Con le musiche di Ezio Bosso e la fotografia di Luca Bigazzi, è da ieri in giro nelle principali sale italiane Nessuno Siamo Perfetti, un viaggio all’interno dell’universo di Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog che ha disseminato il nostro quotidiano di immagini, suggestioni, racconti e storie per anni, fino alla sorprendente decisione di ritirarsi da tutto e da tutti. A dirigere il film è stato Giancarlo Soldi.
La pellicola è un ritratto diretto e sorprendente che esce in sala impreziosita da due minuti di intervista inedita a Tiziano Sclavi. In Nessuno Siamo Perfetti tavole a fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano alle interviste ad esponenti del cinema, dell’arte e della cultura italiane e ai colleghi e disegnatori di Sclavi: tra gli altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti, Thony, Mauro Marcheselli – direttore Sergio Bonelli Editore, Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro – disegnatore storico e autore dell’immagine della locandina del film, Roberto Recchioni – successore di Sclavi, Alfredo Castelli e Grazia Nidasio – fumettista e storica illustratrice del Corriere dei Piccoli.
Tiziano Sclavi, autore schivo, misterioso ma molto amato, racconta alla macchina da presa con sincerità le sue memorie da invisibile e svela i pensieri più profondi della sua visionarietà, rendendo palpabile anche il suo flirtare con la morte. Sclavi ha regalato al suo personaggio tutti i suoi incubi nati da una personalità complessa e piena di luoghi oscuri, e lo ha fatto fino a farsi male. Le sue parole danno vita a visioni che si materializzano sullo schermo attraverso animazioni evocative. La sua intervista–confessione si mescola con le immagini di quel mondo tutt’altro che rassicurante che lo ha ispirato per anni, dando origine a un flusso che diventa il suo ritratto diretto, sincero, sorprendente e inedito.
Sclavi ha disseminato con attività febbrile racconti e storie. Storie che contengono altre storie che restituiscono con immediatezza atmosfere e personaggi di una malinconica città sogghignante, tutt’altro che rassicurante. La Milano coprotagonista del film è una città abitata dalle visioni e dagli incubi di un autore molto amato, abitata solo da ombre, con porte che si aprono e si chiudono sull’anima del protagonista senza chiedere permesso a nessuno.
Una mistura di contraddizioni, un qualcosa che Sclavi sa individuare e magnetizzare. Un qualcosa che sussurra oltre il rumore assordante del quotidiano affanno, sotto le polveri della realtà. Una voce? Un sogno? Un’inquietudine?