Stasera martedì 10 marzo in Prima serata su Rai 1, alle 21.20 andrà in onda Tutto Il Giorno Davanti, il film tv interamente girato a Palermo e diretto da Luciano Manuzzi che racconta la storia di Agnese Ciulla, ex Assessore alle Attività Sociali del Comune di Palermo dal 2014 al 2017, soprannominata “la Grande Madre” per aver preso in carica come tutore legale gli oltre novecento minori stranieri non accompagnati arrivati a Palermo in quegli anni ridando dignità e diritti ai più fragili. Adele Cucci, il personaggio a lei ispirato, ha il volto e la voce dell’attrice palermitana Isabella Ragonese. Nel cast ci sono anche Sara D’Amario, Paolo Briguglia, Selene Caramazza, Aurora Quattrocchi, Massimo Sestini (il noto fotoreporter italiano che qui interpreta se stesso) e Andrea Tidona.
Il film
Tutto Il Giorno Davanti è la storia del coraggio di una donna, di una città e del dramma di tanti migranti arrivati fortunosamente nel nostro paese, alla ricerca di un riscatto. Il tutto in un racconto di 24 ore. Una giornata come le altre, nella vita di Adele Cucci (Isabella Ragonese), è eccezionale per il solo fatto di arrivare alla sera. È la giornata di una mamma che deve accompagnare a scuola, ascoltare, capire, sgridare e consolare i suoi due figli per poi scappare al lavoro dove l’aspettano altri quattrocento ragazzi e bambini a cui badare. Le giornate di Adele sono così da quando, dopo la nomina ad Assessore alle Politiche Sociali di Palermo, le sono stati affidati centinaia di minori stranieri non accompagnati sbarcati in città. Adele/Agnese è diventata il loro tutore legale, la loro responsabile, la loro referente. Insomma è diventata la loro “mamma”.
Il tempo sembra non essere mai abbastanza: decisioni, ostacoli, problemi, corse, sbagli, fallimenti e soddisfazioni riempiono ogni minuto della sua vita indissolubilmente intrecciata alle vicende personali delle centinaia di minori a lei affidati. I suoi quattrocento figli. Più due: quando arriva la sera, Adele può finalmente spegnere la luce e addormentarsi con la consapevolezza di aver fatto tutto quello che poteva fare, per oggi. E domani sarà una giornata come le altre. La figura di Agnese Ciulla, che nel maggio 2016 diventò “la grande madre dei migranti“, raggiungendo la ribalta mediatica nazionale per la tutela di tutti i bambini che arrivavano in città senza i genitori o un parente, i cosiddetti “minori stranieri non accompagnati”, è stata prescelta anche come simbolo per parlare di una città, Palermo, e di come questa ha saputo gestire in modo corale l’emergenza migranti.
Luciano Manuzzi racconta…
“Ogni giorno migliaia di persone attraversano interi paesi alla ricerca di un riscatto. Sono uomini, donne e bambini, che spesso scappano da guerre, fame, disperazione, deserti, malattie senza rimedi, nella speranza ostinata di trovare una vita migliore. Lo fanno con mezzi di fortuna, improbabili, affrontando alle frontiere indicibili sofferenze, umiliazioni e torture. Condannati a non avere altra scelta, sfidano tempeste e naufragi con gommoni e barconi con il fondo marcio, non hanno paura di niente, neanche di morire perché ciò da cui scappano è molto peggio della morte. Per fortuna esistono ancora persone di buon senso, magnifiche e silenziose, che a testa bassa si ostinano a dare una mano a questa moltitudine di ultimi arrivati. A queste persone che ogni giorno lavorano nell’ombra, in silenzio, volevo gridare un sentito grazie mettendoli al centro di un racconto. Mi sono messo alla ricerca di uno spunto e l’ho trovato leggendo un’intervista che il quotidiano la Repubblica titolava “Prendo in affido i migranti minorenni sono i miei 480 figli”. Mi si è acceso subito un forte interesse che mi ha portato a conoscere Agnese Ciulla, la “Grande Madre” come tutti la chiamavano a Palermo“.
“In un mondo che si sta chiudendo a riccio, in difesa, Agnese Ciulla, insieme alla città di Palermo, apre le braccia e accoglie. Accoglie minori stranieri non accompagnati che hanno già perso tutto quello che alla loro età potevano perdere. Arrivano sulla banchina del porto, disorientati, senza documenti, senza bagaglio, senza una prospettiva. Sono vivi e basta. Condiviso il progetto con il produttore Angelo Barbagallo e avuto il benestare da Rai Fiction, con la sceneggiatrice Federica Pontremoli abbiamo cominciato ad ipotizzare la veste da dare al film. Le suggestioni erano tante e le ipotesi le più svariate. Passiamo giorni a discutere, poi arriva l’idea che non ci ha fatto più tornare indietro: concentrare tutto – visioni, sbarchi, sedute comunali, incontri istituzionali, Protocollo, Tribunale dei Minori, liti familiari, conflitti con i figli, feste di compleanno – in un solo giorno. Un giorno pieno di turbolenze e di vita“.
“Questa storia ha poi trovato nel “bellissimo caos” di Palermo la sua inevitabile ambientazione e non poteva che essere così. Lì era nata e lì l’abbiamo girata. Ed è stato meraviglioso constatare come la città dell’accoglienza tenti di far germogliare una possibile nuova umana civiltà con il lasciarsi andare alle risorse della contaminazione e della promiscuità con gli stranieri, trovando una fotogenia diversa, fantastica, non coincidente con l’immaginario legato a Palermo. Questa disposizione a un’accoglienza civile e responsabile, promossa da Agnese e dalla sua città, che l’ha voluta Assessore alle Politiche Sociali per qualche tempo, per attutire e compensare i traumi micidiali cui sono sottoposti tutti gli stranieri che intraprendono un viaggio che li porti in occidente, ci è sembrata un’occasione da non perdere per raccontare una storia che avesse al suo centro, come perno centrale, la testimonianza dell’ascolto. L’ascolto dell’altro, dello sconosciuto, dello straniero. Perché è solo in una prospettiva di ascolto e di accoglienza, guardando negli occhi ogni singola persona e specchiandosi nei suoi bisogni, che si può vedere, prima ancora di capirlo, il mondo“.