strumenti potenti e pericolosi allo stesso tempo, capaci di dividere società, escludere le minoranze e promuovere genocidi. Vogliamo focalizzarci sul percorso che le nostre società intraprendono se lasciamo la responsabilità della sfera pubblica digitale a compagnie private che trasformano tumulti oltraggiosi e collettivi in guadagno e nonostante tutte le promesse non fanno il minimo sforzo contro questi sviluppi. Vogliamo mostrare che non è una coincidenza se l’evoluzione politica nel mondo faciliti l’eliminazione e l’esclusione di tutto ciò che “disturba”, ma è un accordo per nascondere problemi di fondo. Questa ideologia sta raggiungendo il consenso globale, analogico e digitale, ed è un nostro dovere fermarla prima che sia troppo tardi. Non possiamo più permetterci di delegare ogni forma di responsabilità. La questione della democrazia e della libertà di parola non deve avere due sole opzioni, cancella o ignora“.