Tre premi alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes (Label Europa Cinemas, SACD, Art Cinéma Award), il Prix Louis Delluc dell’opera prima, tre Premi César 2015 – Miglior Attrice, Miglior Giovane Attore, Miglior Opera Prima – a coronare l’esordio alla regia di Thomas Cailley. Il film The Fighters – Addestramento di Vita, presentato la scorsa settimana a Rendez-Vous e da ieri al cinema, è una commedia militare romantica e irresistibilmente divertente, dove l’amore disarma e la sopravvivenza passa attraverso la solidarietà. Una variante originale del boy meets girl, ambientata nelle suggestive Landes, in Aquitania.
L’estate del giovane Arnaud (Kevin Azïas) si preannuncia tranquilla fino al momento in cui incontra Madeleine (Adèle Haelen), bella, fragile e appassionata di allenamenti estremi e profezie catastrofiche. Arnaud non si aspetta nulla mentre Madeleine si prepara alla fine del mondo. Tra i due, nasce una storia d’amore e di sopravvivenza (o entrambe), fuori da ogni canone prestabilito.
Ecco di seguito l’intervista rilasciata dal regista Thomas Cailley.
La cosa più eccitante di The Fighters è l’intreccio che si crea tra l’ambientazione e i personaggi. La natura sembra essere stata la tua più grande ispirazione.
Sono cresciuto ad Aquitaine (Francia) e ho sempre voluto girare un film nella regione delle Lande, con le sue grandi foresti e laghi. Questa campagna apparentemente pacifica è spesso colpita da disastri naturali, come tempeste invernali e incendi estivi. Questo è stato il mio punto di partenza: l’idea di una campagna tranquilla con un lago calmo improvvisamente colpito da un tifone. Questo tipo di collisione, lo scontrarsi di due elementi contrapposti, è la visione che ho del rapporto tra Arnaud e Madeleine. Da quello ho immaginato il percorso di crescita di questi due personaggi così diversi e dalle personalità opposte, che alla fine si uniscono.
Il personaggio di Madeleine sembra essere stato scritto specialmente per Adèle Haenel.
Adéle ha un’intensità, un qualcosa di speciale che è difficile da definire, oltre ad essere una straordinaria atleta. La forza del personaggio viene dal fatto che non lascia alcuno spazio tra l’agire e il fare. Non si ferma a riflettere. Se qualcosa non le piace, lo attacca. Se cerca il perdono, lo fa sempre in maniera distaccata.
E Arnaud? I tuoi personaggi si evolvono nel corso del film; sembra di vederli crescere.
Le qualità di Arnaud sono meno evidenti, specialmente all’inizio del film. Ciò che mi piace di lui è il suo affrontare gli eventi mano a mano che accadono e il fatto che si dimostri aperto a tutto. Arnaud è una persona senza maschere. Non giudica gli altri. Lui, osservando Madeleine, ne rimane ammaliato e lei lo spinge a essere responsabile, gli dona la forza necessaria a smuoverlo dalla sua inerzia. La forza dietro lo sguardo di Kevin Azïas mi ha colpito. Sia la sua presenza scenica che il suo sguardo hanno una forza innata che vengono catturati facilmente dalla telecamera. Per la sceneggiatura, abbiamo deciso che il personaggio di Arnaud necessitasse di essere il più cinematografico possibile. In altre parole, quello che vedi di lui all’inizio del film è lo specchio di quello che diventerà; sai che evolverà, i suoi tratti diventeranno man mano più definiti e si trasformerà in un vero eroe cinematografico. La storia, però, non riguarda l’aspetto psicologico dei protagonisti. Per Arnaud e Madeleine è tutto concentrato sull’agire, il progresso e l’invenzione. Sono costantemente in movimento. Da qui il titolo The Fighters (Combattenti). Ogni esperienza che vivono è un tassello della loro crescita, che sia combattere, arruolarsi nell’esercito o mangiare una volpe. Ma queste esperienze hanno anche un valore condiviso. La logica dell’azione è il loro piccolo gioco che rafforza la loro relazione e la rende unica.
A un certo punto, comunque, smettono di agire. Sembra che il film sia stato girato in ordine cronologico.
Penso che questo avvenga quando i protagonisti arrivano alla fine della loro avventura, e la loro esperienza di sopravvivenza non sarebbe completa senza il confrontarsi con il vuoto. Ho cercato di strutturare la storia come un viaggio, partendo dal resort sul lungomare, passando per la strana comunità dell’esercito e, infine, il ritorno alla natura. Per arrendersi l’uno all’altro, si devono annullare. Questo era uno degli obiettivi chiave che avevamo Pierre Guyard, il mio produttore, e io. È risultata essere la soluzione migliore, perché in sette settimane di riprese, un sacco di cosa sono cambiate a livello umano. Questo è stato accentuato dal fatto che abbiamo girato in aree remote che hanno creato un senso di isolamento. All’inizio del film, la distanza tra Arnaud e Madeleine è un abisso. Loro crescono insieme, molto gradualmente, così che la progressione del film sarebbe stata distorta se avessimo filmato nell’ordine sbagliato. Ero veramente interessato a vedere come si sarebbero contaminati a vicenda, e come l’onnipresente desiderio l’uno per l’altro potesse causare loro di diventare l’altra persona.
Questo film si confronta con la finzione e con la fantasia come se fossero elementi necessari della vita. Il modo in cui viene rappresentato l’esercito è veramente unico, con humor privo di stereotipi e caricature.
Da quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, volevo creare la storia di Arnaud e Madeleine come un viaggio dalla realtà alla fantasia. Il film inizia dal punto di vista di Arnaud, mostrando il suo ambiente e tutto quello che comprende la realtà della sua giornata. Madeleine appare dal nulla, come una meteora che precipita nel quartiere. Lei porta la finzione nella storia; velocizza il tempo e mette le cose in movimento. La nostra prospettiva cambia rapidamente dal mondo di Arnaud a quello di Madeleine, il mondo che lei sogna (l’esercito), e che si dimostra essere deludente appena lei rigetta ogni valore che quello rappresenta. In sostanza, nulla succede secondo i loro piani. L’esercito non è il soggetto del film; è più un qualcosa che sta sullo sfondo. La cosa che mi è sembrata più interessante era l’esercito come promessa di avventura, azione e la possibilità di superare i propri limiti, cose queste che attirano le giovani reclute e rivela la loro nascosta crisi esistenziale. Mi sono sottoposto a un addestramento militare mentre scrivevo il film, e questo ha ispirato direttamente scene e personaggi del film. Quello che mi ha colpito, e spesso divertito, è stata la discrepanza tra le aspettative e le fantasie da guerriero dei giovani, e la realtà dell’esercito.
C’è un sacco di humor nel film. La commedia riduce costantemente la distanza tra il pubblico e i personaggi, nonostante alcuni dialoghi e situazioni siano al limite del surreale.
Durante il tuo film, la luce sembra seguire il percorso dei personaggi. La commedia spesso sottintende che il pubblico sarà lontano dall’oggetto dello humor. Non mi piace questa definizione, perché suggerisce che possiamo ridere di personaggi in una maniera accondiscendente, senza empatia. Io credo che la commedia possa, al contrario, essere un modo per ridurre quella distanza e dare l’opportunità di condividere qualcosa con i personaggi. Nella scena della barca, Arnaud e Madeleine, sono piccole silhouette nel mezzo di un grandissimo lago e, nonostante questo, capiamo quello che stanno facendo. La macchina da presa è lontana 500 metri ma ci sembra di essere con loro sulla barca. Questo è il sentimento che mi piace, quando la commedia immerge il pubblico nella storia, crea un’intimità con i personaggi. Condividiamo i loro rituali, le loro fantasie e le cose in cui credono.