Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale in concorso alla 74esima edizione del Festival di Cannes, giovedì 11 novembre nelle sale italiane arriverà The French Dispatch, la nuova pellicola nata dalla mente visionaria di Wes Anderson che ha dato vita a una raccolta di articoli tratti dal numero finale di una rivista americana pubblicata in una città francese immaginaria del Ventesimo secolo. Il cast, straordinario, comprende: Benicio del Toro, Adrien Brody, Tilda Swinton, Léa Seydoux, Frances McDormand, Timothée Chalamet, Lyna Khoudri, Jeffrey Wright, Mathieu Amalric, Stephen Park, Bill Murray, Owen Wilson, Christoph Waltz, Edward Norton, Jason Schwartzman e Anjelica Huston.
Il film
Arthur Howitzer, Jr. (Bill Murray), lo stimato fondatore e direttore del French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun è stato trovato morto, probabilmente a causa di un attacco cardiaco, nei suoi uffici, situati nel Printer’s District della città di Ennui-sur-Blasé, Francia. La sua redazione, scelta da lui personalmente — che comprende il vignettista (Jason Schwartzman), lo story editor (Fisher Stevens), il consulente legale (Griffin Dunne), la copy editor (Elisabeth Moss), la correttrice di bozze (Anjelica Bette Fellini) e uno scrittore allegro (Wally Wolodarsky), il quale frequenta gli uffici del French Dispatch da anni senza mai aver scritto una singola parola – si riunisce attorno alla salma per collaborare alla scrittura di un necrologio.
Sono guidati dagli amati giornalisti di Howitzer, che lui coccolava e incoraggiava, rimproverava e risollevava, guadagnandosi la loro devozione e il loro affetto. C’è Herbsaint Sazerac (Owen Wilson), l’intrepido Cronista in Bicicletta, attratto dagli aspetti più inquietanti e sgradevoli delle città che visita, la cronista e critica J.K.L. Berensen (Tilda Swinton), che conosce intimamente ogni lato del mondo dell’arte moderna, Lucinda Krementz (Frances McDormand), la saggista solitaria che difende strenuamente la sua integrità giornalistica, così come le sue passioni private e Roebuck Wright (Jeffrey Wright), il solitario ed eclettico espatriato dotato di una memoria tipografica, scoperto e salvato da Howitzer in circostanze umilianti.
Sulle pagine del French Dispatch, possiamo leggere i seguenti articoli:
- Il tour di Sazerac (Owen Wilson) attraverso Ennui-sur-Blasé, un’antica città costruita su una collina, con le sue vetuste cattedrali dalle alte torri, i suoi sentieri stretti e acciottolati che si snodano lungo file di vecchie strutture in pietra, con il suo fascino e la sua degradazione, con la sua vita notturna e i suoi malviventi, in cui tutte le epoche sembrano dissolversi nell’essenza intramontabile della Francia, scorrendo come le acque del vicino fiume Blasé.
- “Il Capolavoro di Cemento” di Berensen (Tilda Swinton), in cui il lavoro del pittore squilibrato rinchiuso in carcere Moses Rosenthaler (Benicio del Toro e Tony Revolori nel ruolo dell’artista da giovane) viene scoperto, brutalmente pubblicizzato e venduto a prezzi sempre più astronomici dal mercante d’arte Julian Cadazio (Adrien Brody) e dai suoi zii (Bob Balaban e Henry Winkler)…e il cui capolavoro, affannosamente atteso e in corso d’opera da anni, ispirato alla sua guardia e musa Simone (Léa Seydoux), è svelato in pompa magna di fronte all’impaziente mondo dell’arte, che comprende la rinomata collezionista d’arte del Kansas e probabile compratrice Upshur “Maw” Clampette (Lois Smith).
- “Revisioni a un Manifesto” di Krementz (Frances McDormand), una testimonianza in prima persona dei rancori e delle passioni, politiche e sessuali, che spingono la gioventù romanticamente disillusa di Ennui a scendere in guerra contro i loro padroni adulti per dare vita a un tumultuoso sciopero generale che porta alla chiusura dell’intero paese. I carismatici eroi di Krementz, il sognante Zeffirelli (Timothée Chalamet) e la caparbia Juliette (Lyna Khoudri), sono gli sventurati leader del movimento.
- “La Sala da Pranzo Privata del Commissario di Polizia” di Roebuck-Wright (Jeffrey Wright) è un ritratto su commissione del leggendario chef Nescaffier (Stephen Park) — al servizio del Commissario (Mathieu Amalric) di Ennui-sur-Blasé — che si tramuta inaspettatamente in una tesa storia di suspense dai minuti contati quando una banda di malviventi guidata dallo “Chauffeur” (Edward Norton) rapisce l’amato figlio del Commissario, l’aspirante investigatore Gigi (Winsen Ait Hellal), e minaccia di ucciderlo a meno che il contabile (Willem Dafoe) della criminalità organizzata locale, recentemente arrestato, non venga rilasciato dal carcere.
Tante storie, tutte insieme
The French Dispatch è molte cose insieme: tante storie racchiuse dentro altre storie, dentro memorie, dentro cornici, che convergono in un insieme organico; una vetrina di meraviglie cinematografiche di tutte le forme e dimensioni in costante movimento; una lettera d’amore al mondo della stampa in generale e al periodico The New Yorker in particolare; alla Francia e ai film francesi; una toccante riflessione sulla vita lontano da casa. E questi elementi non compaiono mai uno alla volta, ma sono solitamente presenti nello stesso momento. Per dirla in modo migliore: è un film di Wes Anderson.
Un omaggio al New Yorker e al cinema francese
Nel definire il suo nuovo film, Wes Anderson ha affermato: “questo film è in realtà tre cose contemporaneamente: una raccolta di storie brevi, qualcosa che ho sempre voluto fare; un film ispirato al New Yorker e al tipo di giornalisti per cui questa rivista è famosa; e infine ho trascorso tanto tempo in Francia nel corso degli anni e ho sempre voluto fare un film francese e un film imparentato con il cinema francese”. La storia d’amore del regista con il cinema francese ha avuto inizio quando Anderson era molto giovane: “il cinema francese nasce con il cinema stesso, con i fratelli Lumière e Georges Méliès. Amo i registi degli anni Trenta, Julien Duvivier, la trilogia marsigliese di Marcel Pagnol, i film di Jean Grémillon, che ho scoperto più recentemente. E poi Jacques Tati, Jean-Pierre Melville, i cineasti della Nouvelle Vague: Truffaut, Louis Malle, Godard. E forse, al centro di tutto c’è Jean Renoir”.
L’importanza del linguaggio
The French Dispatch è un film che celebra la parola scritta in un periodo in cui abbiamo perso la capacità di apprezzare il linguaggio e l’intelligenza espressa attraverso il linguaggio. “In questo film, il rapporto con la parola scritta è presente a molti livelli differenti – aggiunge e conclude Anderson – c’è quello che vediamo sullo schermo, ci sono i sottotitoli, c’è la struttura della rivista, e poi c’è l’importanza del rapporto con gli scrittori e con quel tipo di scrittura che ora sta scomparendo. L’eroe di ciascuna storia è uno scrittore”.