Presentato al Festival del Cinema di Cannes 2021 e al 39° Torino Film Festival, dal 14 aprile nei cinema italiani sarà possibile vedere Una Madre, Una Figlia, il film diretto da Mahamat-Saleh Haroun, una pellicola femminista con protagoniste Achouackh Abakar Souleymane e Rihane Khalil Alio.
Il film
Nella periferia di N’djamena in Ciad, Amina (Achouackh Abakar Souleymane) vive sola con la sua unica figlia quindicenne, Maria (Rihane Khalil Alio). Il suo mondo, già fragile, crolla il giorno in cui scopre che sua figlia è incinta. La ragazzina non vuole questa gravidanza. In un Paese in cui l’aborto non è condannato solo dalla religione, ma anche dalla legge, Amina si ritrova a dover affrontare una battaglia che sembra persa fin dall’inizio.
Mahmat-Saleh Haroun
Lasciamo spazio ad un estratto dell’intervista rilasciata dal regista Mahamat-Saleh Haroun.
Questo è il suo primo film con donne in ruoli da protagonista. Quando è nata l’idea di realizzare questo progetto per parlare della condizione delle donne in Ciad?
Era da molto tempo che pensavo di rappresentare un ritratto di una donna ciadiana simile a quelle che conosco. Sono donne single, vedove o divorziate, che allevano da sole i loro figli. Spesso sono disprezzate dalla società, e nonostante tutto riescono ad escogitare un modo per tirare avanti. Conoscevo una donna che rimase sola con i suoi figli dopo la morte del marito. Per guadagnare soldi per la famiglia, iniziò a recuperare sacchetti di plastica per farne funi e venderle. Volevo ritrarre la vita di queste donne che vengono emarginate ma non vivono come vittime e non si considerano tali. Sono le eroine non riconosciute della vita di ogni giorno. In Ciad, ci fu un tentativo di far promulgare delle leggi che avrebbero aiutato le donne con la gravidanza e la contraccezione, qualcosa di simile ai servizi di pianificazione delle nascite, ma quelle leggi non furono mai approvate. Gli aborti sono proibiti, ma ci sono alcuni medici che li praticano per aiutare le donne in difficoltà.
Il suo film parla di donne, è un film femminista. Esiste nella società del Ciad l’idea di femminismo?
Il femminismo non esiste come teoria o come credo, ma esiste nella vita di ogni giorno. Vedo giovani donne del Ciad che hanno conseguito titoli di istruzione universitaria prestigiosi e vorrebbero costruire una famiglia, ma non possono farlo perché la società disapprova il fatto che guadagnino tanti soldi. Sono considerate troppo indipendenti, troppo libere. Queste donne si riuniscono per parlare in modo sincero della loro vita, per condividere le loro esperienze, per aiutarsi e sostenersi a vicenda. Spesso sono madri single. Vengono disprezzate, ma le salva il fatto di guadagnare bene. Sono consapevoli della situazione in cui vivono, del loro essere emarginate, anche se grazie al loro reddito e al loro lavoro si trovano dentro il sistema. È un femminismo che non reclama nulla apertamente, ma che è estremamente attivo. Queste donne organizzano spesso delle raccolte fondi private e contribuiscono regolarmente a questi fondi per finanziare progetti differenti o per aiutare una persona in difficoltà. Così trovano il modo e i mezzi per resistere all’ordinamento patriarcale della società ciadiana. Sono sempre stato molto sensibile alle cause femminili perché sono stato allevato da mia nonna, una donna straordinaria. Una donna di grande carisma che ha lasciato un segno nella mia vita. Quando suo marito (mio nonno) prese una seconda moglie, mia nonna salì su un cavallo con suo figlio (mio padre) e fuggì. Mio nonno la raggiunse e le portò via suo figlio. Mia nonna non si risposò mai, né ebbe altri figli. Immagino che abbia avuto comunque altre relazioni, ma senza restare mai incinta. Mi piace pensare che abbia inventato la contraccezione in Ciad! Questa donna di grande volontà è sempre al mio fianco. Volevo rendere omaggio a tutte queste donne dallo spirito libero, battagliere come mia nonna.
Ha incontrato ostacoli nel realizzare il suo film in Ciad?
No. Nei Paesi in cui i cinema non esistono, i film non rappresentano una minaccia per chi sta al potere. Il governo del Ciad ha problemi ben più gravi da affrontare che tenere d’occhio le mie opere. Sono considerato un intrattenitore ed i premi vinti dai miei film sono una fonte di orgoglio. Tutto qui. In Ciad esiste solo un cinema, nella capitale, e le stazioni televisive governative non diffondono i miei film quindi l’intera faccenda muore sul nascere. Ciò nonostante, i miei film vengono visti in Ciad da persone amanti del cinema, grazie ai video club e a cinema raffazzonati alla meglio in cui un monitor prende il posto di uno schermo cinematografico. Una volta, in un villaggio, in un video club locale un mio film ha battuto il record di numero di spettatori che fino a quel momento era stato detenuto da Robocop! Il mio film aveva avuto 5 spettatori in più, e ne ero molto orgoglioso.
Le donne del Ciad avranno l’opportunità di vedere il suo film?
Sì. Organizzeremo degli spettacoli in Ciad per le donne, specialmente perché le gravidanze indesiderate stanno diventando un problema sempre più grave. Ci sono sempre più persone che trovano neonati abbandonati, spesso morti. È terribile. E tutto a causa delle proibizioni e della vergogna di avere un cosiddetto figlio “illegittimo”. Inoltre, gli aborti clandestini sono pericolosi, spesso con esiti tragici perché molte delle persone che li eseguono sono dei ciarlatani.