Diretto da Antoine Fuqua, venerdì 1 ottobre su Netflix uscirà The Guilty, il remake statunitense dell’omonimo thriller danese del 2018 di Gustav Möller (prsentato in anteprima al Torino Film Festival e vincitore dell’Audience Award al Sundance Film Festival 2018). Protagonista assoluto della pellicola, girata in pandemia, è Jake Gyllenhaal che si è trovato costretto a stare fermo nello stesso set, interagendo via Zoom con gli interpreti del film quali si sentono solo le voci (nella versione originale: Ethan Hawke, Riley Keough, Paul Dano e Peter Sarsgaard).
Il film
Joe Baylor (Jake Gyllenhaal), ex-agente di polizia e operatore telefonico ad un centralino per le emergenze, riceve al 911 una chiamata da una donna che è stata rapita. Quando la conversazione improvvisamente si interrompe, comincia la ricerca della donna e del suo sequestratore. Con a disposizione soltanto il telefono, Asger dà inizio ad una corsa contro il tempo per salvare la vittima. Presto però comprende di avere di fronte un crimine ben più grave di quanto inizialmente pensasse. Joe si renderà conto ben presto che nulla è come sembra e che l’unica via d’uscita è affrontare la realtà.
Le immagini che non si vedono
Realizzato da Gustav Möller prima che scoppiasse la pandemia, The Guilty è un thriller carico di suspense incentrato sui personaggi. Il regista danese aveva preso spunto da una telefonata reale, effettuata al 911, da una madre che era stata sequestrata. La donna stava viaggiando su un’automobile e, siccome era seduta a fianco del suo rapitore, era costretta a parlare in codice. In questo remake di Fuqua, che in qualche punto si discosta dal film originale danese, le immagini più d’impatto sono proprio quelle che non vediamo e che possiamo soltanto immaginare.
Jake Gyllenhaal racconta…
“Per girare questo film Antoine Fuqua mi ha intrappolato su una sedia! Ogni volta volevo muovermi, perchè io sono uno molto fisico, mi piace recitare con tutto il corpo, impazzivo. Stare soltanto su una sedia ha avuto un forte effetto su di me, a mano a mano che andavamo avanti con la storia. Stare nello stesso posto è una cosa, ma sentirsi intrappolati è un’altra. Tutto questo mi ha tirato fuori un sacco di sentimenti, e ha rivelato anche molto di questo personaggio“.