Alessio Boni, Barbora Bobulova e Benedetta Porcaroli sono i tre volti protagonisti di Tutte Le Mie Notti, il film – dal 28 marzo al cinema con 102 Distribution – diretto da Manfredi Lucibello che lo ha anche scritto e sceneggiato insieme ad Andrea Paolo Massara.
Il film
Federico Vincenti (Alessio Boni) è uno dei tanti imprenditori messi in ginocchio dalla crisi. Una crisi che, nel suo caso, rivela la sua essenza più oscura, rendendolo capace di gettarsi, come uno sciacallo, su un cadavere, trasformando una sciagura in un’opportunità: salvare la sua azienda e quindi il suo status sociale. Firma così un patto con il diavolo e per portarlo a termine chiama Veronica (Barbora Bobulova), il suo avvocato, per convincere Sara (Benedetta Porcaroli) ad accettarlo. Nel corso di una notte, le due donne, sono diverse solo apparentemente. Ad accomunarle è la solitudine umana: Veronica e Sara scoprono di condividere le stesse paure. Sarà proprio la loro insperata amicizia che le farà uscire dall’incubo in cui si sono trovate.
Segreti, bugie, paure
Tutte Le Mie Notti è un thriller psicologico che ruota intorno a segreti, bugie, paure e che ci porterà a conoscere le verità più nascoste delle due donne. Il regista Manfredi Lucibello ha spiegato: “Vincenti doveva essere al centro del mio racconto, ma mentre scrivevo, le vite di Sara e Veronica sono entrate prepotentemente nella storia. Queste due donne si sono lentamente spogliate dalle maschere che gli avevo affidato. Pian piano Sara ha abbandonato i tratti tipici di una dark lady, per assumere quelli di una semplice ragazza. Veronica ha dismesso i severi abiti da avvocato e si è riappropriata della sua femminilità. Inevitabilmente mi sono trovato ad affidare il destino di questa notte nel loro inaspettato incontro e tutto ha cambiato prospettiva“.
Intervista a Manfredi Lucibello
Per approfondire i personaggi e le tematiche del film, ho intervistato il regista Manfredi Lucibello.
Manfredi, come nel tuo precedente Centoquaranta – La Strage Dimenticata, anche in Tutte Le Mie Notti racconti uno spaccato del nostro Paese. Che Italia esce dalle vicende dei protagonisti?
Sono tutti personaggi che possono finire in prima pagina, appartengono alle nostre cronache. È la storia di un imprenditore ridotto in ginocchio dalla crisi. È la storia di un’adolescente senza punti di riferimento, persa in questo mondo dove siamo sempre più soli. Ed è la storia di una donna schiacciata da una figura maschile e, per lavorare al suo fianco, ha represso la sua femminilità. È senza dubbio uno spaccato non felice, ma in questo film c’è anche la luce.
Chi è Federico Vincenti? Cosa simboleggia?
Lo definisco la maschera dei nostri tempi. È un imprenditore devastato dalla crisi che cerca di salvare la sua azienda, anche arrivando a compiere atti illeciti. E quando questi non bastano più, arriva a commettere qualcosa di orribile. Se la sua azienda si fosse salvata, probabilmente sarebbe stato un ottimo padre di famiglia. Ma quello che gli è successo ha messo in risalto la sua parte più oscura.
Passiamo a Veronica. Come le descriveresti?
È una donna che deve tutto a Federico Vincenti. O almeno pensa di dovergli tutto. Ma non si ancora resa conto che forse gli ha dato troppo. Vincenti è una figura che le ha tolto tanto. Veronica, dopo una lotta interiore, arriverà a capirlo, in questa notte.
Ed eccoci infine a Sara…
Sara è un’adolescente persa, come tantissimi ragazzi della sua età. Si trova in quella fase della vita in cui non sai ancora chi sei. E senza alle spalle una famiglia, si trova senza punti di riferimento. Si smarrisce, nei meandri della rete. E per cercare di essere qualcuno e vivere emozioni forti finisce con il fare qualcosa di totalmente sbagliato.
Le Donne (in senso ampio) sono solo apparentemente contrapposte e in competizione tra loro. In realtà, nell’animo, sono molto più vicine e simili. Questo film sembra sottolineare come la solidarietà femminile possa combattere un mondo maschile spesso feroce e (credo) bestiale. È corretto?
Sì è corretto. Queste due donne in fondo condividono una forte solitudine e, in qualche modo, una loro sottomissione ad un mondo maschile. Insieme, unendosi, troveranno le forze per interrompere tutto questo.
Come definiresti Tutte Le Mie Notti?
Non voglio dare un’etichetta al mio film. Dopo Centoquaranta – La Strage Dimenticata, il mio obiettivo, è sempre quello di raccontare il lato oscuro dell’essere umano. Un lato che appartiene a tutti noi e che nascondiamo. Il mio sguardo va sempre verso quel cinema che qualcuno chiama “di genere” ma che a me basta chiamare “cinema”.
Intervista di Giacomo Aricò