A 23 anni dalla prima uscita, solo il 19 e 20 novembre arriva sul grande schermo la versione restaurata de L’Amore Molesto di Mario Martone. Tratto dall’omonimo romanzo d’esordio di Elena Ferrante, il film fu presentato per la prima volta nel 1995 alla 48ª edizione del Festiva di Cannes, ottenendo un grande successo di critica e pubblico, e in seguito vinse tre David di Donatello (Migliore regia, Miglior attrice protagonista Anna Bonaiuto e Miglior attrice non protagonista Angela Luce) e un Nastro d’argento (Migliore attrice protagonista).
Il film
Delia torna a Napoli per il funerale della madre Amalia, annegata, e indaga sugli ultimi mesi della sua vita per capirne la morte. Ne ripercorre la vita tormentata dalla gelosia del marito e si imbatte in uomini ambigui e volgari: il presunto amante di Amalia e suo figlio Antonio, lo zio Filippo e il padre. A poco a poco Delia si identifica con la madre in un lucido e doloroso delirio autopunitivo.
Il restauro
Thriller metropolitano, film sensuale e misterioso, L’Amore Molesto è stato restaurato nel 2018 in 2K a partire da negativo originale. Il restauro è stato curato da Lucky Red in collaborazione con 64Biz e Augustus Color, con la supervisione di Luca Bigazzi. Per volontà del regista le parti del passato sono state riportate al bianco e nero, come da sceneggiatura originale.
Il bianco e nero
Mario Martone ha commentato: “nella scrittura della sceneggiatura avevo immaginato l’alternanza tra i diversi momenti temporali del racconto attraverso l’uso del colore per il presente e del bianco e nero per le parti del passato. Successivamente, in fase di ripresa, insieme al direttore della fotografia Luca Bigazzi optammo per una decolorazione delle parti del passato che consentisse un passaggio visivo più fluido. A distanza di tanti anni, e in occasione del restauro complessivo della pellicola, assieme a Bigazzi ci è sembrato interessante provare a tornare all’idea iniziale del bianco e nero, introducendo una rilettura del racconto probabilmente più dura e radicale da un punto di vista estetico, ma più vicina allo spirito originale della sceneggiatura e dello stesso romanzo di Elena Ferrante. Colore e bianco e nero si oppongono quasi con violenza, quella che sottilmente attraversa i personaggi, le vicende e la stessa città di Napoli che nel romanzo, lungi dall’essere una semplice ambientazione, è totalmente protagonista“.